Redazione

La Polizia di Stato, al culmine di accurate attività d’indagine, ha eseguito un’Ordinanza di applicazione di misura cautelare personale degli arresti domiciliari a carico di un soggetto ritenuto responsabile dei reati di ricettazione e indebito utilizzo di una carta di credito.

Nello specifico, gli investigatori del Commissariato di P.S. di Mesagne nei primi giorni dell’anno acquisivano da una donna la denuncia per il furto del proprio bancomat, rappresentando che con la citata carta erano state effettuate numerose operazioni di prelievo e pagamenti per un importo complessivo di circa 4000 euro. Si trattava di una cifra abbastanza consistente considerato che la vittima era una donna anziana la cui unica fonte di reddito era rappresentato dalla pensione.

Nell’immediatezza della denuncia, gli investigatori accertavano presso quali sportelli bancomat erano stati effettuati i prelievi e gli esercizi commerciali dove erano state spese altre somme di denaro, provvedendo ad acquisire e visionare le immagini degli impianti di sorveglianza presenti nelle vicinanze.

A seguito degli accertamenti, veniva quindi individuato il presunto autore dei reati, persona già nota agli Uffici di Polizia, nei confronti del quale il personale del Commissariato di P.S. di Mesagne eseguiva la misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Brindisi su richiesta della locale Procura della Repubblica per i reati di ricettazione e indebito utilizzo di una carta bancomat.

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La Bandiera Arancione è una certificazione, sostenuta da un modello rigoroso, pensata dal punto di vista del viaggiatore e della sua esperienza di visita, ha una validità di tre anni e, premiando le realtà più virtuose, è anche uno stimolo per un miglioramento continuo, che porta benefici reali e tangibili per le realtà coinvolte.

Secondo i dati emersi dall’analisi del 2023, infatti, il 67% dei comuni Bandiera Arancione ha registrato un punteggio più alto rispetto a quello del 2020. I comuni certificati - che già si distinguevano per elevati standard qualitativi - hanno migliorato ulteriormente la propria accoglienza, dimostrando un impegno crescente nella tutela e nella valorizzazione del loro patrimonio storico-culturale, paesaggistico e ambientale.

Il sistema ricettivo e ristorativo, per esempio, è stato potenziato nel 50% dei comuni, con alcune località che hanno raddoppiato il numero di strutture e quasi triplicato i posti letto, principalmente di tipo extra-alberghiero.

La sostenibilità ambientale, già elemento distintivo dei borghi certificati, ha visto un ulteriore miglioramento nel 75% dei comuni. Tra questi, il 54% si è distinto per una gestione particolarmente virtuosa dei rifiuti, portandoli ad occupare i primi posti nella classifica generale italiana.

Il 90% dei borghi Bandiera Arancione, inoltre, ha sviluppato una forte vocazione green confermata anche dall’installazione di oltre 700 colonnine di ricarica per veicoli elettrici su tutto il territorio italiano. Un risultato sorprendente se si pensa che più della metà dei comuni italiani (58%) non ha punti di ricarica di accesso pubblico installati nelle proprie aree di competenza.

Le Bandiere Arancioni, infine, si distinguono anche per il coinvolgimento delle comunità locali nella risoluzione di problemi diffusi, ne è un esempio l’adozione di formule come quella della cooperativa di comunità, e per la forte spinta all’inclusività sociale, anche nell’offerta di servizi rivolti al turista.

Tutti questi dati testimoniano, ancora una volta, la qualità del turismo che si può vivere e ritrovare nelle Bandiere Arancioni: slow, autentico, accogliente e soprattutto rispettoso dell’ambiente e delle comunità ospitanti.

Il mantenimento di standard così elevati è sicuramente da attribuire al Modello di Analisi Territoriale, alla base dell’iniziativa , che contiene indicatori sempre più sfidanti e stimolanti per le piccole località che decidono di intraprendere il percorso verso la Bandiera Arancione, puntando molto su sostenibilità, innovazione sociale e sviluppo digitale, questo in totale coerenza con i 17 obiettivi (Sustainable Development Goals, SDGs) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile.

Le 281 Bandiere Arancioni assegnate oggi rappresentano l’8% delle oltre 3.500 candidature analizzate da Touring Club Italiano negli ultimi 25 anni. Di queste, il 18% è riuscito comunque a conquistare la certificazione dopo aver intrapreso un percorso di crescita e aumento della qualità dell’offerta suggerito dai piani di miglioramento studiati ad hoc dal Touring Club Italiano e redatti per vari comuni candidati.

