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MESAGNE, LA SOLITA TIRITERA DELLA TARI
Re-interveniamo su un tema già
affrontato senza esito, giacchè la verità sulla TARI resta avvolta nel
senza protervia, che non solo non è aumentata ma che anzi è diminuita
grazie al maggior recupero dei ruoli di evasione, mentre una parte di
cittadini invece, carte alla mano, sostiene che sia aumentata.
Vediamo
dunque cosa dicono le cartelle pervenute nelle nostre case all'inizio
del mese di Giugno puntuali come una quaresima santa. Il malloppo si
compone di un modello (F24) per il pagamento dell'intero tributo in
unica soluzione e di tre cartelle per la rateizzazione da effettuarsi
entro il 30 giugno ( Ia rata), 30 Luglio (IIa rata) e 30 settembre (IIIa
rata). Il totale del costo complessivo del tributo relativo al 2023 , in
molti casi risulta pressoché sovrapponibile a quello versato negli anni
precedenti, talchè si direbbe che effettivamente la TARI non è
aumentata. Poi però si scopre la quarta carta, il jolly: la quota
supplementare da versare in saldo per conguagliare il costo complessivo
del servizio espletato nell'anno scorso 2022. Questa quarta rata non
prevista ( ma prevedibile), non calcolata nel piano tariffario ordinario,
ammonta a circa il 33% del costo complessivo della TARI per l'intero 2022 ed
è ormai diventata una abituè delle nuove cartelle esattoriali.
Questa
rata "spuria", questo sacrifico supplementare chiesto ai contribuenti,
sarebbe giustificato se il maggior costo del servizio fosse derivato da
fatti eccezionali, da calamità naturali o altri eventi straordinari ma
così non è perché questo è un meccanismo strutturale che va avanti da
quattro anni. Da quando è stato affidato il nuovo appalto infatti, si
registra sistematicamente e scientemente una profonda discrepanza tra
dato di previsione e costo consuntivo del servizio.
Il Piano Economico
Finanziario predisposto dall'organo nazionale di controllo sull'energia
( ARERA) e approvato ogni anno nel bilancio di previsione dal Consiglio Comunale
stima il costo ottimale del servizio di spazzamento, raccolta e
smaltimento per la città di Mesagne in circa 4,7-4,8 milioni di euro consentendo di predisporre un piano tariffario ordinario tarato
su quei costi. Il 31 dicembre di ogni anno invece si scopre che il
servizio è costato 6,2 milioni di euro così come calcolato dagli stessi
uffici comunali e così come l'amministrazione sa bene da quando ha
predisposto il nuovo capitolato, da quando ha ampliato i servizi e la
pianta organica degli operatori RSU. Da quattro anni , nella piena
consapevolezza di chi governa, tra previsione e consuntivo balla 1,2-1,5
milioni di euro di differenza. Chi dunque ci mette la differenza?
Per il
2021 li ha messi in buona parte il comune ( in esplicita violazione
del principio istitutivo della TARI) facendo ricorso ad un fondo di
riserva, ad avanzi di amministrazione vincolati, a fondi governativi per
il ristoro dei danni da COVID 19, in parte ce hanno messi mettono i cittadini con
la famosa quarta carta che quest'anno , ironia della sorte, doveva
essere pagata entro il 10 giugno cioè prima ancora che fosse stata
notificata.
Ognuno dunque si faccia i conti in tasca e cerchi fra le
sue carte la propria verità, ma una cosa è incontestabile: per il tipo
di servizio di cui la città usufruisce, secondo i parametri standard di
calcolo, spendiamo il 33% in più di quanto dovremmo nonostante lo sforzo
che i cittadini fanno ormai con zelo e con risultati eccellenti nella
differenziata.
Dunque non ci resta che pagare e mugugnare in
silenzio perché il governo ci guarda e ci ascolta.
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