sono piuttosto lunghe non va meglio a Bari. Ne sa qualcosa una signora settantunenne di Mesagne che per sottoporsi a una visita specialistica presso il policlinico, poiché affetta da Alzheimer, dovrà attendere ben 18 mesi. Se, al contrario, si esclude l’Asl e si effettua la visita a pagamento, sempre con lo stesso medico e nello stesso policlinico, la si può ottenere dopo una settimana. Due facce dello stesso sistema sanitario che penalizza i deboli a favore dei più forti economicamente. Tuttavia, davanti a questa realtà il nipote della signora in questione, Rocco Prettico, ispettore dell’Asl in pensione, ha preso carta e penna ed ha scritto al governatore Emiliano per fargli presente, come se non lo sapesse, ciò che accade nella sanità del terzo millennio fatta di tagli e umiliazioni. “Gentilissimo presidente, le scrivo in nome e per conto di mia zia affetta da una grave patologia invalidante, quale l’Alzheimer, che è seguita da un neurologo di Brindisi e Bari. Dopo ogni controllo lo specialista consiglia il successivo controllo in un periodo compreso tra i tre e i sei mesi per valutare l’avanzamento della malattia”. Come ogni volta il medico di base ha prescritto alla signora la visita specialista con regolare impegnativa. “Ho telefonato al Cup del policlinico – ha continuato il nipote – e mi è stato riferito che la prima visita presso l’ambulatorio di Neurologia era possibile effettuarla il 20 luglio 2020. Un tempo troppo lungo per una paziente che regredisce giornalmente. A questo punto non mi rimane che una decina di giorni prima del controllo fissato dal neurologo, a tre mesi della visita precedente, recarmi al cup del policlinico, pagare 120,20 euro e con la fattura recarci in reparto per la visita”. Inutile dire che davanti a questa triste realtà resta l’indignazione dei familiari. “Mi spiace che in Puglia ci si trovi davanti a questa sanità gestita da gente di sinistra che ha sempre proclamato nei programmi elettorali, a parole, di difendere i bisognosi, gli anziani”. Purtroppo non va bene neanche al “Perrino” di Brindisi dove Prettico ha avuto occasione di portare sua zia. “Il pronto soccorso – ha spiegato – sembra essere un campo di battaglia con ambulanze che arrivano, scaricano il paziente e ripartono per prenderne un altro. Trafila allo sportello per la schedatura e poi si è parcheggiati in uno stanzone senza la minima privacy, tra lamenti e grida. Il personale vola letteralmente per assistere i pazienti e svolgere al meglio il proprio ruolo. Ma sono pochi. Davanti a questi fatti i pazienti perdono la loro dignità di uomini”. Infine, Prettico ha concluso: “Sono stati chiusi molti ospedali periferici e i pronto soccorso per concentrare il tutto in una struttura che sta implodendo per il carico di lavoro”. Il tutto mentre negli ex nosocomi c’è personale sanitario e parasanitario, che svolge compiti incompatibili con la professione che, chissà per quale motivo, non può essere spostato presso il “Perrino” per rinforzare l’organico. Misteri della sanità brindisina.
Breaking News :