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Questa sera una villetta ubicata nella zona di Cala di Rosa Marina è andata a fuoco. L'immobile è di proprietà di un agente di commercio. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Ostuni. Lo scorso 29 gennaio un'altra villetta era andata a fuoco. Situazione strana che le forze dell'ordine cercano di chiarire.

Questa mattina si è consumata una pagina bruttissima, quasi senza precedenti, per la città di Brindisi. Infatti, a causa di decisioni retrograde e incomprensibili dell’Amministrazione comunale, ormai il centro cittadino è diventato ostaggio legalizzato delle auto anche nei giorni in cui tante famiglie portano a sfilare i propri bambini vestiti a festa per il carnevale.

Orde di auto incuranti del passeggio domenicale, favorito dalla bella giornata, di tanti brindisini hanno assediato le vie del centro cittadino e soprattutto i corsi rappresentando un pericolo per l’incolumità di grandi e piccini che così non sono riusciti a vivere con serenità, come dovrebbero, la spensieratezza del Carnevale. È evidentemente fallimentare la scelta dell’Amministrazione comunale di riaprire i corsi in maniera incontrollata anche nei fine settimana. Visto che l’assessore al traffico Massimiliano Oggiano è occupato a tentare di cancellare, facendo iconoclastia, le scelte della scorsa amministrazione per evidente incapacità a sostenere il confronto, se ne occupi il Sindaco Marchionna.

Emetta un’ordinanza per ripristinare sicurezza e decoro urbano prevedendo la chiusura dei corsi del centro cittadino almeno durante le giornate festive.

A nostro avviso rappresenterebbe un segnale di sensibilità nei confronti della maggioranza dei cittadini brindisini che desidera godersi una passeggiata nel centro piuttosto che fare gimkane tra le auto.

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Prima giornata della BIT 2024 a Milano ricca di visitatori e di primi contatti tra operatori. Tra le novità spicca il ritorno in fiera, con un proprio stand, del Comune di Carovigno che si prepara lunedì pomeriggio a presentarsi alla stampa nazionale e internazionale e ai tour operator con una conferenza alla quale parteciperanno tutti gli attori dell’ospitalità del territorio. “Dopo quattro anni - esordisce Enzo Diroma, presidente del Consorzio Albergatori di Carovigno - siamo nella kermesse più importante del turismo internazionale. Partecipiamo con lo slogan, già lanciato nel 2020: “Carovigno tutto l’anno”. Ma la novità principale è, sicuramente, la partecipazione congiunta di tutti gli attori più importanti del turismo sul territorio: oltre al nostro consorzio di albergatori, il consorzio di Torre Guaceto, l’Associazione “Le Colonne (Ente gestore del Castello di Carovigno, ndr) e non per ultimo, il Gal Alto Salento. Il tutto grazie all’Amministrazione Comunale, insediatesi la scorsa estate, con la quale siamo riusciti a fare sistema, destagionalizzando sempre più il territorio, facendo in modo che Carovigno sia destinazione finale”. 
I presupposti ci sono tutti: i percorsi culturali, l’enogastronomia, la viabilità e, soprattutto, l’equidistanza tra i due più importanti aeroporti regionali (Bari e Brindisi). 
“Tutto questo - conclude Enzo Diroma - sarà supportato a breve da un “App” che racchiude tutti i servizi e i protagonisti del territorio con l’aggiunta di un call center, anche in lingua, per il turista”. 
 

 “Almeno dinanzi alla tragica perdita di una vita, la Regione Puglia deve iniziare a darsi da fare per fronteggiare l’emergenza fauna selvatica e smetterla con un lassismo che ha solo provocato danni all’economia e ora concorre al decesso di una donna di 48 anni, oltre a mettere ogni giorno a rischio la sicurezza dei pugliesi”.  Lo dichiara la senatrice Maria Nocco, esponente pugliese di Fratelli d’Italia in relazione all’incidente mortale avvenuto, la notte scorsa, sulla strada statale 580 tra Ginosa e Ginosa Marina, nel tarantino, a causa di un grosso cinghiale sulla carreggiata.

“La sinistra continua a voler preferire il semplice monitoraggio: mi chiedo se per loro la presunta preservazione della biodiversità della fauna selvatica abbia più importanza della vita delle persone – prosegue Maria Nocco (FDI) – Appena una decina di giorni fa, l’assessore regionale Anna Grazia Maraschio ribadiva, infatti, di non voler procedere ad alcun abbattimento di animali dinanzi al ritrovamento degli esemplari nel comune salentino di San Cataldo. Sinora l’eccessiva presenza della fauna selvatica aveva creato squilibri sui territori a danno di bovini, equini, ovini, caprini ma anche cani e animali da cortile. Una problematica che si ripercuote su molteplici piani, a cominciare da quello economico-produttivo con un progressivo abbandono delle aree rurali. Oggi, purtroppo, registriamo un decesso che forse poteva essere evitato se le Istituzioni avessero fatto il proprio compito”.

