Mesagne. L'Asl non utilizza nelle donazioni gli infermieri impegnati con il post Covid-19. Ed è polemica

Aprile 26, 2020 1276

donazione sangue a san antonioIeri mattina

i donatori dell’Avis sono tornai a donare il sangue presso l’ospedale “San Camillo de Lellis” di Mesagne. Lo hanno fatto in tutta sicurezza grazie alle misure che l’Avis e l’Asl hanno messo in campo per garantire ai donatori la certezza di non restare contagiati dal coronavirus, nonostante che a Mesagne ci sia un reparto post Covid-19. L’Asl, infatti, ha deciso di non utilizzare in altri reparti o servizi i sanitari e para sanitari impegnati nel reparto post Covid. Tuttavia, la decisione è stata presa con rammarico da alcuni infermieri, attualmente in servizio questo reparto, alcuni dei quali erano in servizio durante le passate donazioni. Così, il veto di non prestare servizio non è stato preso di buon grado. “Si tratta di una decisione assurda e ingiustificata – hanno spiegato alcuni infermieri - una palese discriminazione di genere. Non è stato mai provato che un operatore, che lavora con ammalati infetti, se mette in pratica accortezze e protocolli con presidi adatti e adeguati, può essere veicolo di contagio. Anzi dovrebbe essere il contrario. Certo una vera beffa per questi operatori che si vedono scavalcati da chi sicuramente per fortuna si trova a lavorare in ambulatori chiusi da tempo o in reparti oramai virtuali”. Gli infermieri che svolgono il lavoro per le trasfusioni itineranti prendono, oltre alla normale giornata lavorativa, un bonus di 180 euro. In tutti i modi la protesta degli infermieri è stemperata dalle stesse associazioni di donatori le quali hanno riferito che è stato chiesto all’Asl che il personale sanitario impiegato per le donazioni non deve provenire da reparti che operano con pazienti infetti. "Gli infermieri dovrebbero svolgere gratuitamente questo servizio di volontariato", hanno concluso dalle associazioni.