Ha chiuso i battenti la 55esima edizione del Vinitaly
Ha chiuso i battenti la 55esima edizione del Vinitaly che si sta svolgendo a Verona dallo scorso 2 aprile. Si tratta della più importante manifestazione enologica internazionale che mette a confronto e naturalmente in competizione i vini provenienti da tutte le regioni italiane. Per la Puglia, presente al padiglione 11 della Regione Puglia, vi sono complessivamente 115 aziende e tra queste spiccano quelle della provincia di Brindisi. In particolare il sito della Regione Puglia segnala la presenza della quasi secolare Cantina di San Donaci oltre che la Cantina sociale Sanpietrana, la Upal di Cisternino, la Cantine Paolo Leo e la Cantina Produttori di San Pancrazio.
Fuori dallo stand della Regione Puglia vi sono altre aziende della provincia di Brindisi come la Cantine Due Palme e Marco Carrisi di Cellino San Marco, Candido e Castello Monaci di San Donaci, le Tenute Lu Spada e Tenute Rubino di Brindisi e altre aziende che per i quattro giorni di fiera hanno portato e fatto degustare le loro migliori produzioni enologiche. Adesso bisognerà attendere ancora qualche giorno per conoscere i risultati di questa operazione di marketing territoriale che si preannuncia abbastanza soddisfacente. Infatti, archiviata la tragica parentesi della pandemia cresce l’export dei vini pugliesi con un più 10,4% e quasi 210 milioni di valore con la Puglia che si conferma la seconda regione d’Italia nella produzione di vino con quasi 9 milioni di ettolitri. Interessanti e apprezzate sono state al Vinitaly le produzioni biologiche come quelle, ad esempio, di Tenute Lu spada di Brindisi che si sono poste l’obiettivo di ricercare il migliore equilibrio tra terra, piante, ambiente per costruire un sistema che fa del vino un potente strumento di riscatto culturale delle campagne e in cui i viticoltori sono custodi del territorio, del paesaggio, della biodiversità e di promozione della crescita sociale e culturale delle campagne.
Le difficoltà di produrre biologico le ha spiegate Carmine Dipietrangelo di Tenute Lu spada: “Mentre sul convenzionale non c’è un punto di riferimento, sul biologico c’è un metodo di produzione certificato, c’è una tracciabilità, ci sono dei limiti e dei vincoli per cui se il prezzo del biologico è troppo simile a quello del convenzionale, è già un indicatore che qualcosa non quadra, il consumatore deve leggere le etichette e avere delle informazioni aggiornate anche sui prezzi. Una differenza che non può essere colta. Anche in questo modo si valorizza una scelta impegnativa e costosa e di qualità”.
Per Coldiretti è quanto mai essenziale “difendere il patrimonio vitivinicolo italiano ed è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro perché tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero, ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”. Oggi nelle aziende vitivinicole brindisine è impegnata una forza lavorativa che spazia dall’impiego nei campi alle cantine, dalla distribuzione commerciale dei prodotti vinicoli ad altre attività connesse al comparto. Oltre a un indotto non indifferente. Infine, l’occasione del Vinitaly è stata ghiotta per le aziende territoriali di presentare i loro prodotti enologici appena nati. Così, mentre Tenute Lu spada ha presentato “Tuffetto”, Negroamaro biologico, Marco Maci ha presentato “Buena vida peach”, un gustoso prosecco al gusto pesca. Adesso non resta che aspettare qualche giorno e prima della Santa Pasqua redigere un bilancio di previsione per ciò che riguarda i contatti e i contratti realizzati in questo Vinitaly 2023.
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