Marcello Ignone: tre giorni di festa in onore della Madonna del Carmine

Luglio 15, 2017 2232

vergine del carmelo 2014La festa della Vergine del Monte Carmelo,

ignone-marcelloche inizia oggi a Mesagne con un triduo di festeggiamenti in onore della patrona, protettrice e avvocata della città, pone lo spunto per approfondire il significato delle feste patronali. Lo facciamo in compagnia del professor Marcello Ignone, docente esperto, formatore specifico e ricercatore di storia, cultura locale e beni culturali. I mesagnesi, prima dell’attuale protettrice avevano un altro protettore; fu semplicemente declassato dalla collettività perché non svolse il suo dovere? No, nuovi potenti ordini religiosi, nuovi appetiti politici ed economici o il mantenimento degli equilibri di potere decisero e il terremoto fece il resto. «Io definirei la nostra festa patronale una “festa urbana”. È un fenomeno abbastanza recente che non ha interessato solo la nostra festa patronale che, per inciso, un tempo era tutta nelle mura cittadine», ha esordito il professor Ignone che ha aggiunto: «Era, insomma, una festa rurale, tipica di un paese meridionale, una delle tante che, grosso modo tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Settanta del secolo scorso, andò incontro a un periodo di stanca, complice anche la critica che le giovani generazioni e gli intellettuali rivolsero alle manifestazioni di cultura popolare tradizionale, ritenute nella migliore delle ipotesi folklore o, peggio, addirittura un ostacolo al progresso”. Questo clima anti-festivo, dagli anni Ottanta, andò scemando per assistere, man mano a una rinascita, una rivitalizzazione della festa in genere e, per quanto ci riguarda, della festa patronale. “È stato un processo di allargamento, non solo dovuto a necessità urbane, ma che, a mio parere, rispondeva anche alle nuove esigenze di feste popolari più coinvolgenti che proveniva dalla comunità», ha spiegato il docente. Un’esigenza democratica che chiedeva, negli anni Ottanta e Novanta dello scorso secolo, anche spazi nuovi dedicati alla festa, al rito collettivo. «Certamente - ha confermato Ignone - la comunità mesagnese era cresciuta, non senza problemi, e chiedeva una dimensione urbana della festa patronale, una dimensione capace di intercettare i bisogni della sua stessa esistenza comunitaria, un momento sociale condiviso, di partecipazione, di ritorno dei figli emigrati, di presentazione sociale dei nuovi rampolli, d’identità e vincoli gruppali e parentali». La festa urbana della Vergine del Carmelo coinvolge tutti e non esclude nessuno, anche chi è contrario. «Noi mesagnesi in fatto di abbigliamento siamo, in genere, sempre stati “appariscenti” e quale migliore occasione della festa patronale per apparire? Ora, si sa che si può apparire in due modi, entrambi presenti nei cittadini mesagnesi: per eccesso o per difetto. Per i primi: abiti sfarzosi e dai colori sgargianti, appositamente cuciti per i giorni di festa; per i secondi: pantaloncini, maglietta a canottiera», ha concluso il professor Ignone.