della tropicalizzazione dovuta ai cambiamenti climatici con temperature in aumento e caldo soffocante che si accompagnano a violenti episodi atmosferici, causando danni spesso irreparabili. La provincia di Brindisi non è estranea a questi fenomeni anzi, forse a causa di alcuni inquinanti, è colpita più di altri territori. A farne le spese, tra gli altri, è il comparto agricolo che, negli ultimi anni, è in affanno. Infatti, sono sempre meno i ricavi aziendali e sempre maggiori i costi di produzione. Per i prossimi anni non è prevista un’inversione di tendenza anzi i danni dovrebbero acutizzarsi. Secondo una stima di Coldiretti “nel prossimo decennio i danni ammonteranno a circa 14 miliardi di euro, tra perdite della produzione agricola a livello nazionale e danni alle infrastrutture nelle campagne”. Negli ultimi venti anni, ad esempio, è sparita quasi una pianta da frutto su quattro, fra mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti con un gravissimo danno produttivo ed ambientale per il ruolo che svolgono nella mitigazione del clima, anche ripulendo l’aria dall’anidride carbonica e dalle sostanze inquinanti come le polveri Pm10. La provincia di Brindisi conosce molto bene il problema derivante dalle polveri sottili. I frutteti, ad esempio, hanno visto un crollo netto del 23% nello spazio di un ventennio, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat. Il taglio maggiore ha interessato pesche e nettarine con la superficie quasi dimezzata (-38 %), seguiti da uva da tavola (-35%), pere (-34 %), limoni (-27%), arance (-23%), mele (-17%), clementine e mandarini (-3%). “Si tratta di un danno economico ed occupazionale rilevante per il Sistema Paese – ha continuato Coldiretti –, ma che colpisce anche l’ambiente, poiché con la scomparsa dei frutteti viene a mancare il prezioso ruolo di contrasto dell’inquinamento e del cambiamento climatico svolto proprio dalle piante, capaci di ripulire l’aria da migliaia di chili di anidride carbonica e sostanze inquinanti come le polveri Pm10. Tutto ciò ha portato, negli ultimi cinque anni, il nostro agricoltore a perdere mediamente il 28% dei ricavi. Ciò vuol dire perdere un terzo di stipendio mentre i costi aumentano. Davanti a questi eccessi e rischi per gli agricoltori della provincia di Brindisi è tempo di pianificare il futuro per cercare di arginare i fenomeni della tropicalizzazione agricola. Come? Innanzitutto, bisogna trovare delle tecniche che mitigano l’impatto di questi eventi. Si tratta, soprattutto, di investire in nuove tecnologie, come tecniche di microirrigazione, sistemi antigrandine o di inerbimento controllato, sistemi intelligenti per il monitoraggio della coltura, software che dicono quando risparmiare l’acqua o meno, quando effettuare un trattamento sugli insetti e parassiti alieni. Perché sì, anche quelli fanno parte delle conseguenze del riscaldamento globale. Inoltre, il riscaldamento e lo stravolgimento delle stagioni sta portando ad ottenere delle produzioni sempre più anticipate esponendole a squilibri e rischi maggiori. Ecco perché oggi, davanti a questi effetti tropicali del clima, è necessario che l’agricoltore si aggiorni sulle nuove tecnologie facendo, però, attenzione alla gestione del rischio. Infine, i cambiamenti climatici hanno un impatto negativo anche sullo stesso valore dei terreni che, secondo il rapporto dell’Agenzia Ue per l’ambiente (Eea), potrebbero subire una perdita tra il 34 e il 60% nei prossimi decenni rispetto alle quotazioni attuali proprio a causa dell’innalzamento delle temperature, che minaccia anche i redditi agricoli e rischia di far aumentare la domanda di acqua per l’irrigazione dal 4 al 18%.
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