Extracomunitario muore sul posto di lavoro
Una notizia tristissima. Un incidente sul lavoro si è verificato nel Cosentino dove un operaio residente a Mesagne è morto nella centrale del Mercure. A Mesagne lo conoscevano tutti con il nome di Carmelo. Il suo vero nome, però, era Armel Dabrè, di 35 anni, del Burkina Faso. È la storia di un invisibile, uno dei tanti, di cui si parla solo quando accadono tragedie come quella di ieri. La notizia, inutile dirlo, ha fatto il giro della città ed ha lasciati attoniti quanti in questi anni hanno conosciuto il giovane. La centrale presso la quale si è verificato l’incidente è di proprietà della Mercure Srl, che rientra nel gruppo Sorgenia Bioenergie, uno tra i maggiori produttori nazionali di energia elettrica da biomassa. Dunque, è un cittadino extracomunitario di 35 anni la persona deceduta all'interno dell'area della Centrale del Mercure di Laino Borgo, in provincia di Cosenza. La vittima. Armel Dabrè, di 35 anni, del Burkina Faso, lavorava con un contratto a termine e, pare, che quello di ieri fosse anche l'ultimo giorno di lavoro, alle dipendenze di una ditta pugliese impegnata nella riqualificazione dell'impianto e nello smantellamento di un gruppo ormai dismesso. Da quanto si è potuto apprendere il trentacinquenne, per cause ancora in fase di accertamento da parte degli organi inquirenti, Armel sarebbe precipitato da un ponteggio, anche se non è ancora chiaro se per una distrazione o per un malore improvviso, cadendo su un nastro trasportatore e morendo sul colpo.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri della locale stazione e quelli della compagnia di Castrovillari che hanno avviato gli accertamenti con il coordinamento della Procura di Castrovillari, che ha aperto un fascicolo sulla vicenda e ha disposto il sequestro della salma. A giorni dovrebbe essere disposta l’autopsia. Intanto «La società Mercure Srl e tutto il personale - è scritto in una nota - sono profondamente colpiti ed esprimono il proprio dolore per l’accaduto». Armel Dabrè era arrivato nel 2008 a Mesagne ancora minorenne. Per questo motivo era stato ospitato presso la cooperativa Oasi dove aveva trascorso diversi anni. Poi, ormai maggiorenne, era andato a vivere in un’abitazione in via Paduano insieme ad altri tre extracomunitari. Insieme avevano realizzato con i fatti un modello di intercultura. Chi lo ha seguito dal 2008 al 2013 è stato Gino Stasi che in quegli anni è stato il suo educatore. «Armel – ha ricordato Stasi – era un ragazzo straordinario. Ricordo ancora le tante partitelle di pallone che abbiamo giocato insieme. Aveva una gran voglia di lavorare e ben presto apprese il mestiere di metalmeccanico. Era diventato molto bravo e guadagnava bene tanto da riuscire a inviare un po' del suo stipendio ai familiari per dargli una vita dignitosa». I suoi coinquilini appena appresa la notizia della morte si sono recati in Calabria per mettersi a disposizione degli inquirenti e provvedere all’iter burocratico.
“Una notizia tristissima: Armel Dabrè, operaio trentacinquenne di origini africane da anni residente a Mesagne, è rimasto vittima di un incidente sul lavoro perdendo la vita per cause che sono in corso di accertamento”, sono queste le parole con cui il sindaco di Mesagne, Toni Matarrelli, ha comunicato alla sua comunità la morte del giovane ormai, a tutti gli effetti, concittadino poiché si era integrato molto bene nella società civile mesagnese. “Carmelo – ha proseguito il sindaco - come era stato ribattezzato a Mesagne, a riprova di un esempio di integrazione pieno, bello, completo, lascia un ricordo meraviglioso tra tutti coloro che lo hanno conosciuto”. Infine, il primo cittadino ha rivolto un pensiero alla famiglia di Armel: “Alla sua famiglia e a chi gli voleva bene – ha detto - giunga il cordoglio mio personale e della comunità mesagnese. La morte di una persona giovane è spesso percepita come un’ingiustizia, quella di una persona che muore svolgendo il proprio dovere porterà sempre con sé una sensazione di rabbia e dolore difficile da descrivere”.
“Morire di lavoro dopo aver attraversato i sogni con fatiche e torture non è giusto – ha tenuto a sottolineare l’educatore, Gino Stasi – peraltro nell’ultimo giorno di lavoro”. L’educatore, peraltro, ha tenuto a far notare che Armel Dabrè si era stabilizzato a Mesagne perché qui aveva trovato la “città dell’accoglienza, una città di pace, di solidarietà e di benessere”. Domani i volontari e gli educatori hanno fissato un momento di incontro in cui ricordare il giovane Armel. Intanto, dopo l’incidente le organizzazioni sindacali hanno fatto sentire la loro voce. In tanti, infatti, sono in attesa di conoscere gli esiti dell’inchiesta avviata dalla Procura di Castrovillari tesa a verificare se nello svolgimento del lavoro erano state adottate tutte le misure di sicurezza e cosa non ha funzionato se il giovane 35enne è volato giù dal ponteggio in cui stava lavorando finendo sul nastro trasportatore. «L'ennesima morte sul lavoro di fronte alla quale non possiamo far finta di nulla. In tal senso chiediamo alle istituzioni nazionali e locali interventi immediati volti ad intensificare i controlli e rafforzare la formazione dei lavoratori riguardo la sicurezza sul lavoro». È quanto hanno affermato, in una nota congiunta, il leader dell'Ugl, Paolo Capone, e il segretario regionale Ugl Calabria, Ornella Cuzzupi, esprimendo «cordoglio alla famiglia dell'operaio morto in un tragico incidente sul lavoro all'interno della Centrale del Mercure di Laino Borgo, in provincia di Cosenza». I due sindacalisti hanno, quindi, concluso: «Con il tour “Lavorare per vivere” - l'Ugl vuole sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul fenomeno delle morti bianche e ribadire, ancora una volta, basta stragi sul lavoro».
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