Terza puntata: Parco urbano R. Potì… un deserto
Il parco urbano R. Potì, che tutti ci invidiano, tra l’altro se non si interviene con strumenti adeguati e mirati, rischia di trasformarsi in uno spazio assolato e senza nessuno spazio ombreggiante da cui ripararsi durante le giornate torride; si notano i genitori (molti sono turisti) dei bambini che utilizzano gli straordinari giochi d’acqua, alla ricerca di zone d’ombre, ma in verità ce ne sono poche.
- Il parco vede continuamente depauperare il proprio patrimonio arboreo, 11 (undici) alberi sono seccati, molti si trovano vicino a quello che dovrebbe essere il campo di bocce, altri 3 (tre) sono stati buttati giù dal vento o mal tutelati, questi ultimi vicino al campo di calcetto lato est. Facendo una piccola proporzione, se in sei anni abbiamo perso 14 (quattordici) alberi, a cui bisogna aggiungerne altri sette che non si capisce che fine abbiano fatto, viali con siepi secche e scomparse in più punti o avvolte da cespugli nati spontaneamente con spine pericolose per gli utenti (soprattutto bambini), tra una quindicina di anni al parco andremo per prendere il sole, non per ripararci.
- Guardando le foto dell’inaugurazione del parco, parecchi cittadini che lo frequentano assiduamente, si sono resi conto che 7 (sette) alberi, a fianco alla sala di vetro lato nord, sono scomparsi; chiediamo a chi di dovere, che fine hanno fatto? Dove sono andati a finire? Inoltre perché al parco non è stato effettuato il censimento degli alberi? Sono domande legittime che i cittadini attenti a che Mesagne diventi sempre più bella e fruibile da parte di tutti, si pongono e vorrebbero delle risposte. Altra osservazione, non c’è bisogno di essere un super botanico, ma tanti pioppi messi a dimora ci sembrano esagerati; siamo in un luogo di svago, di giochi, di incontri e non al cimitero, e ci siamo chiesti quanto ombra possano produrre questi alberi? Si è notato anche che a distanza di sei anni, gli alberi messi a dimora non crescono in maniera adeguata o perché la piantumazione non è stata efficace o non sono curati opportunamente e da gente competente.
- La segnaletica interna al parco, esposta al sole e alle intemperie, è completamente out e va rifatta.
- Molti visitatori che vengono da fuori, hanno chiesto ingenuamente ai frequentatori abituali: ma come si chiama questa meraviglia? No, perchè al primo impatto sembra che abbia un altro nome.
- Sempre numerosi cittadini si chiedono, ma il parco urbano è un gabinetto pubblico per animali o è un luogo dove bambini, ragazzi, adulti, nonni, diversamente abili con carrozzine, possono passeggiare tranquillamente senza mettere i piedi e le mani su materiale lasciato incautamente da chi dovrebbe raccoglierlo. L’amministrazione comunale, sapientemente, ha attrezzato altri luoghi (Snoopy park) nella zona industriale, uno spazio ampio e adeguato, per far scorazzare gli amici dell’uomo. A chi gestisce la cosa pubblica, non è venuto il dubbio, legittimo, che il parco, eliminate queste criticità sarebbe frequentato da più gente e sarebbe più apprezzato?
- Infine le due “appendici” del parco, l’una quella prima di arrivarci sulla destra da via Sasso, è piena di erbacce e abbandonata a se stessa, l’altra quella piccola in piazza Iapigia è stata privata delle panchine utilizzate dalla gente che abitava li vicino.
Le osservazioni su esposte non hanno niente di strumentale, non hanno nessuna vena polemica ma sono fatte da numerosi cittadini che hanno occhi per vedere e vogliono il bene della loro Mesagne, la vogliono sempre più meta di turisti che vogliono ammirare le nostre meraviglie, tutte. Gli amministratori, i consulenti, ogni tanto lascino il centro storico e faccino una capatina al parco per vedere con i propri occhi in quale stato si trova, quest’anno l’estate mesagnese ha posto al centro un tema importante, l’inclusione, mettiamoci anche il parco, oggetto di poche iniziative. Serve più controllo, non solo da parte dei cittadini, in modo tale che Mesagne sia degna del nome e della sua candidatura a capitale della cultura (sfiorata per un soffio) e non diventi capitale dei barbari in cui ognuno fa i propri comodi.
Un numeroso gruppo di cittadini che amano Mesagne.