e di cui sembra sia decretata la morte di fatto a favore del porto di Bari. L’introduzione della autorità di sistema non ci ha permesso di avere un piano regolatore del porto non più legato alle vecchie merci, come il carbone , ma adeguato alla nuova realtà. Noi non facciamo una questione di campanile ma sembra che il tutto sia orientato a non prendere le dovute iniziative per affrontare una nuova realtà. I manager che si sono susseguiti alla guida del porto e i loro compagnucci di merenda hanno campato bene con i tanti soldi dell’Enel che entravano nelle casse del porto, ma oggi per loro la cuccagna è finita. Quello che ci interessa e ci angoscia sono i tanti lavoratori del porto rimasti a casa prendendo la cassa integrazione per il Covid ; i veri motivi invece per cui sono rimasti a casa sono da ricercare in un porto in disfacimento. Siamo arrivati ad una discussione feroce sulle bricole che non ci appassiona perché sembra più uno scarica barile per quello che non si è fatto finora. La città di Brindisi ha bisogno invece che il porto si doti di uno strumento chiaro a partire dalle valutazioni economiche ,dei cambiamenti, di tutto quello che riguarda il movimento possibile delle merci. Per questa situazione deve essere realizzato , secondo noi , lo scorporo immediatamente da Bari così come ha fatto Messina con Catania. Successivamente nominare un Commissario che abbia l’unico compito di redigere il nuovo Piano Regolatore del Porto. Ma tutto questo può avvenire solo con la partecipazione dei cittadini che invece di rimanere a casa o passeggiare sul corso vanno a cacciare i manager che si sono riempiti le tasche, per cambiare insieme il destino della “nostra” città.
per il Cobas Roberto Aprile