Mesagne. Bufera sul busto del generale Messe

Dicembre 15, 2019 1817

messe giovanni politicoSul caso politico del generale Giovanni Messe a Mesagne c’è un clima “incandescente”.

Ad affermarlo è il professor Marcello Ignone, uno dei tre storici, gli altri sono Enzo Poci e Domenico Urgese, che fanno parte del comitato di studio, nominato dall’Amministrazione Matarrelli, che ha discusso ed espresso la sua posizione sull’opportunità, o meno, di collocare oggi il busto del gerarca nella sua città nativa. Dal dibattito cittadino, e dalla posizione di storici, politici e associazioni, è apparso subito chiaro che l’argomento dovrebbe essere maggiormente approfondito. D’altronde se da una parte l’Amministrazione ha avanzato la proposta di offrire la cittadinanza onoraria all’antifascista, la senatrice Luciana Segre, dall’altra non si può permettere di ergere un busto di un ufficiale, che pur insignito di tante onorificenze militari, “cominciava a crescere troppo nella considerazione del Duce e del Paese”, come ha scritto Galeazzo Ciano nei suoi diari. E poi c’è il verbale del Comitato di liberazione nazionale romano, di cui facevano parte diversi Padri costituenti, che in un verbale del 18 marzo 1944 il rappresentante del Partito comunista italiano, Mauro Scoccimarro, dichiarò che “non saranno mai i Messe e i generali del fascismo a poter mobilitare le masse per una guerra antifascista”. “Su Messe ritengo improcrastinabili ulteriori studi sul periodo immediatamente successivo al secondo conflitto mondiale”, ha esordito il professor Ignone, uno dei massimi storici italiani che ha studiato e pubblicato opere sull’ultimo Maresciallo d’Italia.Messe con Mussolini durante la sua visita in Russia nellagosto 1941 “Se la sua città di nascita, o parte di essa, vuole intitolargli una piazzetta o una via, non ho nulla da eccepire, perché come militare che ha salvato la Prima Guerra Mondiale e come maresciallo d'Italia, merita un ricordo nel suo paese di origine”, ha proseguito lo studioso che ha voluto sottolineare come “abbiamo vie intitolate a uomini che non meritano e nessuno si scandalizza; si veda, ad esempio, via Nino Bixio”. Ed ha, quindi, proseguito: “Sulla vicenda del busto non intervengo perché la ritengo ormai una "quasi carnevalata" e, comunque, non tocca agli storici decidere in tal senso, ma alla politica - che dovrebbe servirsi degli studi storici per decidere; allo stato attuale degli studi, lo ritengo prematuro; possono appartenere a fasi diverse l'intitolazione di una piazza o una via dalla collocazione del busto; reputo, però, ormai necessario un dibattito ad alto livello su Messe politico, almeno dal 1947, quando fu collocato a riposo, fino al 1968, anno della morte”. Il professor Ignone ha tenuto a ricordare che “su Messe soldato, fino a tutta la seconda guerra mondiale, non c'è nulla da scoprire e da chiarire; storicamente, documenti alla mano, fu uno dei nostri migliori militari; su Messe politico, considerata la segretezza di molti documenti, alcuni esteri, si dovrebbe, storicamente, fare piena luce; qualcosa comincia a trapelare, ma occorrono approfondimenti e dibattiti seri e scevri da inutili ideologismi; dare un giudizio negativo e parlare di "ombre" a priori non è un metodo storico corretto; potrebbero anche esserci "ombre" ma solo alla luce di documenti inoppugnabili si potrà avere un quadro storico solido e dare, finalmente, un giudizio”. Ignone, da studioso, è convinto, e auspica, che l’argomento vada maggiormente approfondito con nuovi studi. Magari con un convegno di cui l’Amministrazione Matarrreli si potrebbe fare promotrice. D’altronde se per cinquant’anni le Amministrazioni comunali mesagnesi, di vari schieramenti politici, hanno soprasseduto alla collocazione, in città, del busto di Messe un motivo ci sarà. In ogni modo, corretta e lapidaria è la conclusone di Ignone: “Personalmente, basandomi su anni e anni di studi, ritengo che Messe politico sia lontano, molto lontano dal Messe militare. Sicuramente non fu il De Gaulle italiano come forse sognava di essere considerato. E che dire della sua ostinazione a definirsi monarchico, alla luce di quello che la casa Savoia aveva combinato al Paese?”.  

Ultima modifica il Domenica, 15 Dicembre 2019 13:17