dell’isolamento si sono leggermente allargate nelle Residenze socio sanitarie di Mesagne. È il caso delle Rssa – Osa di Mesagne e Ostuni dove i familiari, su prenotazione e nel massimo rispetto dei protocolli sanitari, hanno potuto vedere i propri cari da dietro un vetro. Così, dopo sessanta giorni di totale isolamento gli occhi e gli sguardi si sono incrociati mentre le lacrime hanno segnato i volti degli ospiti e dei “congiunti”. Non è facile per persone di età media intorno agli ottanta, affetti da importanti patologie, restare completamente isolati. Lo si è potuto fare grazie alla professionalità ed abnegazione del personale sanitario e para sanitario. A dirigere la cooperativa a livello nazionale c’è Giuseppe Milanese, 55 anni, mesagnese di origine e romano d’adozione, fondatore della cooperativa Operatori Sanitari Associati con oltre 4mila soci in tutta Italia. Milanese è anche presidente nazionale di Confcooperative, settore Sanità. La crisi aperta dalla pandemia da Coronavirus nel settore sanitario lo ha visto tra i protagonisti positivi della fase più delicata. Da Nord a Sud, Osa si è distinta per attività che hanno costituito un modello per altre esperienze nazionali. Adesso, però, bisogna pensare a gestire la “fase 2” e pensare a programmare la “fase 3”. Comprendere come nel prossimo futuro, trascorso il periodo emergenziale, dovrà cambiare il volto gestionale delle Rsa. “Occorre su questi temi una regia nazionale unica, che dia regole chiare e che sappia controllare, oltre che programmare”, ha esordito il presidente Giuseppe Milanese -. Sono stati anni in cui questo settore, anche nella nostra regione Puglia, è stato trascurato”. Con questa discutibile politica nel territorio sono fiorite miriadi di piccole strutture “senza specifica professionalità, in cui l’assenza di qualità e i ritardati stipendi, ad esempio, erano la regola”, ha tenuto a far notare il presidente. Logico, oggi, chiedersi, dove erano in questi anni i controlli e su quali regole. “Ho letto, proprio in questi ultimi giorni, - ha confidato Milanese - la lettera-testamento di un nonno ai propri nipoti che era straziante. Raccontava, con la sapienza che può essere propria solo di un anziano, l’esperienza terribile di quest’uomo in un’anonima residenza del Nord. Terribile perché denunciava la mancanza dell’ingrediente essenziale per questi luoghi: l’umanità”. Chi lavora nelle Rsa è consapevole di appartenere ad una grande famiglia i cui valori di solidarietà, premura, accoglienza, devono dire amore per gli ospiti. “Nonostante io stesso sia molto soddisfatto per come vanno le cose - ha proseguito il presidente -, ho cominciato a pormi il problema dell’importanza di un ulteriore scatto in avanti. Non possiamo venir fuori dalla pandemia così come vi siamo entrati. Se qualcosa ci ha salvati, parlo del “Sistema Paese”, forse è stata proprio la nostra umanità, tipica del popolo italiano. Allora è sull’umanità che dobbiamo ancora di più investire, anche nelle residenze di Mesagne, Ostuni, Bellagio”. Infine, il presidente Milanese ci ha lasciati con una speranza: “che questo Paese trovi presto persone che sappiano guidarlo con autorevolezza e costruire fuori dall’ospedale un sistema assistenziale vero, con regole chiare, ruoli definiti e in cui i controlli ci siano per tutti e non solo nel tempo del coronavirus”.
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