autunnali la stagione olivicola è entrata nel vivo con qualche settimana di anticipo. Le campagne iniziano ad animarsi, il via vai dei trattori è cominciato ed i frantoi sono tornati a vivere freneticamente, dopo l’assordante silenzio della passata campagna, in cui la produzione era stata decisamente scarsa ed è terminata in anticipo. Quest’annata aveva riempito di speranze gli agricoltori brindisini, le abbondanti piogge primaverili, l’assenza di mosca olearia sembravano finalmente far volgere il tutto al meglio. Infatti, il prodotto di quest’anno è eccellente, le temperature estive perfette e la qualità delle olive fanno si che gli oli prodotti siano di eccellente qualità, con fruttati persistenti ed acidità bassissime. Purtroppo, però, il raccolto è seriamente minacciato dalla ormai cronaca assenza di piogge. Non piove ormai da tantissimo tempo e le temperature continuano ad essere praticamente estive in un ottobre che tutto sembra tranne che autunnale. Così, come spesso accade di fronte ai cambiamenti climatici la nostra agricoltura paga l’assenza di investimenti e di visione, innanzitutto in relazione alla gestione dell’acqua, senza la quale sembra sempre più impensabile fare agricoltura e reddito per chi dalla campagna trova da che vivere. “Il rischio è sempre lo stesso, che gli agricoltori siano vittime di speculazioni con prezzi che mortificano i lavori di un anno e gli scaffali vengano invasi da merce estera di basso livello a prezzi incompatibili con la copertura anche dei soli costi di produzione”, ha spiegato con preoccupazione Filippo De Miccolis Angelini, presidente Coldiretti -. L’attenzione all’etichetta deve essere massima così come alle caratteristiche che ci permettono di individuare l’olio come extravergine. I consumatori devono ricercare in un olio principalmente tre caratteristiche organolettiche: fruttato, amaro e piccante, caratteristiche che ci confermano che l’olio sia ottenuto da olive verdi, sane e ricche di polifenoli ed antiossidanti”. Purtroppo sempre più spesso la gioia della raccolta viene offuscata dal dramma della Xylella. Per alcuni, purtroppo, questo raccolto potrebbe essere l’ultimo, così come per tanti olivicoltori salentini non hanno più nulla da raccogliere. Continua, infatti, l’avanzata della batteriosi con altri 73 ulivi infetti nelle province di Taranto e soprattutto Brindisi. Ciò è quanto emerge tristemente dai risultati dell’ultimo monitoraggio. Gli alberi risultati infetti sono 38 a Ostuni, 5 a Fasano, 2 a Latiano, 6 a Ceglie Messapica, 2 a Montemesola, 1 a Monteiasi e 19 a Carovigno. Son solo dati parziali poiché molti altri alberi sono infetti e aspettano il sopralluogo dei tecnici della Regione Puglia che convalidi l’infezione. Se si andrà avanti così in un paio d’anni la zona a sud della provincia sarà un cimitero di olivi, e non solo. I frantoi oleari saranno costretti a chiudere i battenti con ripercussioni devastanti sull’economia locale. Alcuni frantoi, infatti, hanno iniziato a mettere in vendita i propri impianti di molitura per non trovarsi nel bel mezzo della crisi e non riuscire ad alienare nulla poiché la domanda è inferiore all’offerta. In ogni modo, insieme allo sviluppo delle varietà resistenti, sovrainnesti e ricerca nel trovare una varietà immune, è fondamentale incentivare la ricerca e la discussione sulle altre varietà arboree e filiere che il territorio sia in grado di esprimere, il tutto senza dimenticare la necessità di tutelare un paesaggio meraviglioso, oggi attrattiva per migliaia di turisti che visitano il territorio brindisino e rimangono affascinati da un’agricoltura che lo preserva con grande cura. “E’ molto importante che insieme all’olivicoltura, per noi indispensabile, si permetta alla nostra agricoltura di sperimentare filiere di supporto, che abbiamo maggiore resistenza o siano immuni alla Xylella, dando grande rilievo al dibattito scientifico ed alla sperimentazione in campo”, ha concluso il presidente Coldiretti.
