Mesagne. Quando la burocrazia non perdona

Febbraio 25, 2022 1207

Per soli 4 giorni si è trovato fuori dalla platea storica dei giardinieri di Mesagne e la nuova ditta che ha preso in gestione il verde pubblico non lo ha assunto. È accaduto a Mesagne, dove un giovane trentenne per una manciata di giorni non ha maturato i 4 mesi di lavoro necessari per essere inseriti nella graduatoria di prelazione. Così, si è trovato da un giorno all’altro fuori dal mondo del lavoro. Nessuno ha potuto far nulla, la legge è legge. Almeno così hanno chiarito dal Comune di Mesagne dove hanno assicurato che il contratto di appalto è stato rispettato nella sua interezza e la platea storica dei lavoratori è stata assunta. Una ricostruzione dei fatti che il giovane ha respinto. “Anche se non ho maturato l’articolo 4 comunque ho maturato il diritto di prelazione”, ha spiegato il giovane in una nota epistolare -. Non ritengo corretto questo comportamento, in primo piano perché ciò va a violare “lex specialis” in quanto gli operatori richiesti dalla stazione appaltante sono 7 unità di cui 6 operative e 1 in sostituzione e ne sono state assorbite solamente 5 unità”.

Nella nota inviata il giovane ritiene che “le prescrizioni stabilite nella “lex specialis” vincolano non solo i concorrenti, ma anche la stessa amministrazione che non conserva alcun margine di discrezionalità nella loro concreta attuazione né può disapplicarle, neppure nel caso in cui alcune di tali regole risultino inopportunamente o incongruamente formulate, salva la possibilità di procedere all’annullamento del bando nell’esercizio del potere di autotutela”. Sulla vicenda è intervenuta anche la madre del trentenne che ha chiesto all’Amministrazione comunale e alla ditta che gestisce il verde pubblico a Mesagne solo un po' di buon senso e di umanità. “L’amministrazione comunale – ha spiegato la donna - non sta intervenendo per aiutare un ragazzo di 30 anni che da oggi a domani si ritrova senza un lavoro, senza poter essere giustificato dal fatto che non c’è lavoro perché il lavoro c’è e le sue ore sono state distribuite agli altri operatori che hanno già uno stipendio fisso, togliendo la possibilità di far mangiare un’altra famiglia e, soprattutto, togliendo il diritto al lavoro in un contesto sociale ove la disoccupazione ha raggiunto livelli percentuali insopportabili”.

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