diventare un’espressione degenerata di forme di psicosi amplificate dai social, possono scantonare fino a trasformarsi in delle vere e proprie cacce alle streghe. Se il Covid-19 può far male fino ad uccidere anche scarso senso civico, poco tatto e creduloneria non scherzano.
Complici le testiere dei computer e i telefonini, la falsa convinzione che dietro uno schermo le leggi sulla privacy possano andare a farsi benedire può far commettere errori, personali e con risvolti collettivi, ai quali non sempre può essere agevole porre rimedio. Scattare e mettere in rete foto di presunti contagiati non è consentito; neppure contribuire a diffondere messaggi whatsapp che raccontano di improbabili disinfestazioni con polvere battericida che piove dal cielo rende onore a chi, per incuranza o scarso acume, li alimenta in una deprecabile catena. Stesso discorso per chi fomenta la convinzione che la cura dal virus possa essere determinata dall’assunzione di dosi massicce di vitamine C e infusi bollenti di acqua e cipolle.
In special modo quando si tratta di persone, dovremmo ricordarci che accanto ad una sola persona, oltre alla persona, potrebbero esserci famiglie e affetti che forse dei social non fanno l’uso distorto di alcuni ma che leggono, soffrono si indignano. Non giochiamo sulle questioni gravi, non ve ne è motivo perché quello che oggi potrebbe essere il dramma di qualcun altro domani potrebbe riguardare noi. Alimentare panico, falsità, odio sociale è un reato, prima che una pratica abominevole. Recuperiamo la tensione del rispetto dell’altro, atteniamoci a quanto previsto dal Governo nazionale, dall’Amministrazione locale e dal buon senso: non è tempo di inventare e additare untori, l’unico nemico da combattere è nei reparti di patologia infettiva e terapia intensiva.
Non diffondiamo notizie delle quali non siamo certi; quand’anche ne fossimo certi, ricordiamo che esistono norme che tutelano gli interessati e un’etica del rispetto e del dolore altrui. Usiamo la testa e il cuore e restiamo a casa.
Alessandro Cesaria
Consigliere comunale di Mesagne con delega alle Politiche sanitarie