la memoria non possiamo fermarla. Il 5 aprile di 30 anni fa, in un bosco poco fuori Mesagne, veniva ritrovato il corpo massacrato e sfigurato di #MarcellaDiLevrano, una brutale esecuzione decisa dalla Sacra Corona Unita qualche giorno prima, quale spietata punizione per la forza ed il coraggio di Marcella di recidere con quello stesso mondo criminale che aveva stravolto la sua giovane esistenza. 30 anni da quell’orribile assassinio, lo stesso tempo insopportabilmente lunghissimo perché finalmente quella “verità” - raccontata in centinaia di incontri pubblicipresso scuole, associazioni, carceri ed in altri luoghi in tante città italiane dalla mamma di Marcella, infaticabile custode della memoria della vita e della morte della figlia - fosse ufficialmente e finalmente acclarata in un atto proveniente da un organo giudiziario. Quello che la mamma di Marcella, Marisa, ed insieme a lei tanti altri (certo, c’è stato e forse c’è ancora chi ostinatamente non ha mai voluto conoscere o ha fatto finta di non conoscere quella verità), oggi è scritta in poche parole, scolpite come pietre, delle 11 pagine redatte da un magistrato scrupoloso e rigoroso della Procura Distrettuale Antimafia di Lecce che, dopo aver compulsato ed incrociato atti processuali ed univoche dichiarazioni rese da vari collaboranti, non ha avuto alcun dubbio nell’affermare che la causa della barbara esecuzione di Marcella, “è stata sicuramente” la sua collaborazione con la giustizia. Nella ricorrenza di un giorno che ha segnato indelebilmente la loro vita, strappandole uno degli affetti più cari e nel rivolgere anche pubblicamente un abbraccio tenero e colmo di commozione alla figlia ed alla mamma di Marcella, mi unisco al coro delle voci di coloro che non hanno hanno mai avuto alcuna esitazione nel riconoscere Marcella Di Levrano vittima innocente della spietata mafia pugliese, attendendo fiducioso che giunga quanto prima anche l’ultima voce che ancora manca. Quella dello Stato, con l’opposizione del “fatidico” timbro (la burocrazia è quasi sempre l’ultima ad arrivare) che certifichi la inoppugnabile “verità storica” di quell’orrendo assassinio e dia finalmente a Marcella quella diverosa è giusta dignità negatale in questi 30 anni.
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