e organizzata da un “gruppo di lavoro” nella stessa istituito e formato da persone con diversa ispirazione religiosa e culturale, si è svolta la quinta edizione della “Scuola del dialogo”: una “quattro sere” di confronto su esperienze, letture della realtà, orientamenti di pensiero e comportamenti legati alla vita e alle sue domande. Quest’ultima edizione è stata dedicata ad una riflessione sui fondamenti possibili del dialogo, sia nel suo aspetto interpersonale, sia nel suo aspetto sociale, per poi portarlo sul terreno di alcune sfide che scorrono più o meno consapevolmente in tanti vissuti: la percezione e la realtà dei migranti, la relazione di genere, le dinamiche in corso nell’uso dei “Social”. Con riferimento ai “fondamenti” l’attenzione è stata posta su due questioni. La prima, rivolta al dialogo tra soggetti nella loro individualità concreta, ha posto al centro la “durezza della diversità” e la irriducibilità del limite di ogni “alterità”, per cui non ci può essere “relazione” e “colloquio” se non nel “conflitto”, in una tensione all’unità che non azzera le distanze, capace perciò di guadagnare la consapevolezza che le sintesi sono “fragili e provvisorie” come i loro protagonisti e che tutte le culture sono traducibili in quanto portatrici di senso, mentre nello stesso tempo vanno liberate da ogni forma di onnipotenza identitaria. La seconda questione ha riguardato la presenza e il rapporto tra i diversi soggetti sociali, in senso ampio, dalle “formazioni sociali” (art. 2 della Costituzione) agli Organismi politico-istituzionali della Repubblica. E’ stato in proposito riaffermato, con i dovuti aggiornamenti, il valore etico-politico di riferimento del mondo moderno e contemporaneo: la democrazia, intesa non solo come forma di governo, ma come processo partecipativo di articolazioni, ceti e classi sociali e di associazioni politiche, teso alla determinazione delle decisioni fondamentali nella guida di un Paese e delle sue circoscrizioni amministrative periferiche. La democrazia vissuta perciò come potere diffuso e modo di affrontare e risolvere gli ineliminabili conflitti sociali e politici tra gruppi sociali, movimenti e partiti portatori di interessi ampi e perciò capaci di indicare proposte di perseguimento dell’interesse generale. Dallo sviluppo di tali questioni all’interno dei Laboratori tematici programmati, in cui i partecipanti si sono confrontati con vivace interesse intorno ai temi di cui si è fatto cenno, sono emerse considerazioni, esigenze e proposte che vogliamo porre all’attenzione degli Enti e delle Istituzioni pubbliche presenti nella città, a partire dall’Amministrazione Comunale come delle Parrocchie, delle Associazioni, dei Movimenti.
1. Un tratto fondamentale è sembrato emergere dalla discussione tra i partecipanti: l’urgenza del problema socio-educativo presente in tutti gli ambiti della vita cittadina. Un problema che si traduce in modo più o meno esplicito nella domanda di luoghi in cui leggere criticamente i modelli di pensiero e di vita dominanti, vissuti spesso con una certa rassegnazione o abbandonati di fatto a forme di irrilevanza rispetto alle ragioni fondamentali della sopravvivenza, con le relative domande che pure affiorano dalle periferie dell’esistenza.
2. Con riferimento alla tematica riguardante il rapporto di genere l’attenzione dei partecipanti è stata rivolta in modo particolare alle comuni difficoltà nel rapporto di coppia. Alle forme antiche e nuove di malessere nelle relazioni familiari e di coppia, certamente legate anche a cambiamenti sociali e culturali con il loro carico di contraddizioni irrisolte, non ci sono risposte capaci di assumere l’ampiezza e la profondità del problema. Dal relativo Laboratorio è partita una triplice richiesta di sostegno e di servizio rivolta: ai parroci perché rivolgano premure e aprano spazi nuovi di accoglienza alle condizioni concrete, oggi, di coppie e famiglie; al mondo delle Associazioni perché promuovano “Gruppi di auto mutuo aiuto”; alle Istituzioni perché istituiscano Centri di ascolto e potenzino Consultori di facile accesso, senza appesantimenti burocratico-amministrativi.
3. Nella città di Mesagne sono presenti tre centri SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati): strutture con finalità di integrazione previste all’interno di programmi nazionali di intervento in favore dei Migranti. Sono inoltre presenti nella città gruppi di cittadini albanesi e rumeni diversamente integrati. Con riferimento a tali presenze occorre forse ripartire da una iniziativa che attraverso la collaborazione tra Associazioni ed Istituzioni locali possa promuoverne la consapevolezza tra i cittadini. Nello stesso tempo, proprio perché si ha l’impressione che si tratti di gruppi “separati” e di volti anonimi, è emersa l’esigenza dell’incontro e della conoscenza e così restituire, attraverso la relazione dialogica, la dignità delle loro storie di persone e accoglierne la ricchezza. E’ partito così l’invito ad Associazioni e Parrocchie a “fare rete” per individuare luoghi di incontro, avviare e sviluppare collegamenti con i media locali, sollecitare le famiglie a farsi centri di accoglienza, chiedere l’istituzione di un “Centro Territoriale Permanente” nella città (CPT).
4. Le difficoltà a leggere e comprendere le dinamiche relative all’uso dei “Social” sono apparse piuttosto evidenti. Da una parte sembrano ancora resistere approcci ereditati da una tradizione decennale, lungo un pendolo che oscilla tra coloro che privilegiano in modo esclusivo i contenuti, considerando il mezzo sostanzialmente neutrale, e coloro che affermano la centralità del mezzo; dall’altra emerge l’esigenza di più approfondita attenzione alle diverse facce del prisma mediatico soggette a continui e rapidi cambiamenti. Il fatto è che il messaggio si intreccia con il mezzo in una reciprocità di difficile dominio, tale da determinare nuovi fenomeni sociali anche molto preoccupanti. (dipendenza, ritiro dalla vita sociale da parte degli adolescenti, bullismo, ed adescamenti di minori da parte di sex offender). E’ così emerso prepotente il bisogno di una iniziativa permanente di coinvolgimento sociale sulle tematiche “Social Network” con particolare riferimento al mondo della scuola. Esistono figure istituzionali che gratuitamente intervengono presso le istituzioni scolastiche coinvolgendo perfino gli alunni delle primarie, al fine di sensibilizzare, mettere a fuoco problematiche e rischi legati alla frequentazione del web da parte di fruitori non sufficientemente attrezzati e non in grado di distinguere tra gli aspetti positivi (web emerso) dagli aspetti negativi (web sommerso) Fake news (notizie prive di fondamento che influenzano processi decisionali che riguardano anche la popolazione adulta). Possiamo alla fine considerare l’iniziativa vissuta della “quattro sere” come una verifica della presenza di preoccupazioni e richiesta di cittadini e gruppi che vanno nella direzione dell’allargamento degli spazi sociali e nella qualificazione dei percorsi sociali, così da arrestare quella rotta che continua a proporre un modello di cittadino-spettatore per favorirne invece la consapevolezza e la responsabilità nelle scelte personali e nella partecipazione alla vita pubblica.