si compie la triste storia delle zone C di espansione. Una vicenda che dovrebbe essere ormai largamente nota a tutti perché, a quasi vent’anni dall’entrata in vigore del nostro Piano Regolatore Generale (PRG), molti sogni sono stati infranti e molte tasche si sono svuotate. Stiamo parlando di un buco nero di 160 ettari: vecchi terreni agricoli diventati virtualmente edificabili con l’approvazione del PRG nel 2003. In queste aree, che cingono tutta la periferia della nostra città, dovevano nascere case, palazzi, ville per 16.000 nuovi abitanti da insediare e naturalmente strade larghe, verde pubblico, parcheggi, scuole, chiese ed altri servizi di pubblica utilità. Per urbanizzare queste aree però era, ed è, obbligatorio redigere un Piano di Lottizzazione Convenzionato di iniziativa privata per l’intero comparto; condizione che si può verificare solo se si trova un impresa che finanzi il progetto e realizzi le opere e se la gran parte dei proprietari dei suoli sottoscrive il Piano. Tantissimi proprietari di quei suoli all’epoca fecero salti di gioia perchè videro miracolosamente decuplicare il valore venale della loro proprietà e materializzarsi la possibilità di costruire una abitazione per se i propri figli. Per i primi dieci anni di vigenza del nuovo PRG tutti pagarono diligentemente la maggiorazione delle tasse dovute per questo miglioramento di valore e di classe delle loro proprietà. Ma il tempo passava lento e inesorabile e la possibilità di edificare pian piano sfumava mentre i soldi versati nelle casse comunali cominciavano a far molto male, tanto che pian piano cominciò a levarsi un moto di protesta popolare fra chi rivolevano indietro la propria vecchia zona agricola pur di non dissanguarsi nell’attesa di un miraggio che non si sarebbe mai compiuto. Si cominciarono infatti a vedere gli esiti infausti di quei pochi Piani di Lottizzazioni presentati (S. Antonio, Grutti, Palmitella, Vile Indipendenza): tutti erano partiti in pompa magna sotto una evidente spinta speculativa e tutti si erano fermati a metà strada lastricando il percorso di contenziosi giudiziari e di gravi inadempienze verso la città che non ha mai visto onorati fino in fondo gli impegni assunti e non ha mai visto nessuno pagar pegno. Per far fronte a questa grande questione urbanistica e di giustizia fiscale nel 2012 l’assessore dell’epoca on.le Cosimo Faggiano propose di variare le Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore e di introdurre i così detti Micro-Comparti cioè di suddividere le macroaree C di espansione in frazioni omogenee più piccole e di più agevole attuazione. Questa opportunità, nata quasi in via sperimentale, si rendeva possibile solo per due specifiche zone C, quelle in cui preesisteva una minima urbanizzazione spontanea e quelle dove era più urgente una ricucitura organica del territorio. Anche questa nuova possibilità edificatoria però presupponeva la redazione di un progetto generale esteso all’intero comparto e la approvazione da parte di tutti i proprietari anche di quelli esclusi dal micro-comparto. A distanza di otto anni anche questo strumento normativo ha fallito il suo scopo perché è stata presentata e approvata una sola proposta progettuale peraltro ancora largamente incompiuta. Ebbene dopo tutti questi clamorosi fallimenti, questi gravi danni inferti al territorio ed ai cittadini c’è una sola via maestra per risolvere defintivamente il problema: andare rapidamente alla redazione del nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG) per ridefinire il destino di queste macroaree all’interno di un nuovo disegno organico di cui ormai la città non può più fare a meno. Invece il governo in carica che fa? Piuttosto che accelerare sul PUG rispolvera lo strumento dei micro-comparti e lo estende a quasi tutte le zone C (13 su 15), praticamente moltiplicando per dieci un fallimento annunciato e accertato dalla storia. Una furbata in linea con la campagna del fumo negli occhi scientemente portata avanti dall’amministrazione in carica che serve, secondo me, due obiettivi mal celati: il primo è quello di dimostrare la buona intenzione dell’amministrazione di venire incontro a tutti e di ridar fiato alla speranza di tanti (fumo), la seconda di allertare i pochi che eventualmente sono pronti ad investire nel business o che magari sono già in possesso delle aree su cui si compierà l’ennesima incompiuta (arrosto). E’ la politica del “meglio l’uovo oggi che la gallina domani”, è la politica derogatoria che abbiamo già visto attuare per la zona industriale: anche li si sono variate le regole del gioco per tutti ma a beneficio, almeno finora, solo di qualcuno. …….. “e intanto fanno il bagno a Cesenatico e i furbi come sempre non affogano…” ( la mosca - citazione canora)
La triste storia delle zone C di Mesagne
Mentre continua l’opera sapiente di distrazione di massa,