Storie, racconti, icone di ognuno centellinati dalla testimonianza commossa della giornalista Tea Sisto che ha vissuto da professionista e da donna i sorrisi dei 27mila Albanesi approdati sulla «terra promessa», e l’ospitalità dei brindisini senza paura e diffidenza per l’altro.
Toccante l’intervento di Cosetta, una bambina che ha fatto la traversata nel lontano 1991, oggi mamma e donna realizzata di Brindisi, del Presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Cellie, e di Domenico Mirabella che ha letto la lettera ricevuta un anno fa dal bambino che accolse con amore la sua famiglia, oggi uomo residente a Bergamo con i figli e la moglie.
Arrivarono 27mila profughi albanesi il 7 marzo 1991 nel porto di Brindisi: scelsero il mare come ultima loro speranza per chiedere un po’ di pace, pane e tranquillità, sognando un futuro migliore in Italia, lontano dalla crisi economica e dalla dittatura comunista in Albania. Affrontarono il mare in condizioni disumane rischiando una morte atroce in un esodo biblico e in un’emergenza umanitaria che l’Italia non era pronta a fronteggiare. 27mila vite tenute col fiato sospeso fino alle dieci del mattino del 7 marzo 1991, ora in cui le trattative tra i parlamentari italiani e autorità albanesi finalmente terminarono, e un fiume di bambini, donne e uomini stremati, affamati e assetati, poterono toccare terra.
No, l’Italia non era pronta. Eppure i brindisini, guidati dal sindaco Giuseppe Marchionna e dal viceprefetto Bruno Pezzuto, dimostrarono esattamente il contrario aprendo le loro case, le loro scuole e chiese a chi veniva dalla riva opposta. Sorrisi, lacrime e abbracci diventati eterni grazie agli occhi di chi è rimasto per giorni interi sulla banchina: dal fotoreporter Pier Paolo Cito, ai fotografi Damiano Tasco, Mario Gioia e Massimiliano Frigione, che ricordano ancora oggi quanto siamo stati umani. E quanto dovremmo continuare a esserlo.
Il Collettivo Polaroads invita a, chi ne fosse impossesso, di inviare foto, lettere e testimonianze di quel 7 marzo 1991 all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per contribuire alla realizzazione di un archivio storico che possa diventare patrimonio della memoria brindisina.