In un territorio piccolo come quello brindisino le Istituzioni possono dare risposte al potenziamento della rete dei servizi sociosanitari e della sanità territoriale, erogato dai Comuni e dai Distretti Sociosanitari. Le esigenze sono sia nelle cure sia nei servizi alla persona. In questi noi diamo fiducia e li consideriamo valori. Per questo i servizi di assistenza e di cure sono garantiti e tutelati dalla Costituzione e anche dalla Carta dei diritti alla salute.
La Uil pensionati di Brindisi chiede impegno e responsabilità e invita le Istituzioni a raccoglierne le sfide del consolidamento e dello sviluppo. Sono sfide da rispettare e da condividere in tutti gli ambiti territoriali sociali. Lo suggerisce la legge regionale del 10 luglio 2006, n.19.
Essa pone al centro della programmazione il valore dell’integrazione tra le politiche sociali, sanitarie, abitative, educative e formative. La parola chiave è nell’“integrazione” delle politiche sociali, che fa riferimento non solo a quella sociosanitaria, ma anche a quella dei percorsi d’inclusione sociale, del contrasto alla povertà e del sostegno ai soggetti svantaggiati e marginati.
Per il sindacato le politiche sociali integrate dovrebbero essere orientate alla promozione e alla valorizzazione dell’individuo evitando cosi, il rischio della “trappola di povertà” e la perdita della dignità e dello stile e qualità di vita.
La fragilità del sistema di cure domiciliari a carattere socio-sanitario e l’assenza di una rete di supporto alle famiglie con prestazioni economiche, accrescono in modo insostenibile il carico di cure che gravano sulle famiglie, in particolare per gli ammalati terminali e per le persone anziane non autosufficienti. Tali carenze sono il risultato di politiche sanitarie, dovute alla debolezza dei distretti sociosanitari e della rete di cure primarie.
La Uil pensionati di Brindisi crede nelle “Buone” politiche. Servono però, soluzioni straordinarie che diano accesso e opportunità al “Diritto alla Salute”. In questi ultimi decenni si è passati purtroppo, dall’invadenza della politica al ripiano dei deficit sanitari. Il taglio delle risorse e il Piano di rientro sanitario hanno causato la povertà delle cure e la chiusura degli Ospedali territoriali negando di fatto non solo l’assistenza domiciliare integrata, ma anche il diritto di farsi curare. Il sindacato è per l’assistenza domiciliare per il malato, ma il sofferente necessita, a volte, anche di quella ospedaliera e di eccellenza.
Questo, purtroppo, oggi è un diritto negato, che impedisce all’ammalato grave di farsi curare negli ospedali del territorio, perché il governo taglia le risorse e gli ospedali non hanno personale medico e paramedico sufficientemente adeguato alle esigenze del bisogno di cure. Il diritto alla Salute è una spettanza negata, dovuta anche alla ricetta delle 3 T (tagli, ticket e tasse), che non permette ai pensionati, a rischio di povertà, il “potersi curare”.
Il presidente del Consiglio Renzi durante il recente question time alla Camera, ha parlato di un presunto aumento dei fondi per un bilancio fino a 111 miliardi di euro ma, a dir il vero, nella precedente Legge di Stabilità, il finanziamento previsto per il Fsn (Fondo strutturale nazionale) era di 115 miliardi. A tale taglio bisogna aggiungere un intervento di 2,3 miliardi, dovuto all’Intesa
Stato-Regioni. Il taglio delle risorse va verso un risultato che è contro il diritto alla salute dei cittadini che hanno sempre meno servizi, mentre le lobby, come quella del farmaco, mantengono i loro privilegi. Sciogliere questo nodo è prioritario per il malato e l’anziano bisognoso di farmaci per la sua salute, ma i prezzi stanno lievitando con un accelerazione senza precedenti, impediscono al malato povero di comprare le medicine e potersi curare. Il ministro Beatrice Lorenzin, nell’approssimarsi della nuova Legge di Stabilità, chiede di risparmiare sugli esami sanitari. La Uil pensionati di Brindisi si domanda com’è possibile chiedere al medico di famiglia negare un esame al proprio mutuato? Chi può giudicare se l’esame preventivo possa essere ritenuto inutile? Per il sindacato, oltre al paziente, solo il risultato dell’esame clinico può riconoscerlo.
