Che cosa resta dell’orrore che fu l’Olocausto? Siamo tornati per domandarcelo, insieme ai tanti giovani che abbiamo incontrato, ad Aurora, a Giulia e a Lorenza che da Mesagne hanno preso parte al progetto “Il treno della Memoria”.
Dopo Auschwitz, prende forza la necessità di ragionare – di usare la ragione, un’operazione che rimanda al comando di ascoltare il cuore insieme all’intelletto – sulle risposte da dare oggi dinanzi all’odio per gli stranieri, a chi non è o non la pensa come noi, a tutte le forme di incalzante intolleranza che in modo prepotente pervadono il presente che ci circonda. Lo sterminio per mano nazista deve rimanere sotto gli occhi di chi resta e di verrà, perché le testimonianze viventi si assottigliano sempre più, rischiamo di rimanere soli con le debolezze e i rischi dell’oblio. La Shoah serve a dire “mai più” mentre si è capaci di riconoscere la barbarie e l’indifferenza nelle sue forme vecchie e nuove, mentre siamo pronti a contrastarle attraverso il nostro impegno quotidiano.
Toni Matarrelli, sindaco di Mesagne
Vincenzo Sicilia, cons. com. Mesagne, delegato alle Pol. giov.