nel segno di una sanità contro le disuguaglianze inaccettabili che possa ripartire dai bisogni del paziente e dall’approvazione della riforma dell’art. 117 della Costituzione “La Salute uguale per tutti” per mettere al centro la collaborazione tra le diverse personalità migliorando il percorso di cura. Per ottimizzare le risorse di cura non bisogna avere paura delle riforme, specie se si richiede una sanità diversa, vera, qualitativa e non elusiva o miope come risposta ai cambiamenti strutturali della demografia piramidale e di una spesa sanitaria del 6,8 per cento del Pil, un valore più basso che quello francese (8,6 %), tedesco (8,4%) e del Regno Unito (7,3). In politica sanitaria si chiede al governo giallo - rosso e al ministro Roberto Speranza di ritessere il dialogo sul sistema sanitario promuovendo programmi di prevenzione, d’integrazione tra assistenza primaria e specialistica, di continuità tra ospedale e territorio e assistenza domiciliare. Nel rispetto del tema sulla pedagogia del diritto alla salute, la sfida è nel mettere in campo politiche lungimiranti attente al dovere etico per una cultura del civismo in percorsi di assistenza integrata che possano “agire contro le malattie”, contro le lunghe liste di attesa per essere ricoverato, la mancata predisposizione della dimissione protetta e contro le disuguaglianze che uccidono. Il governatore Emiliano nell’articolo 6 del Piano di Riordino Ospedaliero della Regione Puglia sulla programmazione degli investimenti ospedalieri, al comma 1, immette nel territorio pugliese 4 Ospedali nuovi, di cui uno Monopoli - Fasano in quello di Bari-Brindisi. L’inserimento di quest’ospedale, sicuramente, costringerà alla chiusura di quello di Fasano nel territorio brindisino. Questa s’inserirà al declassamento visibile con la riconversione degli ospedali dell’ex Di Summa a Brindisi, nel San Camillo di Mesagne, in quello di San Pietro Vernotico, di Ceglie Messapica e di Ostuni, un tempo fiore all’occhiello di cure non solo della provincia di Brindisi. Il Piano di Riordino Ospedaliero che dovrebbe essere attuato entro il 31 dicembre 2020, considera il plesso ospedaliero per il post acuzie dell’Ospedale Antonio Perrino a Brindisi e il plesso riabilitativo di Ceglie Messapica di secondo livello, mentre di primo livello l’Ospedale Dario Camberlingo a Francavilla Fontana, di base l’Ospedale civile a Ostuni. Infine di riconversione a un’innovativa vocazione territoriale, riabilitativa, di supporto post-acuzie l’Ospedale San Camillo di Mesagne, il Melli di San Pietro Vernotico e I di Fasano, mentre come istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico privato dà credibilità l’IRRCS Eugenio Medea a Brindisi. Per la Uil pensionati di Brindisi “Stu Appia Antica” la necessità è nella centralità della persona bisognosa di cure; per l’ammalato occorre assicurare accessibilità, sostenibilità e prospettiva di assistenza alla salute per un sistema sanitario efficiente, di qualità per le cure e di quantità ai servizi partendo dall’ambito ospedaliero a quello territoriale e domiciliare. Nel caso delle RSA e lungodegenze, per esempio, si segnala mancanza di équipe multi professionali, costi eccessivi per la retta, necessità di pagare per assistere il malato, costo per la riabilitazione a totale carico del cittadino e permanenza troppo breve perché raggiunga il grado di riabilitazione necessaria. Per le gravi patologie, invece, non si tiene presente a Brindisi dei progressi della medicina come conseguimento della migliore qualità e durata della vita che si acquisisce attraverso la ricerca e la promozione della salute per tutti. Per conseguire salute e curare le sue patologie, il malato brindisino, in particolare se è anziano o, un malato oncologico, non essere legato agli spostamenti per curarsi, non deve essere costretto a recarsi fuori provincia o fuori regione in viaggi stressanti della Speranza aumentando il disagio, le difficoltà e il sostegno di aiuto alla famiglia per la gestione della patologia. La Uil pensionati di Brindisi “Stu Appia Antica” rammenta alle Istituzioni che il Diritto alla Salute per il cittadino è tutelato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (Helsinki), dall’articolo 32 della Costituzione italiana come fondamentale diritto dell’individuo cosi come interesse per la collettività e dalla legge 833 del 1978, che garantiscono la cura e lo stato di benessere tramite il servizio sanitario nazionale come diritto inalienabile, esigibile, egualitario e senso di “civismo” che intendono arginare aggressività, meschinità, lacerazioni, indifferenze in particolare verso il malato fragile. A Brindisi permane, invece, un problema di differenze regionali e provinciali, sia nella quantità sia nella qualità dell’offerta sanitaria. Si considera inaccettabile, a tale disegno, la proposta di regolamento regionale “Riordino ospedaliero della Regione Puglia ai sensi del D.M. n.70/2015 e delle leggi di stabilità 2016-2017. Modifica e integrazione della DGR n.1095/2017 e n.53/2018. Abrogazione”. In tale piano non si rispecchiano le richieste per riorganizzare la rete ospedaliera per un’assistenza territoriale adeguata. Perché non si abbattono le liste d’attesa che sono al di sotto dei 3.5 posti letto per ogni 1000 abitanti? Che fine hanno fatto i PTA che continuano, a non essere realizzati, mentre si chiudono i PPI e si smantellano gli ospedali di primo livello? L’attenzione non può che essere rivolta su due assi: quello che sta scritto e quello che invece è assente. Su quest’ultimo si chiede di avviare una fase di revisione del Piano di Riordino Ospedaliero brindisino che dia operatività e appropriatezza dell’accesso ai servizi ospedalieri e presa in carico efficace dei pazienti dimessi. La finalità deve integrare i livelli essenziali di cura e di assistenza anche in ambito sociale e territoriale. L’individuazione è nel dare valore alle strutture già esistenti sul territorio per una diversa allocazione delle risorse ridefinendo nello stesso tempo forme alternative di assistenza, nella considerazione della riqualificazione dei processi assistenziali e in base ai bisogni di cure nell’aumentare il numero dei posti letto per l’adeguamento agli standard nazionali al fine di migliorare la qualità dell’assistenza e la qualità di cura ed efficienza della rete di emergenza-urgenza secondo i livelli di diversa complessità assistenziale. La speranza è nel pensiero al futuro, al domani e al divenire del nuovo anno 2020 che è appena arrivato, cercando di realizzare percorsi attesi per un’idea di Diritto alla salute e di avere una Sanità territoriale che potrebbe rappresentare opportunità ai bisogni di cura e che potrebbe aprire un varco immaginando nuovi obiettivi e speranze verso un’assistenza di prossimità, di cure e servizi assistenziali verso gli ammalati , gli anziani, i bambini e le persone che soffrono.
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