Pignatelli e lo sciopero della fame. Dimagrito di 4 chili in 7 giorni
Ha perso oltre 4 chili il gelatiere Angelo Pignatelli che da giovedì scorso ha iniziato uno sciopero della fame per sensibilizzare i politici verso un problema sociale che non riguarda solo lui bensì molte altre partite iva nazionali: strutturare con le banche i debiti accumulati negli anni con le proprie attività. “Noi vogliamo pagare – ha spiegato Pignatelli -, ma lo Stato ci deve dare una mano a strutturare il nostro indebitamento bancario”. Pignatelli, come tanti suoi colleghi, a causa della crisi del comparto acuitasi con la pandemia non ha più un lavoro. Ha 59 anni con pochi contributi pensionistici da sperare in una pensione. Questo è il terzo sciopero della fame che fa nel giro di tre anni. “Non mollerò – ha spiegato Pignatelli – voglio andare fino in fondo. È una battaglia di legalità e civiltà non solo per me, ma anche per tutti i colleghi Italiani che vivono gli stessi miei drammi”. La sua richiesta è rivolta principalmente ai politici del territorio, gli stessi che alcuni anni fa erano presenti all’inaugurazione della sua nuova gelateria in via Tenente Ugo Granafei.
Gli stessi politici che. Dopo il crack, ha bersagliato di sms e telefonate senza ricevere nessuna risposta. Ciò che chiede è semplice: “Si tratta di far presente ai nostri politici di presentare in Parlamento delle riforme urgenti riguardo le leggi 108/96, sull’usura, e 3/2012, sul sovraindebitamento, in modo che finalmente si ponga fine ai suicidi delle partite iva, che vanno avanti ininterrottamente dal 2008. Ad oggi nessun governo ha fatto nulla per porvi rimedio”, ha spiegato Pignatelli. D’altronde il commerciante ha chiesto una sola cosa: “lavorare”. In questi anni non ha mai chiesto, ad esempio, il reddito di cittadinanza. “Non voglio che mi regalino soldi - ha spiegato – i soldi voglio guadagnarli onestamente con il mio lavoro. Chiedo solo che mi aiutino a rimettere in piedi la mia attività commerciale. Ho le macchine, gli arredi. Il tutto, però, ha bisogno solo di una manutenzione. Se riparto con la mia attività commerciale posso ripianare pian piano tutti i miei debiti”. Ma anche lo Stato dovrebbe fare, secondo Pignatelli, la sua parte e agevolare le partite iva. “Non chiedo un colpo di spugna sui miei debiti – ha proseguito l’uomo – chiedo solo di avere la possibilità di rinegoziare il mio debito con le banche e poter rateizzare il debito con l’Agenzia delle entrate”.
Questo è ciò che chiedono in Italia molti altri commercianti i quali a causa del covid o della crisi globale si sono trovati a non poter onorare i pagamenti. Gente che ha voglia di continuare a lavorare per rimettersi in carreggiata. “Ho iniziato questo sciopero della fame, della sete, e dei farmaci che prendo tutti i giorni per la pressione arteriosa e la glicemia - ha concluso Pignatelli -. Andrò avanti con la mia protesta pacifica a danno della mia incolumità e se dovesse accadermi qualcosa di tragico, la colpa sarà solo di questa politica che non sa e non vuole ascoltare i reali bisogni dei cittadini, così mi avranno sulle loro coscienze. La mia protesta è per tutti, non solo per me, soprattutto in memoria dei colleghi che non hanno avuto la mia stessa forza. È ora di dire basta a questa mattanza per colpa dello Stato”.
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