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Un intervento che porterà alla mappatura sistematica di tutte le testimonianze archeologiche presenti e alla redazione di uno strumento che sarà fondamentale per l’ente gestore sia per valutare le azioni da sviluppare, che per una corretta attività di valorizzazione turistico-culturale di tale patrimonio. La mappatura consiste nella realizzazione di ricognizioni sistematiche di superficie, quindi sostanzialmente nel percorrere a piedi metro per metro tutta la Riserva registrando le caratteristiche fisiche e vegetazionali di ogni appezzamento di terra, verificando la presenza di materiali archeologici in superficie o di strutture antiche affioranti dal terreno o parzialmente inglobate in edifici o costruzioni successive, o ancora di cavità artificiali e grotte naturali, o impianti di cava antichi, pozzi, tratturi, strade, tombe, etc.
L’intervento ha già portato all’individuazione di alcune grotte naturali e diverse cavità artificiali, oltreché alla localizzazione di un’area con abbondanti affioramenti di frammenti di ceramica d’impasto dell’età del Bronzo che potrebbero segnalare la presenza di un insediamento antico sino ad ora ignoto. Nel territorio della Riserva sono infatti già noti ben due abitati protostorici costieri, quello cosiddetto di Torre Guaceto che occupa l’intero promontorio su cui sorge l’omonima torre di guardia cinquecentesca, e quello degli scogli di Apani. Grazie al lavoro attualmente in corso, sono stati già rinvenuti diversi frammenti di un grande contenitore ceramico ad impasto di forma chiusa, probabilmente si tratta di un’olla ovoidale databile all’età del Bronzo.
Dopo un’accurata documentazione i frammenti ceramici rinvenuti in superficie sono stati rimossi e portati presso il Laboratorio di Archeologia di Torre Guaceto dove saranno sottoposti ad un primo intervento conservativo. Inoltre, un’attenta analisi dell’area immediatamente circostante al rinvenimento ha rivelato la presenza in superficie di diverse buche per palo. Si tratta di elementi strutturali che indicano chiaramente la presenza in quell’area di una capanna databile ad almeno 3.500 anni fa. Aldilà del singolo rinvenimento è stato importante poter acquisire dati certi sulla presenza di una capanna e quindi di un lembo di villaggio del II millennio a.C. in un’area posta diverse centinaia di metri più a nord del promontorio di Torre Guaceto e quindi in un tratto di costa che oggi non è sottoposto a vincolo archeologico.
Questo consentirà in futuro al Consorzio di Gestione di utilizzare anche questo dato ai fini di una corretta valutazione del regime di tutela da adottare in quel tratto di Riserva naturale.