Il nostro primo pensiero non può che andare alle popolazioni martoriate del centro Italia, a tutti quei connazionali che ancora piangono i loro morti e che vedono le loro vite sradicate dai luoghi e dal tempo e ancora vagano attoniti in un interminabile presente fatto di angoscia e di incertezza. A loro va la nostra vicinanza e la nostra fattiva solidarietà. Agli uomini di buona volontà che hanno soccorso con totale abnegazione quelle popolazioni va la nostra infinita gratitudine
Questa terribile vicenda che ha scosso la terra, che ha spazzato via, comunità, borghi, storie, monumenti e chiese dovrebbe scuotere anche le nostre coscienze e indurci a riflettere sulla fragilità dell’esistenza umana, sulla effimera bellezza della vita, sulla consapevolezza che siamo nient’altro che granelli di sabbia nell’oceano, attimi di eternità, parti infinitesimali di un disegno misterioso e arcano che acquista un senso solo se le nostre vite saranno rese a servizio di un grande progetto d’amore perché solo l’amore può salvare il mondo.
Non siamo venuti al mondo per dominarlo, per soggiogare il pianeta al nostro famelico bisogno di conquista, di possesso e di sopraffazione! Non riusciremo mai a dominare le forze soverchianti della Natura che non rispondono a noi ma alle leggi generali dell’Universo! Dovremmo piuttosto temere e rispettare la Natura e le sue leggi per cercare di consegnare alla nostra discendenza la bellezza del Creato che abbiamo ereditato.
«Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza» diceva il sommo poeta. Temo, invece, che l’umanità stia rapidamente risalendo i crinali dell’odio, della paura, della discriminazione razziale, religiosa, economica e sociale. Movimenti tellurici che rapidamente si propagano nella Rete del mondo globale con una terribile forza d’urto e che, come uno tsunami di ritorno, travolgono tutto: dalla Statua della Libertà, icona del mondo occidentale, alle grandi fortezze della cultura umanistica della vecchia Europa, alla millenaria cultura di pace dell’Islam moderato.
È come se la Storia volesse rapidamente riavvolgere il nastro, come se le grandi tragedie del Novecento non ci avessero insegnato niente, come se l’Olocausto fosse stato una finzione cinematografica. Non sono passati neanche 20 anni dal crollo del Muro di Berlino, dalla fine della Guerra Fredda che già i muri tornano a rialzarsi rapidamente e ovunque per chiudere gli uomini nei recinti dell’odio, dell’egoismo, del protezionismo: American First – noi prima di tutto, «Io» prima di tutto.
I sussulti di questo movimento qualunquista e massimalista che si muove nella pancia dei popoli, giunge fino a noi, io lo sento come l’eco di un rumore lontano e terrifico che precede il disastro. Sento che ancora oggi come allora, come nel lontano 1743 vacillano le fondamenta del Municipio e della Chiesa Madre sotto l’onda d’urto di questo moto sotterraneo di ribellione avverso ogni forma di istituzione e di ordine costituito. Ma non sono spaventato. Sulla scia dei nostri padri anch’io ho rivolto lo sguardo Cielo e ho chiesto all’inizio del mio mandato la protezione della Vergine Maria per riannodare i fili della speranza e ridare un po’ di fiducia soprattutto ai nostri giovani, nella consapevolezza che questa città sa dare il meglio di se proprio nei momenti più difficili della sua storia
Dopo il terremoto, il Patrocinio; dopo la terribile peste, una nuova Colonna; dopo l’oppressione della criminalità, l’esplosione dell’associazionismo sociale. Sempre, in ogni occasione, i mesagnesi sono stati esempio di ricostruzione e di ripartenza. Sempre con lo sguardo fisso sulla sua Patrona. Possiamo riuscirci anche noi, qui, ora, oggi!
Affidiamo con fiducia ancora una volta a Lei le Chiavi della nostra Comunità. A Maria chiediamo intercessione perché i tanti terremoti che sembrano tediarci l’animo possano mantenerci tutti integri – come avvenne 274 anni fa – e possa invece essere ridotto in polvere ogni muro ed ogni barriera: tra chi ha troppo e chi muore da solo, tra chi soffre nel silenzio e chi vive di esaltazione personale, tra chi discrimina con rabbia e chi lavora per l’accoglienza. Non ci siano muri nei nostri cuori e nella nostra città!
Pompeo Molfetta