di un suo seminario, ma non vi partecipa. Stessa cosa ha fatto la Regione Puglia, assessorato alla Sanità, che pur se invitato non ha preso parte all’incontro. Un’assenza, probabilmente, sospetta quanto imbarazzante giacché nel meeting, organizzato giovedì scorso a Mesagne, si è parlato di “Salute mentale di comunità o psichiatria? Riflessione collettiva sulla legge 180”. L’incontro è stato organizzato dal Centro sperimentale “Marco Cavallo” di Latiano, dall’Ambito Br4, dall’Asl di Brindisi e dall’associazione “180 amici Puglia”. Al meeting hanno preso parte gli attori principali dell’applicazione della legge 180, meglio conosciuta come legge Basaglia, per confrontarsi sulle tematiche e la gestione del settore. Al seminario erano stati invitati, tra gli altri 20 relatori, anche il direttore generale dell’Asl, Giuseppe Pasqualone, e il direttore del Distretto di salute mentale di Brindisi, Domenico Suma. Per la Regione Puglia doveva partecipare il dirigente, Vito Montanaro. Tre ospiti basilari per avviare un confronto partecipato e per comprendere davvero dove sta andando la sanità brindisina e, naturalmente, quella relativa alla salute mentale. “E’ inaccettabile che oggi in questa sala non vi siano gli attori principali della sanità pubblica provinciale e regionale – ha detto il sindaco di Mesagne, Toni Matarrelli, peraltro presidente dell’Ambito Br4 -. Posso assicurare che mi farò portavoce sia in ambito provinciale sia regionale dei risultati di questo seminario”. Inoltre, il sindaco ha ricordato che sulla salute mentale “bisogna mettere al centro il cittadino da tutelare. Inoltre, vi sprono a intensificare le attività di informazione perché tutti devono sapere quanto di bello e di buono si fa nel centro “Marco Cavallo””. Il sindaco Matarrelli ha poi affermato “che le cosiddette evidenze scientifiche, spesso fatte di numeri e freddi indicatori, tanto ricercate dei tecnici e dai burocrati, spesso diventano alibi per “non fare”, la vera evidenza scientifica, che segna la bontà di un servizio, è quella del cambiamento in positivo della vita delle persone che lo utilizzano e quella di chi gli sta accanto”. “L’Italia, prima nazione al mondo, riconosceva il manicomio come struttura non curativa ed anzi antiterapeutica, cronicizzante, oggettivante, e ne sanciva il superamento attraverso la costruzione di un circuito alternativo territoriale e comunitario”, ha spiegato il dottor Carlo Minervini, già direttore dell’Unità di salute mentale di Mesagne”. Il dottor Minervini ha ricordato come “nei primi 20 anni della legge 180 sembrava anche qui in Puglia esserci una tensione al cambiamento e alla trasformazione e molti di noi si sono impegnati con tutto se stessi anche registrando successi, consensi e alleanze”. Ed ha aggiunto: “Nei successivi 20 anni, il potere e l’organizzazione sociale e politica hanno “recuperato” il terreno perso e ripreso forza. Questo anche per la complicità con il mondo accademico che ha formato intere generazioni di operatori sul vecchio paradigma biomedico che guarda più alla “malattia” che al malato, che tende a cronicizzare la sofferenza e ad oggettivare gli utenti. Per questo io parlo di tradimento della 180”.
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