Uil pensionati, assurdo lavorare fino a 67 anni

Tindaro Giunta Ottobre 26, 2017 1782

uil pensionati logo lug16La politica è l’arte meravigliosa di saper governare ed amministrare il bene comune. Etimologicamente politiké (téchné) significa (arte) politica; politikòs, è ”proprio del cittadino”, polités, invece, è il “cittadino”. Essa fa riferimento, quindi, agli ideali propri dei cittadini nel gestire la cosa pubblica e quindi ai bisogni e alla tutela del “cittadino”, come ci rammenta, Giorgio Benvenuto della Uil.

È assurdo, secondo la Uil pensionati, lavorare fino a 67 anni; occorre dare spazio ai giovani; eppure la Consulta ha fatto prevalere le ragioni di Stato dichiarando legittimo il decreto Poletti n.65 con queste motivazioni “che la nuova e temporanea disciplina realizzi un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica”.

Difendere, però, il potere d’acquisto delle pensioni è un pilastro della democrazia. Il futuro politico della democrazia, infatti, dovrebbe partire dalla richiesta dei bisogni del rispetto dei Diritti nella sua qualità di consenso del “diritto di avere diritti”, come scrisse Rodotà, contro la pretesa dei processi di globalizzazione.

In tal guisa per un'Europa sociale, occorre la sfida per conoscere lo spirito delle leggi, della democrazia, della libertà, dei diritti e della tutela dei valori comuni. Il sindacato dice che i pilastri della tutela dei diritti non si toccano e che questi non sono una merce e non possono essere negati. Per noi la democrazia è un concetto stabile e intoccabile. Ogni giorno, purtroppo da qualche anno, ci siamo resi conto che essa debba essere alimentata e difesa. Non è un bene dato, infatti, "rinunciare al diritto che si trasforma in un’opportunità o nell’incapacità di tutelare o di dare lavoro con la giustifica dello stato di necessità”. Per guadagnare di più, a volte, si porta all’estero la produzione oppure quello che non può essere esportato, come l’edilizia o l’agricoltura, si affida a chi è ricattabile o non ha diritti nel nome del civismo e solidarietà.

Occorre ricordare che l’Italia, essendo una repubblica democratica, prevede la garanzia dei diritti come la libertà, la previdenza e la parola lavoro. Non è un caso, quindi, che l’Assemblea Costituente abbia affrontato già questo argomento, più volte, con rilevante valenza critica.

Il lavoro è un servizio; è, dunque, qualcosa che si fa per gli altri, come un diritto esigibile da salvaguardare come sono la sicurezza, il lavoro, la scuola e il diritto alla salute, cardini per la formazione, per le famiglie e per le persone fragili e non autosufficienti. Le autorità istituzionali del meridione dovrebbero tener conto della Road Map che ci consegna l’Istat nel Bilancio demografico nazionale relativo al 2016, dove su una popolazione complessiva al 31 dicembre 2016 di 60.589.445 persone si evidenzia rispetto al 2015 una diminuzione di 76.106 unità, causata soprattutto da una flessione della popolazione di cittadinanza italiana. Il calo delle nascita è un trend costante, iniziato nel 2008. Il 2016, però, segna una diminuzione di 12.341 rispetto al 2015 con un accentuato calo soprattutto al Sud. Le percentuali maggiori, al di sopra della media nazionale del -0,13%, si rilevano nelle isole (-0,34) e al Sud (-0,28%). È necessario dire inoltre, che sempre più meridionali lasciano le proprie provincie e regioni come sempre più giovani e anziani lasciano il nostro paese: 115 mila unità in tutto. La concomitanza è dovuta alla crisi economica, alla disoccupazione giovanile e all’alta pressione fiscale.

Sembra che qualche cosa si stia muovendo in quest’ultimo periodo, almeno nel meridione.

È il caso di citare l’annuncio del decreto Sud, che stabilirà le regole di funzionamento delle Zone economiche speciali (Zes), che entro l’anno dovrebbero diventare operative. Stiamo parlando di cinque regioni meridionali con presenza di aree portuali: Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata e Puglia e per il nostro territorio le aree sono di Brindisi e Taranto. È giusto sottolineare che per la nascita e lo sviluppo delle Zes al momento si prevedono 200 milioni di euro, da utilizzare tra il 2018 e il 2020.

Come ha annunciato il ministro Claudio De Vincenti si chiede al Sud di agevolare la ripresa per “Costruire il futuro industriale da protagonista” e “essere cuore pulsante nelle sfide competitive della globalizzazione. Secondo le indicazioni contenute nel decreto Sud vi saranno le possibilità di sfruttare agevolazioni fiscali e di beneficiare rilevanti semplificazioni di carattere amministravo e burocratico e l’applicazione, in relazione agli investimenti effettuati nella Zes, di un credito d’imposta proporzionale al costo dei beni acquistati nel limite massimo di 50 milioni di euro per ciascun progetto d’investimento.

Sono sfide da affrontare per salvaguardare e tutelare in una società dominata da un “populismo autoritario”, che si è affermato come terza forza ideologica della politica europea, dietro il conservatorismo e il socialismo democratico, con una crescita costante dal 1980 ad oggi.

I sostenitori non si preoccupano dell’aumento della povertà. In Italia la crisi finanziaria ed economica ha fatto crescere in modo sostanziale l’esclusione sociale le ineguaglianze sociali non solo per gli anziani, ma anche per i giovani e gli adulti.

La domanda che la Uil pensionati si pone è di trovare una linea indicativa per il futuro. Su che fare l’unica strada da percorrere è di rimettere a posto la politica per uscire dalla recessione e metta al primo posto come asse prioritario “il lavoro, la previdenza e la sanità pubblica”. Il sindacato si oppone e fa fronte ad ogni forma di populismo, di esclusione e di discriminazione sociale. La democrazia è un diritto sostanziale,che rispetta la dignità, l’equità e la giustizia sociale più della ragione con impegno e senso di responsabilità.

Il rispetto della Piattaforma unitaria è indice di confronto e d’impegno con il Governo, siglato tra le parti il 28 settembre 2016. Nell’immediato è necessario estendere il reddito di inclusione introdotto dal governo (REI) a tutte le persone in condizioni di povertà. La spesa sanitaria deve essere sostenuta in modo da tutelare il funzionamento e l’efficacia del sistema sanitario pubblico limitando soprattutto, la crescita della spesa farmaceutica. La spesa sociale deve tornare a crescere dopo un decennio di tagli, rifinanziando il fondo nazionale per le politiche sociali, il fondo per la non autosufficienza, il fondo per le politiche giovanili, il fondo per le politiche per la famiglia. E’ necessario introdurre i Livelli di Assistenza Sociale (Liveas) previsti dalle legge 328 del 2000 per assicurare standard minimi di servizio su tutto il territorio nazionale.

Per il sindacato occorre cambiare le pensioni, separare l’assistenza dalla previdenza e dare lavoro ai giovani, Noi diciamo che i pensionati sono cittadini a parte intera. Occorrono il superamento della disparità di genere e la valorizzazione del lavoro di cura riconoscendo il lavoro della donna, la sua maternità, le cure che assistono le fragilità del coniuge, dei figli, dei genitori e prevedendo dei contributi anche per i lavori domestici che giornalmente loro fanno. Le donne contribuiscono alla coesione sociale e al «vivere insieme». Noi tutti insieme, Sindacato e Politica, vogliamo in comunione un'Italia dei diritti, di giustizia sociale, di uguaglianza, di libertà e di democrazia.

Ultima modifica il Giovedì, 26 Ottobre 2017 20:48