In Puglia si stima per la campagna olivicola 2015/2016 una produzione sui 170.000 q.li (- 8% rispetto alla media), quindi con un forte recupero rispetto alla campagna precedente (+30%) e una qualità pregevole. Di qualità eccellente in particolare la produzione olivicola nelle aree di Bari. BAT e Foggia e una produzione del genere va assolutamente tutelata e messa in protezione rispetto al mercato parallelo di oli d’oliva, provenienti magari da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, utilizzando il marchio ‘made in Italy’, a danno dell’imprenditoria agricola pugliese e dei consumatori”. E’ quanto dichiara, annunciando prossime forti iniziative di mobilitazione, il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, nel commentare l’indagine condotta dal procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, che vede sette grandi marchi dell’olio, alcuni recentemente acquisiti da gruppi stranieri, accusati di aver messo in vendita come extravergine quello che in realtà era semplice olio di oliva, meno pregiato.
“Non accetteremo speculazioni – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – e crolli repentini e ingiustificati dei prezzi. Nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute più rapidamente delle esportazioni, confermando il sostanziale deterioramento della posizione competitiva della filiera pugliese sui mercati esteri. Le importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87.000 tonnellate, di contro le esportazioni si aggirano sulle 38.000 tonnellate. Gli oli stranieri vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli imbottigliatori per l’ottenimento di blend con oli regionali”.
Per questo va applicata alla lettera la ‘legge salva-olio’, a supporto dell’attività degli organismi di controllo che hanno uno strumento in più per contrastare frodi e sofisticazioni. Dall’introduzione in etichetta del termine minimo di conservazione di 18 mesi dalla data di imbottigliamento, al riconoscimento di nuovi parametri e metodi di controllo qualitativo, dalle sanzioni in caso di scorretta presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi all’estensione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche a chi fornisce in etichetta informazioni non veritiere sull’origine, dall’introduzione di sanzioni aggiuntive come l’interdizione da attività pubblicitarie per spot ingannevoli, al rafforzamento dei metodi investigativi con le intercettazioni, fino al diritto di accesso ai dati sulle importazioni aziendali, sono solo alcune delle misure previste dal provvedimento.
La Puglia è crocevia di traffici e triangolazioni come dimostrato dalle ripetute denunce di frodi e sofisticazioni e dai sequestri di prodotto adulterato, effettuati dalle forze dell’ordine a partire da Nas, Nac e Corpo forestale dello Stato. In Puglia la PLV (Produzione Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale PLV del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di euro, così come il comparto partecipa alla composizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%. L’Italia è il primo importatore mondiale di olio, proveniente per il 74% dalla Spagna, il 15% dalla Grecia e per il 7% dalla Tunisia. Gli oli di oliva importati in Italia vengono, infatti, mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati internazionali.
In Puglia nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta) al ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’, ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ ed una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, con un'incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale, è proprio il comparto olivicolo-oleario ad essere maggiormente colpito dal fenomeno delle sofisticazioni.