ha affrontato il tema della sanità in Puglia. Si è assistito ad un elenco di ospedali pugliesi messi a nuovo ridimensionati a Punti di Primo Soccorso e ambulatori, quando si è stati fortunati. Un servizio che non ha portato alla luce nulla di nuovo, o quasi, a noi cittadini mesagnesi, che questa situazione la viviamo sulla nostra pelle. Il decreto di chiusura di 6 ospedali su 8 nella provincia di Brindisi era stato già firmato dall’allora Governatore della Puglia Raffaele Fitto, quando Nichi Vendola arrivò a Mesagne nel 2009. A chi chiedeva lumi sulla vicenda, parlava della sua politica come lontana dai tagli e indirizzata all’assistenza domiciliare e ai servizi socio-assistenziali del territorio. Sta di fatto che la musica non è cambiata, nemmeno con il suo successore, Michele Emiliano. Un passaggio di consegne avvenuto assistendo al fenomeno per cui, in barba alle chiusure dei nosocomi, interi reparti degli ospedali in questione sono stati rimessi a nuovo e forniti di strutture costose. Un esempio? Il bando con scadenza 9 luglio 2010 che prevedeva lavori al De Lellis in un anno: lavori edili, impianti tecnologici, fornitura in opera di una Tac (per intenderci, quella che avrebbe lungamente soggiornato, smontata, nel vecchio ingresso del De Lellis), arredi ed attrezzature per ambulatori medici. Il tutto per la modica cifra di circa 1 milione 800mila euro. Provate a moltiplicare questa somma per i vari ospedali in tutta la regione e lo spreco è servito. La politica locale e i movimenti nati contro la chiusura dei nosocomi hanno espresso il proprio disappunto sulla vicenda, sottolineando il dispendioso controsenso messo in atto dalla Regione. Appelli tutti caduti nel vuoto. Con Michele Emiliano, si è assistito al momento più alto del disastro della sanità locale. Mentre venivano riconvertiti o chiusi alcuni nosocomi, sorgevano nuove strutture pubbliche, come il nascituro ospedale di Fasano-Monopoli. Senza contare che il personale nelle Asl, secondo Le Iene, sarebbe dovuto essere a casa mentre si ritrova a ricoprire cariche dirigenziali di alto profilo per assunzioni per colloquio e non per titoli. La speranza della popolazione brindisina era, a quel punto, concentrata su un potenziamento del Perrino: altra speranza vana. Pronto soccorso perennemente intasato dalle richieste più disparate, carenza di posti letto, episodi di sempre maggiore incuria (è solo di mercoledì 23 ottobre la notizia di un topo nel comodino del reparto di Ortopedia). A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. E allora, a dei malpensanti verrebbe da porsi alcune domande. E se tutta questa manovra, iniziata nella notte dei tempi con Fitto e che vede concludersi con Emiliano, fosse stata messa in piedi non per ridurre i costi della sanità ma per aumentare le tasche dei grandi costruttori edili e favorire la nascita di strutture private che soddisfano le perennemente ferme liste d’attesa per gli esami specialistici, assicurandosi il sostegno elettorale? E come mai non sono stati assunti dirigenti titolati e qualificati? Vuoi vedere che le assunzioni incriminate, come le nuove costruzioni degli ospedali, servono esclusivamente a conquistarsi una parte dell’elettorato che vota per partiti che possono portare nuovi voti al Governatore uscente? Noi de la M non siamo malpensanti, pertanto siamo convinti che Emiliano saprà dare spiegazioni esaustive su quanto sollevato da Pecoraro, senza trincerarsi dietro la giustificazione di stampo Calimeriano per cui viene attaccato in quanto “terrone”. La Puglia, la provincia di Brindisi e la città di Mesagne meritano di meglio. E ci auspichiamo che le istituzioni locali prendano posizione su questa vicenda. Il Direttivo de “La M”
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