La perdurante siccità che si è abbattuta anche sul territorio brindisino sta causando gravi danni al comparto agricolo. Il risultato è che sta mettendo a rischio la prossima campagna olivicola, cerealicola, frutticola e anche vinicola. Calo di produzione e prodotti invernali quasi pronti per la raccolta sono solo alcune delle situazioni anomale che si stanno verificando. Per non parlare dei vitigni giovani che hanno bisogno di essere irrigati per non essiccare. Dunque, il calendario degli agricoltori brindisini segna il quinto mese di irrigazione. Già nella seconda decade del mese di ottobre le anomalie pluviometriche registrate erano superiori, fino a -27 millimetri, rispetto allo stesso periodo del 2017, considerato siccitoso. Secondo il pluviometro del Comune di Mesagne nel periodo 1° maggio 2018 – 27 ottobre 2018 sono caduti 317 millimetri di pioggia. Nello stesso periodo del 2019 sono caduti 217 millimetri di pioggia. Ben 100 millimetri in meno. L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi, intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi. In provincia le precipitazioni pressoché assenti stanno mettendo a rischio soprattutto le colture olivicole, foraggere, frutticole e orticole. Il clima impazzito sta incidendo negativamente anche sui prodotti tipici locali quali i salumi, i formaggi e il vino. Prodotti che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente all’ambiente geografico di produzione per stagionare o invecchiare. "Sugli alberi le olive sono avvizzite – ha spiegato il presidente della Cia, Raffaele Carrabba - gli agricoltori stanno ricorrendo all'irrigazione d'emergenza, come si fa nei periodi più torridi dell'anno per salvare le produzioni in sofferenza. Mai come quest'anno, fino alla terza decade di ottobre, si trovano a fronteggiare una condizione di persistente siccità così marcata. L'Italia è letteralmente spaccata in due. Mentre al Nord le piogge stanno devastando i territori, qui da noi non piove da settimane ed è ancora estate, con punte di oltre 30 gradi. È una vera e propria calamità per l'agricoltura". Ad oggi gli invasi reggono, la disponibilità idrica è pressoché la stessa dell'anno precedente e la situazione è sotto controllo, ma molti torrenti sono in secca. Ad accusare maggiormente il deficit idrico sono il Salento con la provincia di Brindisi, già impegnati nella lotta alla Xylella fastidiosa. "L'anomalia di pioggia determina ulteriori costi di produzione che si aggiungono a quelli per il contenimento del batterio killer degli ulivi – ha proseguito il presidente Carrabba -. Se non dovesse piovere nei prossimi giorni, le spese sarebbero esorbitanti. Per fortuna, molte amministrazioni comunali si sono prontamente attivate per prorogare i termini del servizio di riuso irriguo delle acque reflue. Il tema dei cambiamenti climatici è quotidianamente in agenda, ma i governi, a tutti i livelli, non affrontano ancora le conseguenze in maniera sistematica, nonostante le nostre pressanti richieste”. Secondo il presidente Cia “di questo passo ci troveremo sempre a tamponare le emergenze, in assenza di un piano che possa mettere al riparo i nostri agricoltori dalle anomalie meteorologiche ormai all'ordine del giorno". La tropicalizzazione del clima, purtroppo, sta facendo arrivare parassiti che stanno devastando le colture. Questo, però, è un altro argomento.
Sul grado di siccità che ha investito la provincia di Brindisi è preoccupata anche la Coldiretti, come ha spiegato lo stesso presidente provinciale, Filippo De Miccolis Angelini.
“Le temperature anomale di questo pazzo ottobre, estivo, stanno costringendo gli agricoltori all’irrigazione di soccorso per salvare le coltivazioni in sofferenza, dagli ortaggi agli oliveti fino al foraggio, con gravi ritardi delle semine e un insostenibile aggravio dei costi”.
