sarà a Napoli, a Padova e a Roma per chiudere a una grossa manifestazione a Roma il primo giugno in Piazza del Popolo a Roma. I pensionati riproporranno al governo come si suole dire “A testa Alta, No a Tagli delle pensioni”. In questi giorni è spuntato un nuovo polverone sulle pensioni anticipate e su quota 100, ma ai pensionati l’unica misura messa in campo, è stata quella del taglio della rivalutazione, che nel conguaglio del mese di giugno dovranno restituire dall’1 aprile fino a giugno, mentre il reddito di Cittadinanza non sarà sufficiente, a essere esaustivo alla risoluzione del tema della povertà. Sui temi delle tasse nulla è stato fatto come tanto meno sulla sanità, sull’assistenza come su quello della non autosufficienza che chiedono interventi e risorse per la vita delle persone e delle loro famiglie. Il governo si è mostrato sordo anche dopo la manifestazione Roma del 9 febbraio in Piazza San Giovanni. Alla presentazione del Rapporto economico sull’Italia, il segretario Angel Gurria riferisce che il nostro Paese ha bisogno urgentemente di superare la situazione di stallo e di rallentamento economico attraverso lo sviluppo di politiche che rivitalizzino la crescita: “L’Italia continua ad affrontare significativi problemi in campo economico e sociale e che per risolverli, è necessario adottare una serie di riforme pluriennali per favorire una crescita più solida e ripristinare la fiducia nella capacità di riforma”. Le nuove stime provengono dall’Ocse, il quale prevede una “ripresa modesta” del nostro Paese, che passerà dal 2,1% del Pil nel 2018 al 2,5% nel 2019, mentre il debito salirà al 134%. Sulle pensioni anticipate, come riferimento a quota 100, l’Ocse chiede di “abrogare le modifiche alle regole sul pensionamento anticipato introdotte nel 2019 e mantenere il nesso tra l’età pensionabile e la speranza di vita”, poiché “l’abbassamento dell’età pensionabile a 62 anni con almeno 38 anni di contributi rallenterà la crescita nel medio termine, riducendo l’occupazione tra le persone anziane e, se non applicata in modo equo e aumenterà la diseguaglianza intergenerazionale e aumentare il debito pubblico”. Per la Uil pensionati le pretese dell’Ocse sono assurde e chiede di rimanere tranquilla evitando una democrazia limitata. L’Italia, invece, ha bisogno di una vera e nuova governance che deve servire a realizzare enti efficienti, trasparenti e partecipati come di una riforma accessibile al sistema a cominciando da una reale flessibilità per tutti avviando un confronto sui temi previdenziali, partendo dagli emendamenti pensando alle persone non autosufficienti e a dare risposte ai milioni cittadini italiani e continuità all’iniziativa di sostegno alla loro piattaforma. Sulle pensioni, probabilmente 5,6 milioni di pensionati avranno a giugno, dopo le europee, una pensione più leggera. La causa è nel blocco della rivalutazione quando dopo 10 anni di tagli alla pensione, si chiede che essa sia un sistema più equo; infatti, con l’approvazione della nuova finanziaria del 2019, il governo è intervenuto negativamente sull’adeguamento delle pensioni all’inflazione. Ora di questi 5,6 milioni di pensioni italiani si vedranno sottratti la somma complessiva all’incirca 3,5 miliardi di euro, oltre la decurtazione degli assegni sopra l’importo di 1.220 euro netti al mese con l’importo percepito nei primi tre mesi dell’anno, ma non prima del mese di giugno, che l’Inps, dopo le elezioni europee, incomincerà a erogare i primi assegni ai lavoratori che hanno deciso di andare in pensione anticipatamente con quota 100. Il Governo sulle pensioni si è rimangiato tutti gli impegni, presi il 27 settembre del 2016. In Quota 100 manca la valorizzazione del lavoro di cura e la maternità ai fini contributivi come non si trovano soluzioni utili per i lavoratori e non si affrontano le future pensioni dei giovani e non è completata