Giampaolo Papi: “L’Endocrinologia celebra il genio lirico di Saffo”
Una interessante scoperta scientifica è stata fatta dai ricercatori dell’Ausl di Modena, dello staff del professor Giampaolo Papi di cui fa parte una professoressa mesagnese, e dell’Università Cattolica di Roma che hanno riletto in chiave medica la famosa “Ode della gelosia” della grande poetessa della Grecia classica, Saffo. Il titolo del progetto è “L’Endocrinologia celebra il genio lirico di Saffo”. Il lavoro scientifico è stato pubblicato su “Hormones”, rivista internazionale di Endocrinologia e Metabolismo, che conferma il genio artistico di Saffo, considerata una delle voci più alte della poesia lirica dell’antica Grecia. Il testo scientifico è a firma di Giampaolo Papi, direttore dell’Endocrinologia dell’Ausl di Modena e docente all’università Cattolica di Roma, la mesagnese Valentina Cuomo, Filologa, docente all’università di Dresda, Enrico Tedeschini, Psichiatra dell’Ausl di Modena, Rosa Maria Paragliola, ricercatore di Endocrinologia all’università Cattolica di Roma, Salvatore Maria Corsello, professore associato di Endocrinologia all’università Cattolica di Roma e Alfredo Pontecorvi, professore ordinario di Endocrinologia all’università Cattolica di Roma.
I ricercatori hanno riletto accuratamente, in chiave medica, il famoso “Frammento 31 Voigt” attribuito a Saffo e meglio conosciuto come “Ode della gelosia”. I versi della lirica sono stati composti nel VII secolo a. C. secondo una metrica originale proposta per la prima volta dalla stessa Saffo. I versi descrivono il profondo turbamento generato nella poetessa dall’incontro inaspettato con la donna della quale è innamorata mentre è in compagnia di un uomo. La reazione a tale situazione è talmente forte e improvvisa che causa la comparsa, in Saffo, di una serie caratteristica di sintomi, molto ben definita nei dettagli. “Dal punto di vista medico – spiegano i ricercatori nel loro lavoro scientifico – questi versi rappresentano la prima descrizione analitica nella storia dell’uomo della risposta acuta allo stress, la cosiddetta “risposta di attacco o fuga”. La sola vista della propria amata seduta e sorridente accanto a un uomo che Saffo, evidentemente, percepisce come rivale in amore e, quindi, come un pericolo concreto, provoca in lei una reazione immediata e involontaria che la fa soffrire al punto da sentirsi morire”.
“La risposta acuta allo stress – continuano gli autori – è un importante e ancestrale meccanismo di sopravvivenza, che permette agli uomini, e agli animali, di reagire rapidamente quando si verifica una situazione di pericolo e occorre prepararsi a fuggire o a combattere. Il segnale si genera nelle aree del cervello che ricevono l’allarme, proveniente, ad esempio, dagli occhi o dalle orecchie, e infine attiva la componente simpatica del sistema nervoso autonomo e la midollare surrenalica, le quali rilasciano catecolamine entro pochi secondi”. Le catecolamine – noradrenalina e adrenalina – sono ormoni che hanno un’azione molto veloce e una emivita altrettanto breve, cioè pochi minuti dopo la loro secrezione vengono metabolizzati e scompaiono dal circolo ematico. Le loro azioni sono molteplici e le principali includono: aumento della frequenza cardiaca e della contrattilità del cuore; costrizione dei vasi periferici; rossore al volto; aumento della pressione arteriosa; attivazione dei substrati energetici con liberazione di zuccheri e acidi grassi, indispensabili per l’attività muscolare e per il metabolismo cerebrale; comparsa di tremori e sudorazione fredda; aumento della temperatura corporea. Papi e collaboratori dimostrano che molti degli effetti delle catecolamine sono descritti da Saffo, nella sua “Ode della gelosia”, in modo accurato e preciso, quasi fosse un trattato di Endocrinologia. Infine, gli autori hanno correlato i versi in lingua greca del frammento poetico con i termini medici corrispondenti e con gli specifici meccanismi di azione delle catecolamine ad essi sottostanti.
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