Presidente, questa situazione porterà anche dei ritardi colturali?
“Certamente. In questo mese non si sono potuti seminare i terreni a cereali, circostanza che, sicuramente, causerà dei ritardi preoccupanti”.
Tuttavia, gli agricoltori sono inquietianche da una rapida inversione di temperature.
“E’ vero, temono una brusca inversione di tendenza. Cioè che la straordinaria ondata di caldo sia seguita da altrettanto dannosi eventi estremi”.
Le dimensioni ed il livello di impatto su territorio la Xylella avrebbe dovuto essere centrale nel dibattito politico regionale e statale. Così non è stato.
“Purtroppo, se ne parla solo quando la strategia elettorale lo richieda. L’azione del legislatore regionale e nazionale avrebbe dovuto essere tempestiva e coraggiosa nell’indicare una via amministrativa ed un futuro per la nostra agricoltura. Purtroppo continua a mancare una strategia condivisa e univoca tra enti regionali, nazionali e comunitari per fermare la malattia e ridare speranza di futuro ai territori che hanno perso l’intero patrimonio olivicolo e paesaggistico”.
Coldiretti chiede da anni la convocazione di un tavolo istituzionale.
“Il dramma della Xyella in Puglia continua ad essere affrontato e gestito a pezzi, senza una strategia condivisa anche dai differenti enti preposti della Regione Puglia. Se si perde oggi la battaglia sulla Xylella in Salento è a rischio non solo l’intera filiera olivicola pugliese, ma tutta l’olivicoltura nazionale ed europea”.
Questa tragedia sta travolgendo non solo il sistema produttivo olivicolo, sta cancellando ettaro dopo ettaro il patrimonio unico di ulivi monumentali e plurisecolari, testimoni silenti di una olivicoltura millenaria che rischia di sparire.
“Mesagne, Francavilla, Ceglie, Latiano Carovigno, Ostuni, Fasano, così come tanti altri comuni del brindisino assistono attoniti ed impotenti all’estirpazione di piante meravigliose che hanno sfamato generazioni di olivicoltori e dato un’attrattiva turistica al nostro territorio. Il veloce diffondersi della batteriosi nella Piana degli Ulivi monumentali è l’ennesimo, ove ve ne fosse bisogno, allarme per una emergenza che non viene affrontata con adeguatezza. Imperdonabile è il ritardo nella determinazione di quello che può essere un futuro per i nostri produttori olivicoli: non esistono cure per salvare gli ulivi monumentali infetti da Xylella, unica strada per tentare di salvarli è la pratica dell’innesto e l’adempimento alle pratiche agronomiche di prevenzione. Se pure sia una strada sperimentale costituisce, ad oggi, l’unico tentativo per tentare di salvare un patrimonio inestimabile che arricchisce tutta l’economia pugliese”.
E’ necessario, quindi, che la Regione Puglia recuperi i gravi ritardi e definisca quanto prima “un protocollo” tecnico di utilizzo, in modo da avere riferimenti chiari.
“L’innesto può rappresentare una speranza per il mondo produttivo olivicolo-oleario, ma soprattutto può rappresentare la speranza della tutela paesaggistica soprattutto della Piana degli Ulivi Monumentali. Gli impedimenti legislativi ed amministrativi al fine di permettere i reimpianti sono inammissibili ed imperdonabili e rischiano, se non rimossi, di vedere sfumare la possibilità di utilizzare al meglio le poche risorse destinate alla ricostruzione”.
Presidente, così facendo l’agricoltura e il paesaggio rurale rischiano di trasformi in una distesa desertica in cui l'agricoltura è stata abbandonata per disperazione lasciando solo un cimitero di ulivi secchi.
“Saranno questi i testimoni severi di una battaglia persa, forse senza aver neanche mai provato a vincerla veramente, una battaglia persa tra norme, carte e burocrazia, senza aver avuto una chance di vincerla in campo”.