Per la prima questione la Uil pensionati comunica che con la rata di ottobre, i pensionati dei fondi speciali, tranne gli iscritti al fondo Gas e gli ex lavoratori dei porti di Genova e Trieste, riceveranno gli arretrati dovuti in base al Dlgs 65/15. Nel mese di novembre, su rata di dicembre, si dovrebbero completare le posizioni degli iscritti alle Gestioni Pubbliche. Per tutti gli aventi diritto, gli eventuali errori (mancata erogazione totale o parziale) saranno corretti con il rinnovo di gennaio p.v.
Per la seconda questione Quattordicesima mensilità si comunica che nello scorso mese di luglio sono state liquidate circa 2.060.000 prestazioni con una differenza di circa 130 mila posizioni in meno rispetto al 2014. Secondo una prima stima dell’INPS, circa 118 mila beneficiari hanno perso il diritto. Si tratta di persone decedute o di trattamenti che hanno superato i limiti di reddito o, infine, di pensioni eliminate ad altro titolo. Una verifica puntuale potrà essere fatta a dicembre. Il sindacato dei pensionati ha chiesto l’invio degli elenchi riepilogativi, divisi per regione e territorio, dei pensionati che dal 2007 hanno percepito la quattordicesima.
La Uil pensionati, in questi giorni, considera con priorità il dare preminenza alla Riforma delle pensioni in vista della nuova legge di Stabilità. Il ministro del lavoro Giuliano Poletti conferma l’intensità del lavoro.
La Uil e la Uil pensionati temono, invece, l’impoverimento dell’assegno di pensione stesso. Il tema è preoccupante, in particolare sull’ipotesi in uscita dal lavoro per le donne e gli uomini rimasti senza lavoro. Il sindacato, in difesa della causa, è pronto a scioperare, perché ritiene insostenibile accettare penalizzazioni troppo pesanti su risorse versate con sacrifici dai lavoratori.
Sarebbe opportuno risolvere “insieme” attraverso una contrattazione tra le parti su una riforma possibile trovando soluzioni di consenso con il sindacato. Sarebbe incredibile però, che il governo rinviasse l’introduzione della flessibilità di accesso alla pensione, ripetutamente annunciata negli ultimi mesi dal Presidente Renzi e dal ministro del lavoro.
È importante comprendere il cambiamento che stiamo vivendo, perché con la Legge Fornero i nostri anziani hanno subito un’operazione di cassa che è costata “lacrime e sangue” a danno dei pensionati. La riforma delle pensioni non è solo una scelta politica; essa è una necessità precisa che deve essere orientata alla lungimiranza per non trovarsi di fronte al protrarsi d’iniquità e ingiustizie alle quali tutti dicono di voler porre rimedio. La proposta Poletti/Renzi necessita di correttivi e del consenso delle parti sociali, sia perché la contrattazione è “integrazione del consenso” sia perché la stesura proposta dal governo non è basata in un’ottica di equità, ma su un inedito meccanismo di ritiro dal mercato del lavoro per gli uomini. Essa si rende insostenibile perché si andrebbe a una percentuale di penalizzazione di portata almeno del 3,5%. Ipotizzando un anticipo di almeno tre anni, dai 62 – 63 anni, il taglio dell’assegno sarebbe troppo oneroso per il lavoratore che sarebbe in grado di usufruire della flessibilità in uscita.
Il rischio potrebbe essere di avere un domani, milioni di pensionati con un assegno decurtato e che, con fatica, pagherebbero le loro medicine. Adesso il 40% dei pensionati vive con un assegno previdenziale inferiore ai mille euro, mentre il futuro potrebbe prospettarsi ancora peggio. Il presidente Renzi sa che la flessibilità in uscita va introdotta e rispettata, perché non tutti i lavori sono uguali (in edilizia, nelle miniere, nelle scuole e negli ospedali) e perché non tutti, soprattutto i sessantenni, possono svolgere la propria attività lavorativa in modo paritario. Il lavoro del professore universitario settantenne potrebbe essere accettabile con gli studenti ventenni, ma è impensabile rimanere sul posto di lavoro per la maestra d’asilo
settantenne con venti o trenta bambini, per l’artigiano, il contadino , il barbiere, il camionista o in miniera per il minatore sessantenne.
È indispensabile riattivare il turnover nel mercato del lavoro, che in questi anni è stato bloccato dalla riforma Fornero a danno delle giovani generazioni. La necessità è nel porre rimedio al “vuoto assoluto” in modo concreto e senza ulteriori penalizzazioni. È doveroso aprire le porte ai giovani che non riescono a entrare nel mondo del lavoro e a chi si è trovato improvvisamente a dover rimanere molti anni di più, a svolgere mansioni lavorative di fatica. Bisogna affrontare il cambiamento investendo in conoscenza nelle competenze e sostenendo il reddito di chi perde il lavoro e non solo a livello individuale. Senza di esso, non è possibile creare risorse. Il futuro dell’Inps deve essere bilanciato dai soldi dei lavoratori e dal supporto dello Stato. Prima della crisi questo bilanciamento esisteva; adesso occorre un piano dettagliato per recuperare consensi, facendo crescere la previdenza. Un Paese che genera lavoro, germoglia; altrimenti appassisce. Il nostro ha uno sviluppo basso. L’Italia vive il dramma degli esodati e con l’aumento della disoccupazione giovanile, nel Sud è del 57,4%, non può permettersi un rapporto fra pensionato e lavoratore attivo. Il meccanismo è in un sistema previdenziale che deve essere alimentato da un flusso di contributi soddisfacente a pagare le pensioni.
Per la Uil pensionati bisogna guardare avanti per un fisco migliore accogliendo i suggerimenti sindacali e abbassando il carico fiscale.
Il governo che fa? Qual è il ruolo della politica? Per il sindacato è fondamentale la sua capacità di reazione soprattutto in via preventiva. Il governo non può tergiversare senza pensare al pensionato, a rischio di povertà assoluta e con problemi di salute. Il sindacato ha coraggio; non teme le intimidazioni e le minacce, perché si batte per il diritto alla salute contro le cure che il governo considera inappropriate, per il reddito minimo contro le povertà e lotta con assiduità per il lavoro, per i deboli, per le persone non autosufficienti, chiedendo una legge nazionale. Negli ultimi anni il sindacato ha tutelato i diritti sociali e ha mantenuto la coesione sociale, tutelando i lavoratori e le imprese aiutandoli nel far fronte La Uil pensionati ritiene necessaria una riforma previdenziale per dare stabilità ai giovani e flessibilità agli anziani. Il sindacato è per una democrazia libera, equa e giusta che crede nei valori dell’uguaglianza e ha reso l’uomo, una persona civile e da rispettare. La democrazia è tutelare i diritti dei cittadini con senso di giustizia ed equità favorendo gli stili di vita e le opportunità di vivere la vita che “dovrebbe essere” e non quella che “doveva essere”.
L’idea è in un salto culturale orientato nel pensare a un legame di solidarietà nel Territorio attivando servizi per gli ammalati e i pensionati fragili senza creare manovre e riforme previdenziali a danno degli stessi che sono i veri ammortizzatori sociali per figli e nipoti.
Il segretario responsabile
Tindaro Giunta