“Fratelli d’Italia ha da sempre affrontato con lucidità la questione, sin dai ranghi dell’opposizione con una risoluzione approvata dal Senato nel giugno 2021 – continua la senatrice pugliese – Impegni che i governi precedenti hanno disatteso e su cui, invece, il ministro Francesco Lollobrigida sta lavorando con estrema determinazione e serietà. Abbiamo previsto l’aumento significativo del controllo faunistico mediante tecniche selettive anche al di fuori delle aree protette e l’ampliamento della platea degli operatori che possono realizzare tali attività così da fronteggiare i cinghiali che ogni anno causano 200 milioni di euro di danni al comparto agricolo, sono responsabili di un incidente stradale ogni 48 ore e provocano la diffusione di malattie come la Peste Suina Africana che danneggiano le nostre produzioni alimentari, con relativo massiccio abbattimento dei capi per contenerla. Ora – conclude Maria Nocco (FDI) – tocca alla Regione Puglia che deve smetterla di tentennare e deve dotarsi urgentemente di un piano regionale per il controllo numerico dei cinghiali”.

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«Ciò che purtroppo temevamo e abbiamo sempre denunciato è accaduto ieri sera. Adesso ognuno deve prendersi le proprie responsabilità: combattiamo questa emergenza con strumenti adeguati perché sono in ballo vite umane».

È quanto afferma Cia Agricoltori Italiani di Puglia, commentando il sinistro mortale di sabato 3 febbraio, verificatosi sulla strada statale 580 tra Ginosa e Marina di Ginosa: una donna di 48 anni ha perso la vita in seguito ad un tamponamento con un furgone fermo a centro strada perché qualche attimo prima aveva investito un grosso cinghiale. Nella stessa sera, inoltre, a qualche chilometro di distanza, sulla strada provinciale 13 tra Castellaneta e Castellaneta Marina, un altro “attraversamento-killer” ha mandato fuori strada un veicolo, fortunatamente senza gravi conseguenze per autista e passeggeri.

«Nei mesi scorsi abbiamo commentato altri sinistri simili e solo la fortuna ha voluto che gli stessi non assumessero i contorni della tragedia» ha dichiarato Vito Rubino, il direttore dell’area Due Mari Taranto-Brindisi, vasto territorio da anni martoriato dall’emergenza cinghiali.

«Ieri – ha aggiunto Rubino – nel territorio di Ginosa purtroppo è accaduto il peggio e le responsabilità di un’inerzia ingiustificabile, nonostante la straordinarietà dell’emergenza, andrà senza dubbio chiarita nelle sedi competenti.

Quanto accaduto non è tollerabile, lo denunciamo da anni con video, interviste, convegni sul tema e note stampa. In Puglia, a causa delle solite lungaggini burocratiche, le attività di abbattimento selettivo non sono ancora state avviate perciò è evidente che qualcosa non ha funzionato.

L’attività venatoria ordinaria si è chiusa lo scorso 15 gennaio – ha spiegato Rubino - e i cinghiali, fino a quel giorno rintanati nei parchi protetti, ora stanno raggiungendo nuovamente i centri abitati.

A nostro avviso, il mondo della politica, sia a livello regionale che nazionale, ha l’immediato dovere di rispondere con responsabilità ed atti concreti. Bisogna dare vigore al piano di abbattimento varato dalla Regione Puglia e ognuno deve fare la propria parte: Governo, Regione, Atc, associazioni venatorie, associazioni ambientaliste e associazioni agricole.

Possano giungere le nostre più sincere condoglianze alla famiglia della vittima – ha concluso Rubino – alla quale assicuriamo che continueremo a far sentire la nostra voce affinché non si verifichino più simili tragedie».

Sul tema, senza dubbio di respiro regionale, è intervenuto anche il presidente di Cia Agricoltori di Puglia e vicepresidente nazionale Cia Gennaro Sicolo: «É necessario ripristinare una situazione di equilibrio ambientale che da molti anni non c’è più. Risolvere il problema non è semplice, ma bisogna iniziare ad affrontarlo seriamente, con determinazione, perché oltre ai danni alle colture, stiamo continuando a pagare un tributo altissimo in termini di vite umane.

