Covid: Coldiretti Puglia, +11% dieta mediterranea a 10 anni tutela Unesco pandemia spinge svolta salutista
Con il Covid torna prepotente la Dieta Mediterranea sulla tavola dei pugliesi, complice l’alleanza contadina tra agricoltori e consumatori, con un aumento medio dell’11% dei consumi nel 2020 dei suoi prodotti simbolo come olio extravergine d’oliva, frutta e verdura fino alla pasta, per effetto della tendenza delle persone a compensare il maggiore tempo trascorso in casa con un’alimentazione più sana. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Puglia, diffusa in occasione del decennale della dell’iscrizione della Dieta Mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco, avvenuta il 16 novembre 2010, con la mobilitazione degli agricoltori nei mercati di Campagna Amica e negli agriturismi con portate speciali, degustazioni guidate, lezioni per la preparazione fai da te delle conserve e della pasta fatta in casa con i cuochi contadini armati di matterello e vasetti, particolarmente utili con le limitazioni che costringono a rimanere a casa per la pandemia.
“E’ al Sud che la longevità aumenta anche grazie alla dieta mediterranea, un tesoro del Made in Italy che ci ha consentito di conquistare il record di longevità in Europa con la speranza di vita alla nascita che raggiunge il massimo storico di 82,3 anni con 80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne con ben 14.456 ultracentenari a livello nazionale. In Puglia, secondo i dati dell’AIRC, grazie alla dieta mediterranea e al cibo a KM0, l’incidenza dei tumori allo stomaco è inferiore del 27% rispetto alle regioni del Nord Italia, del 30% in meno di tumori al pancreas e del 50% in meno di cancro al fegato e le abitudini di consumo vanno impostate correttamente sin dall’età scolare”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Al mercato di Campagna Amica di Via Appia 226 a Brindisi, insieme al tutor della spesa, ai produttori delle specialità alimentari, Domenico Rogoli, biologo nutrizionista, segretario della Fondazione Nazionale della Dieta Mediterranea, ha spiegato il valore culturale e salutistico, riconosciuto a livello internazionale, della Dieta Mediterranea ai consumatori che hanno ricevuto in dono le ricette dei cuochi contadini degli agriturismi di Campagna Amica, con menù preparati con i prodotti della biodiversità contadina, attori protagonisti della Dieta Mediterranea.
A guidare la classifica della spesa mediterranea – spiega Coldiretti Puglia - è la pasta con un incremento degli acquisti del 12,5%, trainata anche dal boom fatto registrare da penne e spaghetti certificate fatte con grano 100%. Al secondo posto la verdura con una crescita del 12,2%, seguita dalla frutta con un +11,1% e dall’olio extravergine d’oliva dove i consumi aumentano del 9,5% nei primi sei mesi dell’anno.
Un trend che rivela come il maggior tempo trascorso in cucina per effetto delle misure restrittive, dai lockdown allo smart working, sia stato anche orientato alla preparazione di piatti con ingredienti salutistici accompagnato dal ritorno di antichi riti, come quello delle conserve fai da te, dove ad essere protagonisti sono spesso i prodotti simbolo della Dieta Mediterranea come verdura, frutta e olio. Ma anche la pasta casalinga, altro “must” tutto italiano, è tornata di moda, come dimostrano anche gli incrementi a doppia cifra fatti registrare nel 2020 dagli acquisti di uova e farina, cresciuti rispettivamente del 22,1% e del 59%. Un aiuto in tale direzione è venuto dagli agrichef, i cuochi contadini di Terranostra Campagna Amica, che hanno creato una serie di tutorial e corsi on line su www.campagnamica.it e sulla pagina www.facebook.com/terranostra.puglia.
Per aiutare tutto il sistema scolastico e le famiglie ad alimentare al meglio le giovani generazioni e l’intero nucleo familiare, Coldiretti Donne Impresa Puglia ha lanciato l’agrididattica a distanza, con video tutorial delle masserie didattiche che si spostano dalla campagna sul web, per portare avanti il Progetto di Educazione alla Campagna Amica che agevola l’incontro tra i bambini e i prodotti agricoli ‘fatti’ dagli agricoltori. In Puglia negli ultimi 10 anni sono stati coinvolti nel progetto delle masserie didattiche 90mila bambini e 270 scuole per orientare verso abitudini di consumo corrette basate sulla Dieta Mediterranea e formare consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti.
La svolta salutista è una tendenza anche a livello internazionale come dimostra il fatto che - ricorda la Coldiretti – la Dieta Mediterranea si è classificata come migliore dieta al mondo del 2020 davanti alla dash e alla flexariana, sulla base del best diets ranking elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori. La dieta mediterranea – spiega la Coldiretti – ha vinto la sfida tra 35 diverse alternative con un punteggio di 4,2 su 5 grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute, tra cui perdita e controllo del peso, salute del cuore e del sistema nervoso, prevenzione del cancro e delle malattie croniche, prevenzione e controllo del diabete.
Secondo quanto riportato nella decisione del Comitato di valutazione per l’iscrizione dell’Unesco in realtà si tratta di molto di piu’ di un semplice regime alimentare poichè “la dieta mediterranea è un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo… la dieta mediterranea (da greco diaita, o stile di vita) comprende molto più che il solo cibo. Essa promuove l’interazione sociale, dal momento che i pasti collettivi rappresentano il caposaldo di consuetudini sociali ed eventi festivi, oggi messi a rischio dalle misure adottate in molti Paesi per fermare il contagio.
