L'accusa è molto grave, perché insinua l'inciucio tra forze che dovrebbero contendersi il governo della città. Dimastrodonato prende tempo annunciando di dover dare spiegazioni, poi invia ad una sola testata un timido comunicato stampa in cui nega di averlo fatto. Nel frattempo, però, il segretario cittadino del PD Francesco Rogoli, interpellato da un'altra testata che registra l'audio dell'intervista, ammette candidamente che Dimastrodonato si era altrettanto candidamente recato nella sede PD e aveva candidamente votato. Dopo qualche ora, pare che lo stesso Rogoli ritratti parzialmente le proprie dichiarazioni, cambi un po' la versione, affermando qualcosa di poco comprensibile, più o meno: "Dimastrodonato è entrato nel seggio PD ma non so se ha votato...".
Ora, la questione non è irrilevante, anzi. Poiché nel caso sarebbe grave che Dimastrodonato abbia votato, ma più grave ancora che il segretario del PD lo nasconda. Anche perché bisognerebbe indagare sulle ragioni nascoste per cui due competitor, schierati su posizioni diametralmente opposte, nel vivo di una sfida elettorale cruciale, debbano sostenersi (e coprirsi) a vicenda, giungendo a mentire proprio a quei cittadini che si vorrebbero convincere sbandierando proclami su etica, moralità, trasparenza.
Per chiarire questo mistero in salsa tutta mesagnese, non dovrebbero volerci investigatori troppo raffinati. Se Rogoli non riesce a fare ricorso alla propria memoria, potrebbe sfogliare i registri delle primarie per verificare se la firma di Dimastrodonato c'è oppure no. Oppure potrebbe interpellare la sua candidata sindaco Rosanna Saracino, presente nel seggio, per capire se è davvero "tutta un'altra storia" o se invece è la stessa di sempre. O ancora potrebbe chiedere a Pompeo Molfetta, vero regista della neonata coalizione PCI-PDS-DS e stretto amico di Carmine Dimastrodonato, se corrispondono al vero le voci secondo cui prima dello scioglimento del consiglio comunale lo stesso Dimastrodonato sarebbe stato pronto e disponibile, insieme ad una parte del PD, all'inciucio per un ribaltone che avrebbe salvato la poltrona e le ambizioni di un sindaco che a qualunque costo non voleva mollare. Prova ne potrebbe essere la volontà contraria di due consiglieri, Mingolla e Pastore, che invece decisero di firmare insieme alla maggioranza perché non condividevano la scelta del resto del PD.
Antonio Scoditti
primo segretario PDS, già assessore comunale