Nell’ultimo anno – ha spiegato il presidente - il numero dei cinghiali in Puglia è triplicato. Urge ottenere dal Governo opportune modifiche legislative e un quadro normativo nazionale che tenga conto delle dimensioni attuali del fenomeno cinghiali, con un numero di esemplari capace di moltiplicarsi ogni anno in modo esponenziale. Adesso basta – ha concluso Sicolo - questa è un’emergenza che andrebbe gestita al pari di una pandeincidente_mortale_ginosa_02.jpegmia».

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Per la finta primavera con le temperature ben al di sopra della norma e le ripetute giornate di sole di questo febbraio anomalo ingannano 13.00 sciami di per in 32.000 alveari in Puglia che si sono risvegliate in anticipo per le anomali climatiche. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti Puglia sugli effetti di un inverno bollente dopo un 2023 che ha fatto registrare la caduta del 14% di precipitazioni in meno ed una temperatura superiore di 1,14 gradi rispetto alla media storica del periodo 1991-2020.

Le temperature fino a 20 gradi fanno uscire dagli alveari le api che però – sottolinea la Coldiretti - rischiano di morire di freddo se sorprese fuori dalle arnie quando le temperature si abbassano al calare del sole. Peraltro – continua la Coldiretti - la sostanziale carenza di fioriture, fa consumare energie, senza che ci siano raccolti, con l’ulteriore problema della siccità e della conseguente carenza idrica. Così i produttori – precisa la Coldiretti - sono costretti ad intervenire con alimentazione zuccherina, per sostenere le famiglie di api, che rischiano perdite consistenti.

In Puglia sono 1070 le aziende apistiche che producono – insiste Coldiretti Puglia - numerose tipologie di miele, dal ricercato alle mandorle agli agrumi, dalle clementine al rosmarino al timo, fino al fiordaliso, sulla, eucalipto, coriandolo, trifoglio e millefiori, con una crescita sensibile della presenza di donne e giovani a condurre le aziende apistiche.  

Le difficoltà delle api – sottolinea la Coldiretti Puglia — sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che quelle  domestiche e quelle selvatiche sono responsabili del 70% della riproduzione di tutte le specie vegetali, sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. Infatti – prosegue Coldiretti – ben 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao. Il ruolo insostituibile svolto da questo insetto è confermato da Albert Einstein che sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (Es. Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria); se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi.

Attraverso l’acquisto diretto del miele dagli apicoltori pugliesi – evidenzia Coldiretti – si sostiene il presidio del territorio e la presenza di una sentinella importante della qualità dell’ambiente e della biodiversità quale è l’ape. Infatti oltre alla produzione di miele – conclude Coldiretti - le api svolgono un ruolo fondamentale nell’impollinazione di moltissime piante selvatiche e delle principali colture erbacee ed arboree.

A preoccupare – continua la Coldiretti regionali - è anche la siccità che mette a rischio le semine di cereali, legumi, ortaggi ma anche il foraggio nei pascoli che risulta in netto calo. La mancanza di acqua provoca ripercussioni anche sui costi per le imprese aumentati anche a causa del rialzo delle quotazioni del foraggio mentre in Puglia siccità e venti di scirocco con alti tassi di umidità hanno ridotto anche la produzione di carciofi del 60% ma si segnalano anche difficoltà allo sviluppo di frutta e ortaggi con le arance o le insalate che non riescono a crescere adeguatamente per la carenza di acqua, mentre negli invasi mancano già 120 milioni di metri cubi d’acqua.

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per – afferma Coldiretti - un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm. Servono – conclude Coldiretti – investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogni.

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Assi Brindisi: Scivales, Minò 20, Pellecchia 6, Sirena 5, Labate 3, Mazzarese 18, Taurisano, Donativo, Caloro, Llaver 14, De Simone, Leggio 4. Allenatore: S. Di Salvatore.

Mens Sana Mesagne: Potì 5, Rollo, Piliego 3, Ciccarese 15, Campana, Zofra, De Vincentis 11, Malvindi, Panico 23, Colucci 7. Allenatore: Fabio Mellone.