La dieta mediterranea – conclude Coldiretti – è caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, i cui ingredienti principali sono olio di oliva, cereali, frutta e verdura, fresche o secche, una parte moderata di pesce, prodotti lattiero-caseari e carne, numerosi condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusioni, sempre nel rispetto delle convinzioni di ogni comunità.
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Tradizioni. Cucina e civiltà
dieta mediterranea
La nostra cucina, se volete anche “dieta mediterranea”, non ha una data di nascita ed è inutile ricercarla perché non la trovereste. La nostra è una cucina antica, molto antica, oserei dire senza tempo. Ha origini messapiche, greche, romane, medievali… ma non sono origini statiche, sono origini che si evolvono fino ai nostri giorni. È inutile anche cercare la paternità del nostro regime alimentare, delle nostre pietanze; non furono blasonati chef, che ultimamente hanno la cucina negli studi televisivi, a crearla, ma semplici massaie, contadini dalla forte tempra e dalla fame atavica.
La nostra cucina è un minestrone perché ha in parte origini orientali, specialmente medio-orientali, in parte africane, nordafricane, specialmente dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, di tutti i Paesi del “mare nostrum”. Non è sbagliato definirla “la cucina dell’incontro”, dell’integrazione di popoli e culture, di odori, colori e sapori mediterranei.
Cereali, legumi, olio, vino, verdura, frutta, pesce, molluschi, carni… hanno una forte identità e questa identità ha dato vita alle nostre tradizioni che, a ben vedere, sono figlie di una feconda ibridazione di tutte le risorse che ogni Paese mediteraneo è stato in grado di offrire o di apportare, anche non volendolo. E non mi rifersico solo ad una variegata alimentazione, ma alla salute ed al benessere che ne derivano per la positiva filosofia della vita individuale e sociale.
La nostra cucina, infatti, è un patrimonio di valori autentici e a questo processo millenario e al suo risultato hanno partecipato tutti i popoli, in tempi e modi diversi, ma si vede e si sente il contributo di tutti.
Pensate, per un momento… alla melanzana, a lla marangiana.
Di antichissima origine asiatica, forse proveniente dall’India, la melanzana era conosciuta dagli Arabi (infatti il nome deriva dall’arabo bādanžâna) e da essi fu diffusa nei Paesi del bacino del Mediterraneo, nella Spagna verso l’8° sec. In Italia era già nota e parte della cucina nel 13° secolo.
Da allora la nostra cucina è stata in grado di creare autentici capolavori culinari, quali: marangiani a ffungitieddu, soffritto di melanzane, con pomodoro, aglio, alloro e menta; marangiani chini, melanzane ripiene, il massimo del gusto e della gioia; marangiani a pparmigiana, melanzane alla parmigiana; marangiani rruštuti, fettine di melanzane arrostite, condite con aceto, olio, sale e menta; marangiani sott’ogliu, conserva di melanzane sott’olio; marangiani spaccati cu ll’agghiu ‘n culu, melanzane tagliate in due parti nel senso della lunghezza, incise dalla parte della corteccia e nell’incisione si inseriscono aglio, formaggio, menta e sale e si soffriggono da ambo i lati; sono poi tolte dalla padella e nel sugo si fanno saltare dei pomodorini; infine, si aggiungono le melanzane per completare la cottura; possono condire la pasta o essere servite da sole.
Insomma, è un matrimonio-patrimonio comune di valori, conoscenza, simboli, in una sola parola: cultura. Da questa cultura non è possibile escludere nessuno, perché la nostra cucina è contemporaneamente locale e comune, naturale ed equilibrata, ed appartiene a noi e agli altri popoli viciniori, perché se cambiano gli elementi, non cambia la sua identità profonda, in quanto diversa e pur sempre essenziale, perché figlia della nostra civiltà comune, del nostro modo di vivere e di essere.
Davanti ad una pietanza salentina o mediterranea, ogni persona, per quanto lontano dal suo paese, si sente a casa sua. Del resto, nessuno può appropriarsene e nessuno può esserne escluso, tutt’al più si può consentire, con cautela, una rielaborazione e, per alcuni alimenti, un reinvestimento, cosa che ultimamente avviene, anche se talvolta con eccessiva disinvoltura.
La nostra cucina ha radici profonde, radici che affondano nella terra baciata dal sole del nostro Sud, del nostro Salento, radici capaci di raccogliere linfe preziose, radici spontanee e forti, feconde, nutrienti e salutari.
Oggi si sprecano gli studi sulla dieta, sul regime alimentare adeguato, allo scopo di stare bene; un tempo, i nostri avi, pur non conoscendo questi studi, anzi, senza saper leggere e scrivere avevano a disposizione tutto quello di cui avevano bisogno; non hanno avuto bisogno di ricercatori o grandi chef. E non sprecavano nulla! Anzi, valorizzavano tutto, con saggezza ed equilibrio, senza sprechi.
Se poco o nulla è stato aggiunto a quanto si è sempre fatto da secoli e secoli, va sottolineato che oggi occorre attenzione, al fine di evitare di corrompere o addirittura distruggere questo prezioso equilibrio che, a ben vedere, è prezioso per il futuro nostro e delle prossime generazioni.
È evidente a tutti l’importanza della nostra educazione e non solo alimentare; è consapevolezza, prima di tutto, che investe i diritti e i doveri che ognuno ha in quanto parte della comunità.
Occorre, quindi, evitare che cada l’oblio (e questa è la consapevolezza) sulle nostre antiche tradizioni culinarie e, nello stesso tempo, bisogna fruire di questa eredità millenaria e tramandarla alle nuove generazioni (e questa è l’educazione) perché possano a loro volta preservare e tramandare la nostra cucina e con essa la civiltà.
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