Il risparmio non può essere orientato sul diritto alla Salute ma, come suggerisce il Politecnico di Milano, su altri modi; ad esempio: sui processi di digitalizzazione, sulle cartelle cliniche elettroniche, sulla dematerializzazione dei referti e sui fascicoli sanitari elettronici.
La sanità pugliese del presidente Michele Emiliano deve fare i conti con le misure contenute nel decreto Enti locali, approvate dal governo. Tali disposizioni inducono a razionalizzare le spese. Il termine è un significante che si orienta alla chiusura di 22 Ospedali, al “taglio di servizi” e alla riduzione di altri posti letto, ma vuole, non si sa come, costruire due nuovi Ospedali. Il sindacato si chiede. Perché tutto ciò? Perché chiudere 22 strutture e costruirne due nuove? Non si capisce il perché togliere 22 servizi al territorio per darne un indomani solo a due ambiti locali.
Il cittadino e l’ammalato pugliese chiedono alle Istituzioni risorse finanziarie e personale per un’assistenza dignitosa e la Salvaguardia del diritto alla salute per chi soffre. Non si accettano più né lunghe liste d’attesa né viaggi della speranza. Questi gravano lo stato d’ansia del malato e della sua famiglia e spostano paradossalmente ingenti somme di denaro. La risultante è un impoverimento della sanità locale e un arricchimento della finanza sanitaria delle regioni del Nord, più ricche e con strutture ospedaliere eccellenti e d’avanguardia.
La Uil pensionati si chiede del perché a Brindisi non vi sono Ospedali con centri di ricerca di qualità e d’eccellenza? La provincia di Brindisi ha molte strutture ospedaliere. Ognuna di esse potrebbe essere sia per dimensione sia per posizione punto di riferimento significativo riguardo le eccellenze per le cure. Brindisi ha professori luminari che lavorano in altre regioni e in altri Stati europei. È sufficiente interfacciarsi con loro.
Occorre che la politica sia propositiva e faccia un passo avanti sul pianeta Salute per tutelare gli ammalati non solo del proprio territorio. Il sindacato si chiede del perché non si danno risorse e non s’investe sulla Buona Sanità del territorio? La cattiva sanità non sostiene gli Ospedali, ma riduce il personale. La caduta non è nella qualità delle prestazioni, ma nei ritardi all’esecuzione degli esami, delle visite al pronto soccorso e delle lunghe liste d’attesa. La colpa non può essere addossata ai medici, ma alla cattiva politica, in particolare nel Mezzogiorno.
Potrebbe essere un sostegno anche economico come avviene nelle città lombarde e piemontesi.
Per la Uil pensionati questo è un segno intangibile della responsabilità della politica, ma è anche un diritto e un dovere verso il malato grave brindisino, bisognoso di cure eccellenti avanzate. Brindisi ha molte strutture ospedaliere, perché non sono di eccellenza? Perché non sono “Veri Centri di ricerca e di cura” per il malato anche a carattere sperimentale? Nel XXI secolo gli obiettivi sono le cure e la ricerca e non avere “Ospedali giacenti” destinati al degrado. A che serve avere molte Ferrari lasciate in garage? Il rispetto del diritto all’assistenza e alle cure è garanzia e sicurezza e la politica deve dire la sua, evitando di favorire le cure in altri territori, a danno e a disagio di “Chi soffre”.
La Uil pensionati chiede ai sindaci di essere promotori verso chi ha bisogno di Assistenza Sanitaria e Sociale”. Non è accettabile per il sindacato dei pensionati avere, come dice Don Milani, più assistenza negli ambiti del Nord e meno assistenza in quelli del nostro territorio. Il sindacato dei pensionati crede nella democrazia rispettosa del consenso, ma vuole una legge nazionale per le persone non autosufficienti, e chiede che il diritto alla Salute sia equo in tutto il territorio e con leggi nazionali paritarie, altrimenti i viaggi della Speranza non cesseranno a favore delle città e delle regioni più ricche e a scapito di quelle del Sud. Il diritto alla salute è di tutti e deve essere paritario ed equo su scala nazionale con finanziamenti e personale adeguato ai bisogni dei cittadini, ma non vorremmo che nell’intenzione del governo, vi sia il desiderio di passare il bisogno di Assistenza e il diritto alla Salute e l’Assistenza da pubblico a privato come sta accadendo, solo ultimamente in modo visibile nelle Poste e Telecomunicazioni.