nel convegno dedicato al giudice Rosario Livatino ammazzato il 21 settembre 1990 dalle cosche mafiose a soli 38 anni. Lo scorso 3 ottobre si è conclusa ad Agrigento la fase diocesana del processo di beatificazione. Il titolo dell’incontro, organizzato dall’ufficio di Pastorale Sociale diocesano e da diverse realtà associative e giudiziarie, è stato “Sub tutela Dei (Sotto la tutela di Dio) testimone di fede e di diritto”. Molti gli interventi che hanno provato a restituire la ricchezza della figura del magistrato, venerato dalla Chiesa come servo di Dio. Dopo un cordiale saluto rivolto ai relatori, agli ospiti e al folto uditorio dall’avvocato Pantaleo Binetti, collaboratore dell’ufficio di Pastorale Sociale, i lavori hanno avuto prosecuzione con l’introduzione curata dall’avvocato Francesco Laterza, responsabile parrocchiale settore adulti di Azione Cattolica di Mesagne, che ha ricordato l’attualità dell’insegnamento del “giudice ragazzino” ed il suo approccio verso il ruolo del magistrato sempre attento anche alla persona giudicata. I lavori sono proseguiti con l’intervento di don Giuseppe Livatino, parente del giovane magistrato e postulatore della causa di beatificazione, che oltre a riferire ampi stralci degli esiti del processo ha anche sottolineato la figura di un magistrato il cui profilo professionale era inseparabile dal suo rigore morale e personale. Ulteriore approfondimento sulla sua figura è stato quindi fornito da Domenico Airoma, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Napoli Nord presso cui coordina le indagini sulla così detta terra dei fuochi, che ha riferito della profonda attualità degli insegnamenti del giovane martire della violenza mafiosa, anche nel quotidiano esercizio della giustizia. I lavori sono stati conclusi dall’arcivescovo Domenico Caliandro, il quale ha richiamato la memoria i tanti martiri della fede uccisi dalla mafia come don Pino Puglisi e don Giuseppe Diana. “Uomini – ha ricordato l’arcivescovo – che hanno seguito Cristo lungo la strada che li ha portati a condividere anche la stessa Croce”. Presente all’incontro anche la commissaria prefettizia Erminia Cicoria, che regge le sorti del Comune di Mesagne, che nel suo intervento ha sottolineato come la vita del giudice Livatino deve essere di esempio per tanti giovani. Più volte durante gli interventi dei relatori ma anche durante partecipato dibattito che ne è seguito, sono risuonate alcune frasi dello stesso magistrato siciliano: “Al termine della vita non vi verrà chiesto se siete stati credenti, ma se siete stati credibili”.
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