a Mesagne ci si attende una mossa politica forte da parte del sindaco Pompeo Molfetta per dare vigore alla sua squadra di governo e, di conseguenza, allo sviluppo socio-economico della città. Lo chiedono gli alleati ma lo chiede, soprattutto, la città. D'altronde i risultati delle urne lasciano pochi dubbi sul futuro. Gli elettori mesagnesi domenica scorsa hanno espresso un voto chiaro nel segno del cambiamento. Così, al sindaco Molfetta restano appena due anni per mettere in atto il programma di governo, al momento rimasto per lo più un libro dei sogni, e dipanare i tanti disagi e problemi di cui la città soffre. Per far ciò deve necessariamente fare un rimpasto, o un azzeramento, di giunta. In questi giorni si stanno svolgendo degli incontri di maggioranza, altri ce ne saranno nella prossima settimana, per discutere degli aspetti politici dell'attività Amministrativa. Al momento, però, nessuno ha parlato di rimpasto anche se nell'aria tutti lo auspicano. Tuttavia, rimodulare gli assetti di giunta non è facile poiché Molfetta deve stare attento a non far saltare gli equilibri politici con gli alleati: Vizzino e Matarrelli. Ogni passo che dovrà fare in futuro deve avere il loro placet. Intanto, a Mesagne gli esiti del voto hanno penalizzato, principalmente, la coalizione di centrosinistra. Il Partito democratico, ad esempio, alla Camera ha ottenuto il 13,88 per cento dei consensi. Complessivamente la coalizione di centrosinistra si è attestata sul 15,67per cento. Poi c'è Liberi e uguali che ha ottenuto il 2,61 per cento. La coalizione di centrodestra si è fermata al 27,43 per cento. Il Movimento 5 stelle ha travolto tutti con un 49,74 per cento. E' vero che questi numeri al momento sono relativi per l'Amministrazione Molfetta composta da liste civiche trasversali, sia di centrosinistra sia di centrodestra, ma l'onda del rinnovamento, nel prossimo futuro, potrebbe sconvolgere gli attuali assetti partitici. Poi ci sarà da fare i conti con la nuova realtà del Movimento 5 Stelle che sarà maggiormente agguerrita e determinata a conquistare scranni a Palazzo dei Celestini. La presenza di un deputato aiuterà, certamente, questa loro scalata. Intanto all'indomani del voto i più impavidi politici mesagnesi hanno fatto un "mea culpa". «La scossa elettorale farà sentire i suoi effetti anche sugli equilibri dell'Amministrazione Molfetta», ha detto Giovanni Galeone, dirigente di Leu, secondo cui «mantenersi terzi, andare in ordine sparso, non darsi un'identità politica alla lunga non reggerà. E non basteranno più i giochi di prestigio sindacal-parlamentari. Non ci si può illudere che il prestigio e il rilancio della città dipendano dall'avere un parlamentare locale». «La sconfitta è netta ed inequivocabile, a Mesagne, nei nostri collegi, nel Paese», ha ammesso Francesco Rogoli, segretario del Pd che ha, quindi, concluso: «A quanti con passione e generosità si sono spesi voglio chiedere però di non disperare. La Sinistra non finisce con una sconfitta elettorale, è parte della Storia degli uomini e così sarà finché c’è qualcuno che è rimasto indietro, finché ci sarà un’ingiustizia da combattere, un diritto da conquistare o da difendere, un privilegio insopportabile da sopprimere».
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