Lo scavo archeologico è divenuto eccezionale occasione di un percorso di costruzione di un rapporto tra tutti gli attori competenti, al fine di concretizzare la gestione diretta e condivisa a garanzia della piena e duratura fruizione dell’area. Intanto il “modello” Muro Tenente va avanti acquisendo nuovi spunti di sviluppo grazie a una serie di workshops che si sono svolti nel mese di luglio.
Si è trattato di incontri di progettazione partecipata organizzati nell’ambito dell’Eva, Ecomuseo della Via Appia, che permettono di lavorare alla progettazione del nuovo Parco dei Messapi. I cittadini, infatti, hanno già segnalato una serie di criticità, legate soprattutto alle strutture e alle infrastrutture a servizio del Parco. All’interno del Parco, infatti, occorrono zone d’ombra arboree, spazi coperti - utili alla conduzione di piccoli eventi, laboratori e incontri vari -, una estensione della copertura elettrica e luminosa, un potenziamento dell’offerta in termini di restauri integrativi - sull’esempio della casa messapica realizzata grazie all’ultimo finanziamento europeo ricevuto - e servizi di fruizione su base tecnologica.
Per quanto riguarda, invece, le infrastrutture del territorio, i workshops hanno evidenziato la necessità di una segnaletica adeguata, connessa con le principali infrastrutture - Strada Statale 7, linea ferroviaria e aeroporto di Brindisi -, l’adeguamento delle strade contermini, attraverso la realizzazione di piste ciclopedonabili utili a connettere le aree urbane di Mesagne e Latiano passando per il Parco dei Messapi, oltre alla attivazione di servizi a supporto delle fasce più deboli come, ad esempio, servizi navetta nel corso di determinate stagioni. Il Parco necessità, inoltre, di estendersi verso l’esterno, con l’acquisizione di nuove aree utili a creare luoghi di sosta per auto, ciclisti e per la messa in sicurezza di Muro Tenente, con l’apertura di un secondo varco d’ingresso. Il ritrovamento del tratto di via Appia antica al di fuori delle mura dell’antica città, impone, inoltre, di ampliare l’area vincolata sia dal punto di vista archeologico, sia dal punto di vista paesaggistico, in quanto la carenza numerica e qualitativa degli “ulteriori contesti” individuati in sede di redazione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale e l’assenza di Piani Urbanistici Generali, rischia di mettere in grave pericolo il contesto in cui sorge il Parco e l’intera Via Appia, non difendibili in caso di speculazioni edilizie di vario genere.