la salvaguardia degli esodati. Si cercava insieme con il governo di convenire a un sistema previdenziale che fosse più equo e più giusto dopo i danni prodotti dalla riforma Fornero. Gli impegni erano veri. Essi erano sulle pensioni dei giovani, orientati a garantire a chi verrà dopo di noi, una pensione dignitosa. Sull’aspettativa di vita, l’impegno era nel trovare un meccanismo in base ai lavori, perché non tutti sono uguali, infatti, se una persona fa il minatore, questo è diverso dal muratore o dall’insegnante rispetto a chi lavora in un ufficio. Sull’opzione donna la Uil ritiene necessario dare più opportunità alle donne che svolgono attività di cura nei confronti dei parenti o dei figli disabili, malati o non autosufficienti in casa. Per la flessibilità in uscita si cercava di trovare un’intesa per alcune tipologie di lavoratori di dare la possibilità di lasciare prima il posto di lavoro e favorire un turnover per i giovani; sulla previdenza complementare si chiedeva di favorire l’adesione dei lavoratori ai fondi di pensione e infine si era stabilito un impegno per separare la previdenza dall’assistenza. Tutti temi che si erano presi con il governo precedente. Oggi Quota 100, insieme all’Ape sociale, potrebbe essere un passo indicativo per reintrodurre flessibilità di accesso alla pensione ed elementi di equità e giustizia nel sistema previdenziale italiano, ma l’auspicio è nel favorire misure in aiuto ai giovani per un turn over nel mercato del lavoro. Occorre però, pensare ai precoci, che con 41 anni di contributi non possono accedere alla quiescenza, agli esodati, alle donne, alle quali è giusto riconoscere ai fini previdenziali la valorizzazione del lavoro di cura. Di conseguenza è necessario che il Decreto 4/2019 sia orientato anche ai più deboli e a quanti hanno carriere discontinue, affinché possano avere un domani, assegni pensionistici adeguati, necessari per valutare la gravosità e l’usura delle differenti professioni e per l’analisi della composizione della spesa previdenziale e assistenziale. Per la Uil l’iter parlamentare, a sostegno di costruire un sistema previdenziale pienamente flessibile e socialmente sostenibile, dovrebbe prevedere misure che valorizzino ai fini previdenziali, il lavoro di cura e la maternità, la proroga di opzione donna, peraltro già conclusa. Queste per il sindacato sono solo una risposta parziale e molto onerosa per le lavoratrici italiane. Si devono predisporre misure che garantiscono future pensioni adeguate ai giovani lavoratori senza gravare ulteriormente sulle loro capacità contributive, in tal senso la possibilità del riscatto della laurea scontato e del riscatto dei periodi non coperti da contribuzione sono misure che poco efficaci che potranno essere prese in considerazione solo da lavoratori con carriere già stabili. Bisogna consentire l’uscita anticipata a tutti i lavoratori con 41 anni di contribuzione, lo stop fino al 2016 dell’adeguamento alla speranza di vita, è nuovamente solo un intervento limitato che oltretutto è depotenziato dall’istituzione della finestra mobile di 3 mesi prevista per le pensioni anticipate. È necessario, poi, condividere l’impegno, come promesso, per l’analisi della composizione della spesa previdenziale e assistenziale. Le maglie troppo strette della Pensione di Cittadinanza escluderanno, di fatto, dal beneficio milioni di pensionati, anche se con redditi inferiori alla soglia dei 780 euro mensili. Per la Uil, la via maestra da perseguire per sostenere le pensioni in essere passa attraverso una concreta revisione della pressione fiscale che grava sugli assegni previdenziali italiani, attraverso la piena indicizzazione di tutte le pensioni e prevedendo l’estensione della quattordicesima valorizzando a pieno la contribuzione versata dai pensionati. Il segretario Tindaro Giunta
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