S. ANTONIO: COLDIRETTI PUGLIA, IN FATTORIA PUGLIA 453MILA TRA MUCCHE, PECORE, MAIALI E CAVALLI
La Fattoria Puglia è uno straordinario presidio di biodiversità e un patrimonio produttivo ed economico irrinunciabile fatto di 453mila animali, dalle mucche alle pecore, dai bufali alle capre, fino ad asini e cavalli, messi a rischio da una serie di minacce, dall’aumento vertiginoso dei costi di produzione e gestione fino ai cambiamenti climatici. E’ quanto emerge dal rapporto sullo stato di salute della Fattoria Puglia, diffuso dalla Coldiretti Puglia, in occasione di Sant’Antonio Abate, il Patrono degli animali, sulla base di dati dell’Anagrafe nazionale zootecnica, prendendo a riferimento la consistenza delle stalle da dicembre 2019 a giugno 2024.
Negli allevamenti ci sono 182mila mucche e bufali, 161mila pecore e 48mila capre, 40mila maiali, 19.612 cavalli e 2.998 asini - dice ancora Coldiretti Puglia - ma in meno di 7 anni hanno chiuso i battenti in Puglia 1.116 stalle, di cui 491 di bovini, 404 di ovicaprini e 221 di suini, a causa dell’effetto combinato dei cambiamenti climatici e dell’aumento vertiginoso dei costi di produzione e gestione, dei bassi prezzi pagati agli allevatori e dell’assedio degli animali selvatici. Sono andati perduti ben 72.771 capi di bovini e ovicaprini, ma in controtendenza – aggiunge Coldiretti Puglia – sale il numero di capi bufalini, suini ed equini, cresciuti rispettivamente del 41%, del 27% e del 32%.
Una perdita incolmabile causata dall’aumento dei costi di produzione e gestione, con il prezzo del latte alla stalla che non può andare sotto i costi di produzione calcolati da Ismea, quando nella forbice tra produzione e consumo ci sono margini da recuperare per garantire un prezzo giusto e onesto che tenga conto dei costi degli allevatori e la necessaria qualità da assicurare ai consumatori.
Un patrimonio messo a rischio da una serie di minacce – rileva Coldiretti regionale - che vanno dagli effetti dei cambiamenti climatici, alla diffusione di malattie, spesso legate alle importazioni dall’estero e alla diffusione incontrollata della fauna selvatica, fino ai tentativi degli oligarchi del cibo di introdurre carne e latte fatti in laboratorio. Ma a pesare sono anche l’aumento dei costi di produzione e i prezzi bassi all’origine, con gli allevatori che si trovano spesso nella situazione di lavorare in perdita, nonostante garantiscono al paese un presidio ambientale insostituibile.
Con 3 DOP (canestrato pugliese, mozzarella di Gioia del Colle e mozzarella di bufala) e quasi 20 formaggi riconosciuti tradizionali dal MIPAAF (burrata, cacio, caciocavallo, caciocavallo podolico dauno, cacioricotta, cacioricotta caprino orsarese, caprino, giuncata, manteca, mozzarella o fior di latte, pallone di Gravina, pecorino, pecorino di Maglie, pecorino foggiano, scamorza, scamorza di pecora, vaccino) – insiste Coldiretti Puglia – il settore lattiero–caseario garantisce primati a livello nazionale e Sigilli della biodiversità dal valore indiscutibile.
Serve intervenire urgentemente per salvare la “Fattoria Puglia”, dove sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà in Puglia – incalza Coldiretti Puglia – appena 692 stalle per la produzione di latte, decisivo presidio di un territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali a causa principalmente del prezzo del latte spesso non remunerativo, dovuto non solo alla crisi, ma anche e soprattutto alle evidenti anomalie di mercato con i prezzi alla stalla che subiscono inaccettabili ‘fluttuazioni’ e agli alti costi di gestione degli allevamenti.
Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere – conclude Coldiretti Puglia – spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado.
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