Come ha dichiarato lo stesso Prof. Pier Luigi Lopalco, responsabile scientifico della task force regionale contro il covid, ora il problema principale è quello dei focolai che si sviluppano intorno agli ospedali. Ci sembra doveroso allora, oltre a segnalare alcuni problemi che a questo proposito abbiamo rilevato nella nostra Provincia, avanzare delle proposte affinché si utilizzi al meglio il margine di tempo di cui disponiamo.
Nella giornata di ieri il Sindaco di Brindisi Riccardo Rossi ha annunciato che finalmente anche la Provincia di Brindisi avrà un suo laboratorio di biologia molecolare per analizzare i tamponi. L’auspicio è che in questo modo si possano processare molti più tamponi rispetto a quanti ne sono stati fatti finora, e soprattutto che gli esiti siano disponibili in tempo utile ad accertare tempestivamente i casi sospetti così da intervenire in modo efficace per bloccare la catena dei contagi. In quest’ottica sarà fondamentale monitorare con i tamponi il personale più esposto al rischio contagio, dando priorità a quello ospedaliero ed agli operatori sanitari in genere con l’obiettivo di scongiurare pericolosi focolai ospedalieri. E’ di fondamentale importanza, inoltre, risolvere il problema dei tempi di attesa per effettuare un triage all’ospedale Perrino. L’assenza di una struttura ad hoc, separata fisicamente dal pronto soccorso, è causa di lunghe ore di sosta dei mezzi del 118 con grave disagio per i pazienti e per gli operatori che, oltre ad essere chiusi in ambulanza per molto tempo con soggetti ad alto rischio biologico, si trovano con i mezzi bloccati in attesa che si liberi il posto per il paziente che hanno preso in carico.
Come già denunciato ieri da tutte le organizzazioni sindacali della dirigenza medica e dei medici di medicina generale, il personale sanitario lavora in assenza di dispositivi di protezione individuali (mascherine, guanti, occhiali, divise monouso), siamo consapevoli che il problema è di ordine nazionale e l’approvvigionamento di questi dispositivi è diventato particolarmente complicato, ma occorre assumere iniziative forti e tempestive, a tutela di tanti lavoratori della sanità quotidianamente esposti al rischio di contagio. Tanto più, ci sia consentito, nell’unica Provincia che non è dotata di un ospedale dedicato esclusivamente all’emergenza Covid: il Perrino, infatti, deve corrispondere, giustamente, anche a quei pazienti ricoverati per cause diverse dal coronavirus. Comportando questa situazione promiscuità di accessi e di percorsi, occorre con maggiore celerità dotare tutto il personale ospedaliero , ed anche quello delle strutture private, di dispositivi di protezione idonei.
Ferme restando queste carenze, alcune delle quali possono essere colmate solo parzialmente in una situazione inedita ed emergenziale come quella che stiamo affrontando, si può e si deve comunque agire per prevenire picchi di contagio allo stato insostenibili. Cercare, isolare, testare e trattare sono le quattro azioni che l’OMS (organizzazione mondiale della sanità) indica per fronteggiare l’epidemia di COVID 19, come il Prof. Lopalco ci ricorda in ogni occasione utile. Noi riteniamo che questa strategia si possa attuare organizzando da subito le unità speciali di continuità assistenziale (USCA), reclutando medici di medicina generale, medici addetti alla continuità assistenziale, giovani medici specializzandi in medicina generale, neolaureati iscritti all’ordine e infermieri. Strutturando una di queste unità ogni 50 000 abitanti è possibile effettuare un monitoraggio costante, quotidiano, evitando, finché è possibile, di ospedalizzare pazienti risultati positivi, anticipando le cure per arrestare in tempi più rapidi il processo infiammatorio dei polmoni, assistendo i relativi nuclei familiari spesso disorientati e spaventati. E’ quanto mai opportuno, inoltre, creare dei presidi diagnostici territoriali anche mobili, utilizzando le suddette USCA per effettuare a domicilio test rapidi (attraverso un prelievo di sangue) per avere quanto meno un riscontro della diffusione del virus nelle nostre comunità. E ancora, sarebbe più che mai utile organizzare in maniera capillare la ricostruzione della rete di contatti dei soggetti risultati positivi e isolarli come fossero positivi a loro volta; non bisognerebbe escludere neanche l’idea di individuare soluzioni abitative alternative, utilizzando la disponibilità che diversi soggetti privati (a partire dagli albergatori) hanno dato nei giorni scorsi, per quei nuclei familiari che hanno al loro interno un soggetto positivo e condividono spazi molto ridotti. Tutto questo è possibile concentrando risorse economiche in questa attività di prevenzione sul territorio, e facendo si che i medici siano tutelati e messi nelle condizioni di lavorare con adeguati dispositivi di protezione individuali.
Per tutte queste ragioni è sacrosanta, e noi la sosteniamo, la battaglia che i Sindaci stanno conducendo per essere messi a conoscenza del dato disgregato, comune per comune, dei soggetti risultati positivi al coronavirus. A questo proposito, nella giornata di ieri L’ANCI Puglia ha richiesto l’attivazione urgente di un flusso di comunicazione diretto, immediato e sistematico con i comuni, in modo tale da aggiornare i Sindaci in tempo reale, sulle situazioni dei contagiati e dei malati che riguardano i propri territori.
Soltanto con una risposta che coinvolga ASL, Sindaci, Medici, infermieri e volontari (Protezione Civile, Croce rossa e altri) possiamo affrontare, grazie alla medicina del territorio, un’emergenza che ha colto impreparati sistemi sanitari ben più strutturati del nostro. Possiamo farcela se organizzeremo al meglio, e nel più breve tempo possibile, le risorse umane e agli strumenti di cui disponiamo, anticipando un nemico tanto invisibile quanto insidioso.
La Federazione Provinciale del Partito Democratico di Brindisi