che costrette a bloccare la propria attività lavorativa, a seguito delle disposizioni di legge in tema di Covid 19, hanno consigliato ai loro dipendenti di mettersi in ferie. C’è però una parte di costoro che anziché utilizzare le ferie si sono recati presso i propri medici di famiglia accusando delle fantomatiche patologie pretendendo, così, la certificazione medica che l’esonera dal prestare lavoro. In questo modo hanno salvato, egoisticamente, il loro “monte ferie”. Da qui la protesta dei medici che non vogliono assolutamente avallare delle situazioni illegali e hanno chiesto che sull’argomento intervengano i carabinieri dei Nas, in aggiunta ai controlli da parte dei medici fiscali, per portare ordine su un fronte che, al momento, si trova in una situazione piuttosto discutibile. Dunque, il decreto della presidente del Consiglio dei ministri raccomanda il ricorso a strumenti di flessibilità interna, come ferie, permessi ed aspettative per superare questo periodo emergenziale di rischio di contagio: vero è che, per quanto riguarda l’utilizzo delle ferie si andrebbe, almeno in parte, a snaturare quella che è la finalità di questo istituto, ossia consentire al lavoratore un adeguato riposo psicofisico ed il recupero dei rapporti familiari e sociali, posto che nel contesto attuale il recupero della vita sociale, normalmente limitata dall’attività lavorativa, è difficilmente attuabile a causa delle limitazioni dovute all’epidemia. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che ci troviamo in una situazione di emergenza sociale eccezionale, per la quale si potrebbe configurare anche l’impossibilità sopravvenuta della prestazione, con diritto del lavoratore, sì, all’assenza giustificata, ma senza retribuzione. Lo smaltimento di ferie e permessi è dunque da preferire, perché sono assenze retribuite. In alternativa il datore di lavoro potrebbe decidere di ricorrere agli ammortizzatori sociali, ad esempio la cassa integrazione in deroga, che penalizzerebbe il lavoratore stesso poiché percepirebbe un salario inferiore. Oltre a ciò c’è anche una fascia di lavoratori che ha fatto ricorso ai certificati medici, per non incorrere in assenze ingiustificate che lo esporrebbero a conseguenze disciplinari, per timore di essere contagiato dal coronavirus. Situazioni anomale che i medici di base non vogliono assolutamente avallare. “In questi giorni stiamo ricevendo diverse richieste di certificati medici da parte di nostri pazienti che lamentano patologie discutibili”, ha spiegato un medico di famiglia vessato dalle richieste dei suoi assistiti. “E’ gente che non ha assolutamente coraggio di restare su posto di lavoro e svolgere le sue mansioni oppure in assenza di lavoro di ricorrere alle ferie. Basti pensare che ci sono nostri colleghi che lottano in prima linea contro i virus per salvare quante più vite umane è possibile e ci sono medici che sono deceduti poiché sopraffatti dagli effetti della pandemia”, ha concluso il medico.
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