Intervista a Roberto Aldorasi

G. Stellini Settembre 19, 2015 2151
aldorasi robertoRoberto Aldorasi, regista, coreografo, trainer e studioso di antropologia teatrale torna ancora una volta a Mesagne per una serie di importanti appuntamenti artistici che lo terranno impegnato in tutta la prima decade del mese di ottobre. Una intervista per parlare direttamente con lui dei suoi progetti qui a Mesagne.
 
Comincerei da Corrispondenze che va in scenail 2 ottobre al Teatro Comunale di Mesagne, già vincitore di un premio importante come quello de I Teatri del Sacro di Lucca 2015. A detta di molti che lo hanno visto uno spettacolo bellissimo.
 
Tu che un po' conosci il nostro pubblico come pensi che risponderà a questo tuo nuovo spettacolo?
R.A. Corrispondenze è un lavoro che ha avuto spettatori fin dai primissimi giorni di prova, è frutto di desideri ed esperimenti nuovi per noi, così abbiamo desiderato verificare il suo cammino fin da subito. Dentro c'è molto materiale autobiografico mio, di Francesco, Claire Lise e Anne, raccontato (naturalmente in forma di metafora) con l'espressività della danza e la musica delle parole: questo ne fa uno spettacolo intimo e dal linguaggio insolito. Quello che ci ha sorpreso è stato vedere la grande commozione che questa storia, la sincerità e le forme con cui abbiamo affrontato i suoi temi hanno suscitato fin dalle prime prove aperte perciò, per l'appuntamento di Mesagne dove vivono e lavorano tante persone care, più che un pronostico ho una speranza, che poi é la stessa di sempre, e cioè che gli spettatori stiano con noi e che, per 45 minuti, possano guardare il mondo e se stessi con i nostri occhi.

Dal 3 al 6 di ottobre la tua permanenza a Mesagne ti impegnerà con il tuo workshop La poesia delle azioni ardenti che già dal titolo emoziona e affascina. Hai scelto di lavorare con attori e danzatori, perché questo abbinamento piuttosto insolito in un percorso di perfezionamento e di formazione?
R.A. Mi avevi promesso domande facili, ma di questo potremmo parlarne per ore... 
Il workshop ha tra i suoi obiettivi quello di esplorare la nozione di presenza, che è una qualità richiesta a tutti i performer, qualunque sia la loro arte; stesso discorso per le possibilità creative del corpo perché sia i danzatori che gli attori lavorano con questo stesso strumento (la voce, per la sua natura organica, è una delle parti più sensibili del nostro corpo): avere più mezzi espressivi ci permette una maggiore libertà e di sorprenderci durante il lavoro, e questa è una qualità che si esercita attraverso il movimento ma si nutre di immaginazione e di sentimenti. Così può accadere, con la pratica, che anche il nostro pensiero e il nostro sentire inizino a seguire percorsi nuovi. 
Se c'è qualche esercizio possibile per quelle cose che chiamiamo creatività e sincerità, questo potrebbe esserne uno. 
E se, come diceva Massimo Urbani," la vera avanguardia sono i sentimenti" , sforzarsi di essere interpreti più sinceri dovrebbe essere un obiettivo di ogni artista.

Subito dopo, sempre a Mesagne, riprenderai il lavoro con i "ragazzi" dell'Auser, un'associazione per l'invecchiamento attivo, che opera anche nella nostra città dando notevoli esempi di partecipazione nel volontariato e non solo. Porterete in scena un nuovo spettacolo? Puoi dirci qualcosa di più?
R.A. Riprenderemo il frutto di un laboratorio organizzato da Thalassia due anni fa nell'ambito del progetto Memoria Minerale. 
Alla fine di quel percorso scegliemmo di lavorare intorno a un racconto di Danilo Kis, tirandone fuori la storia di un uomo che torna, dopo tanti anni, nei luoghi della sua infanzia senza riuscire più a riconoscerli, che cerca la sua vecchia casa senza trovarla, fino al punto da avere il dubbio di essere finito in un altra città, ma sorta nello stesso luogo dove c'era quella dei suoi ricordi. 
Che è un po' quello che ci viene da pensare quando guardiamo le vecchie foto di Mesagne o di qualunque altro luogo, quell'identità infedele di cui scrive Calvino nelle sue Città Invisibili. 
Il lavoro, breve e poetico, che riuscimmo a mettere su grazie all'anima grande delle donne e degli uomini dell'AUSER, ha per titolo La strada degli ippocastani e questa volta vedrà la partecipazione di Luigi D'Elia come voce narrante. 
Mi piace descriverlo citando le parole usate in quarta di copertina dal curatore dell'edizione Adelphi dei racconti a cui è ispirato:
...un disordinato affiorare di ricordi, chiazze di colori, vibrazioni che si manifestano e subito svaniscono perchè, dopo tanti anni, ogni cosa scompare, e là dov'era il tuo letto c'è un melo, là dov'era la macchina Singer di tua madre, un cespuglio di rose, mentre, dei piccoli tram azzurri e gialli non rimane traccia (...) Perchè con i ricordi è sempre così. non si è mai sicuri...
Ultima modifica il Sabato, 19 Settembre 2015 16:28