Pompeo Molfetta: i rappresentanti politici sono sempre lo specchio della società civile In evidenza

Aprile 04, 2019 3007

molfetta pompeo ott15L’Amministrazione Molfetta ha concluso prematuramente la sua naturale scadenza,

un anno prima, a causa di alcuni dissapori e incomunicabilità con gli altri partner della coalizione che, a gennaio 2019, lo hanno sfiduciato. Una crisi di governo che, per la verità, è iniziata già dopo qualche mese l’insediamento a causa della chiusura di comunicazione tra Pompeo Molfetta e Luigi Vizzino. A ciò sono seguiti chiarimenti e rimpasti che, in ogni modo, non hanno risolto la profonda frattura formatosi nella coalizione che aveva portato Molfetta alla guida del Comune di Mesagne. Tuttavia, dopo i primi mesi di tensione Molfetta ha deciso di ricandidarsi non più come sindaco ma come consigliere comunale. Lo ha fatto scegliendo la coalizione di centrosinistra composta dal Partito democratico, Mesagne riformista, La M e Liberi tutti, la lista di riferimento dell’ex sindaco.

Molfetta, secondo lei la politica fa emergere le brave persone oppure no.

I rappresentanti politici sono sempre lo specchio della società civile che li sostiene e che attribuisce loro il consenso, ma non sempre il consenso segue il merito. Rifarebbe l’esperienza di sindaco È una esperienza che ti travolge, che non ti lascia respiro, che dissesta la tua vita privata e professionale ma che rifarei cento volte perché mi ha arricchito di conoscenza, di umanità e di passione per la mia città.

Come giudica la sua esperienza amministrativa.

La cosa che più mi addolora della caduta traumatica del mio governo è che per attaccare me hanno tranciato un giudizio completamente negativo sull’intera vicenda amministrativa. Mi pare francamente ingeneroso e non corrispondente alla realtà. Io penso che soltanto qualche mese fa, per esempio durante la scorsa estate, il giudizio sulla mia città fosse differente dentro e fuori le mura. Mesagne era considerata un modello di buon governo, di tenuta delle istituzioni democratiche, una città accogliente, colta, bella, dinamica e intraprendente. Certo era anche una città assediata da mille problemi ma con la schiena dritta, poi è arrivata l’onda politica del fango che ha sepolto tutto anche la memoria.

Perché si è ricandidato come consigliere comunale.

Mi sono ricandidato per due ragioni: per sostenere un progetto di rinascita di un centrosinistra nuovo e aperto alla società civile di cui credo che questo paese avrà bisogno appena svanirà il sogno popolar-populista del governo giallo-verde; per difendere la mia esperienza amministrativa con la quale ho dimostrato che esiste un'altra cultura di governo che si rifà ai principi di responsabilità, rigore, legalità, uguaglianza e ricerca esclusiva del bene comune. Si sente tradito dagli ex partner di governo. Il tradimento è un termine romantico che non c’entra niente con la politica. Diciamo che le nostre strade si sono divise e ognuno è ritornato al suo ovile: io nel solco della mia personale tradizione di uomo di sinistra, la mia ex maggioranza nell’alveo indistinto di un civismo forzuto e senza identità da cui io ho preso le distanze.

Qual è la cosa più difficile da gestire a Mesagne.

Mesagne, come tutte le città del sud, soffre di una congiuntura economica sfavorevole per la mancanza di politiche vere di sviluppo dei governi centrale e regionale e amministrare senza soldi è difficile per tutti e lo sarà, ahimè, anche per chi mi seguirà. Tuttavia, Mesagne può contare su un corpo sociale solido che nei momenti difficili sa stringersi a corte e sa essere forte e solidale e questo mi ridà fiducia e speranza.