Parziali: 27-14 26-18 7-18 15-14

Sconfitta per la Mens Sana Mesagne alla ripresa del campionato dopo la sosta. Vince l’Assi Brindisi al termine di una partita condotta sempre in testa. Il Mesagne, ancora una volta senza coach Capodieci, si affida a Fabio Mellone che recupera in extremis Piliego, non al meglio della condizione dopo l’infortunio, e manda in campo Potì, Ciccarese, Rollo, Malvindi e Colucci, mentre coach Di Salvatore schiera Minò, Sirena, Labate, Mazzarese e l’argentino LLaver. Pronti via e il Brindisi mette le mani sulla partita, subito un 6-0 che non lascia presagire nulla di buono pe gli ospiti. Il Mesagne difende poco e male, ma i padroni di casa hanno delle percentuali altissime realizzando quasi sempre in fase di attacco. Quattro triple nei primi dieci minuti, scavano un solco tra le due formazioni, e il primo quarto si chiude con l’Assi in vantaggio 27-14. Nel secondo periodo la musica non cambia, la Mens Sana dimentica i più elementari concetti difensivi e per il Brindisi è vita facile. Ancora una grandinata di triple per il Brindisi che vedono il canestro come la classica vasca da bagno. Il Mesagne prova a mischiare le carte, ruota in campo i gioielli di famiglia, ma, anche se in attacco le cose migliorano,  il risultato non cambia. Minò (20) realizza 13 punti con tre triple consecutive e 7 nel primo quarto per poi scomparire fino al termine dell’incontro. Al riposo lungo la partita è già segnata con il Brindisi in vantaggio 53-32. La pausa lunga ha un effetto positivo sui biancoverdi. Al rientro in campo i mensanini ricordano che in questo gioco bisogna anche difendere e allora la musica cambia. Il quintetto schierato da Mellone con Ciccarese e quattro under (Panico, Malvindi, Campana e De Vincentis) comincia a recuperare punto su punto. L’Assi si schianta contro i giovani ospiti mettendo a referto solo 7 punti dei quali solo 4 su azione. Panico classe 2005, il migliore in campo, continua a realizzare con facilità sfruttando spesso gli assist dei compagni. Negli ultimi tre minuti non si realizza più e alla fine del terzo periodo la partita è riaperta sul  60-50. La Mens Sana continua la sua rincorsa, due tiri liberi di Colucci, due punti del solito Panico e una tripla di Piliego, portano i mensanini e meno 5 (62-57) facendo rivivere al Brindisi i fantasmi della partita di due settimane fa a Ceglie. Ciccarese sbaglia un canestro facile del meno 3, ma subito i biancorossi riallungano con Llaver e la tripla di Labate. Per il Mesagne le energie sono terminate, rimane la bella prestazione dei suoi under e il recupero che ha salvato almeno la faccia. Tra i rilievi statistici in evidenza Potì con 11 rimbalzi e Panico (23) con 10/13 da 2, 6 rimbalzi, 5 assist e 3/7 nei tiri liberi, ma per l’obiettivo salvezza solo questo non basta.  Ancora in trasferta il Mesagne la prossima settimana che rende visita al Ceglie degli ex Risolo, Crovace, Gualano, Lescot e l’altro mesagnese Gallo.

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Mesagne aderisce al progetto “frAGILE”: l’arte contro il cancro con i manifesti creati dagli artisti visivi Francesca Donateo e LBS (Bruno Salvatore Latella), che scelgono di avvalersi dell’influente potenza dell’arte per sensibilizzare sui temi collegati alla malattie oncologiche.

Il progetto si compone di tre opere, ciascuna realizzata a completamento dell’altra, che insieme si propongono di far crescere il livello di consapevolezza sul cancro e sull’importanza della prevenzione, per sottolineare come ogni persona affetta da malattia sia molto più della sua diagnosi e come la vita possa essere resiliente e agile. L’occasione per apprezzare le immagini è la Giornata mondiale contro il cancro, che torna a celebrarsi come ogni 4 febbraio, mentre l’opportunità di riflettere sul loro significato è universale e resta condivisibile ogni giorno dell’anno. Diversi gli enti e le istituzioni che in tutta Italia hanno accolto l’invito a patrocinare il messaggio. “La nostra città – ha scritto il sindaco Antonio Matarrelli - è orgogliosamente tra questi”. L’iniziativa non si ferma alla celebrazione artistica, ma ha come obiettivo la creazione di un movimento che, unendo arte, realtà territoriali nazionali diverse e ricerca, punta alla diffusione di un messaggio condiviso di contrasto, lotta e speranza. Il progetto è promosso da  TV-Management (il curatore è Tommaso Venco) e da Dartestudio (direttore artistico Andrea Tapparini). Le opere sono state realizzate in collaborazione con il fotografo Arthur Vahia.

Contatti social:

Facebook: @Francesca Donateo; @Bruno Salvatore Latella; @Tommaso Venco

Instagram: @dchicca; @lbs__artist; @arthurvahia;@t.v.management ; @darte.studio_ ; @sharada.co

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