a due mesi dall’inaugurazione, incomprensibile ai non addetti ai lavori, resta off limits per i pazienti. Al contrario sul sito ufficiale dell’Asl di Brindisi risulta ufficialmente aperto dal novembre del 2017. La causa sarebbe da ricondurre alla mancanza di un documento basilare per l’apertura: l’accredito della struttura presso la Regione Puglia. Non è tutto poiché tanti sono gli interrogativi che i medici di famiglia, cui sarebbe affidata la struttura, si stanno ponendo. “Se sono chiamato mentre sto facendo studio come faccio a lasciare tutto e ad andare in ospedale”, è questa la domanda che molti medici di famiglia si stanno ponendo. Così, mentre il personale sanitario è in attesa di disposizioni, qualcuno avrebbe già chiesto il trasferimento poiché l’inerzia sta incidendo sulla professionalità, l’ex ospedale continua a far parlare di sé per altri disfunzioni come il reparto di Radiologia ancora chiuso e la tac bloccata perché rotta. “La questione che sconcerta è che oggi l’ospedale di comunità non è ancora funzionante, pare perché i 12 posti letto non siano stati ancora accreditati dalla Regione”, ha esordito Antonio Calabrese, coordinatore di Progettiamo Mesagne, che si è chiesto, come tanti altri “perché organizzare una inaugurazione “farsa”? Perché non attendere che tutte le procedure amministrative fossero state completate? Forse discutibili motivazioni “elettorali” imponevano tale anticipazione?”. Poi c’è la situazione imbarazzante del personale paramedico che “sarebbe stato già assegnato al nuovo servizio ma che non può operare perché non ha pazienti da accudire. Dunque una situazione a dir poco imbarazzante che necessità di essere sbloccata in termini brevissimi”, ha fatto notare Calabrese. Tuttavia, l’ex ospedale “De Lellis” ormai è ridotto ai minimi termini. Si è perso, ad esempio, il Punto di primo intervento territoriale che ha chiuso i battenti a dicembre scorso. Ora a Mesagne c’è una postazione del 118 privata, peraltro senza medico poiché in caso di bisogno ci si avvale dell’auto medica. “Questo servizio – ha precisato Calabrese - costa circa 500 euro al giorno”. Ed ha , quindi, aggiunto: “Dopo le prime cure i soccorritori si limitano ad accompagnare il paziente al pronto soccorso del Perrino che continuerà, così, a congestionarsi ulteriormente non avendo, come sarebbe auspicabile, un'altra corsia per le urgenze. In questa situazione sconfortante si inserisce il disagio degli autisti delle ambulanze pubbliche, che oramai non più impiegabili a Mesagne, sono stati dirottati verso Brindisi rimanendo a “disposizione”, praticamente sottoimpiegati”. Poi c’è l’hospice, che doveva essere attivato in pochi mesi ed affidato a privati, di cui si sono perse le tracce, la Radiologia, importante sia per l’attività ambulatoriale che per i day hospital, è da tempo fuori uso perché, pare, si stia attendendo il collaudo; la tac è rotta e non vi è modo di ripararla. “Un quadro, dunque, desolante che dimostra, ancora una volta, l’inadeguatezza della classe politica, in particolare del governo regionale, e dei dirigenti della sanità pugliese nell’affrontare con responsabilità le varie fasi del “tormentato” riordino ospedaliero. In tutto questo gli unici a pagare le conseguenze di tanta superficialità, improvvisazione e mala gestione della sanità pubblica sono sempre gli stessi: i cittadini”, ha concluso Calabrese.
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