“Bisogna ridare agli agricoltori le chiavi delle loro aziende e il loro futuro, attraverso i reimpianti, gli innesti e privilegiando tutte le piante ospiti appartenenti a varietà – ha detto il presidente di Coldiretti Brindisi, Filippo De Miccolis - per le quali vi sia una evidenza scientifica, anche se non definitiva, su tolleranza e resistenza al batterio. Ciò consentirebbe alle aziende nell’area infetta, al di sotto quindi dei 20Km dal limite di demarcazione, di riprendere l’attività agricola, grazie alla possibilità di reimpianto anche di altre varietà tradizionali quali il ciliegio dolce ed il mandorlo per le quali le ricerche scientifiche, ancorché non completate, unite all’osservazione empirica, stanno dimostrando da sei anni una elevata tolleranza al batterio”.
“Abbiamo presentato proposte di modifica – ha continuato il presidente De Miccolis - per chiedere che sia consentita la libera movimentazione della legna di olivo, per agevolare la movimentazione delle piante specificate esclusivamente nell’area infetta, liberare definitivamente la movimentazione delle “barbatelle” di vite ed infine consentire un più agevole adeguamento dei vivai al riconoscimento di sito indenne”.
“La pratica di innesto e sovrainnesto, con varietà resistenti e tolleranti, a seguito di una potatura che elimini tutta la massa vegetale esposta all’inoculo, si è dimostrata una pratica veloce ed economica – ha specificato Giovanni Melcarne, delegato di UNAPROL - con risultati utili alla salvaguardia delle piante monumentali e secolari dell’olivicoltura pugliese, pertanto è indispensabile che venga introdotta come strumento attivo e si continui con la sperimentazione per metterla a patrimonio comune per salvare anche il paesaggio della Piana degli Ulivi Monumentali”.
Ciò è necessario perché Coldiretti ritiene impraticabile ogni eventuale operazione di isolamento fisico delle piante monumentali, in quanto rischia di impedire l’attività agricola e le pratiche agronomiche e fitoiatriche di contrasto al vettore oltre a rappresentare un costo insostenibile per gli agricoltori.
“Il regolamento comunitario prevede alcune procedure che finora hanno limitato fortemente l’attività agricola – ha aggiunto Melcarne - delle aree delimitate con obblighi ormai anacronistici a sei anni dall’inizio del rilevamento del batterio, come i vincoli sulla movimentazione della legna. Quando solo le 527 aziende agricole risultate finanziabili con il bando 5.2 del PSR avranno, dopo mesi di attesa le dovute autorizzazioni, l’espianto genererà oltre 3 milioni di quintali di legna, di cui al momento non è stato neppure ipotizzato un percorso di movimentazione ed eventuale riutilizzo. Ad aggravare la situazione, i magazzini che normalmente acquistano legna stanno bloccando il ritiro di prodotto per eccesso di quantitativo sul mercato. E siamo solo agli inizi”.