Matarrelli, presidente della Provincia e sindaco di Mesagne, traccia un bilancio della sua gestione
Presidente Matarrelli a metà dicembre i consiglieri comunali saranno chiamati ad eleggere la nuova assemblea. Il centrosinistra si presenta con due liste, quasi a rafforzare il ruolo politico che le civiche rappresentano ormai all'interno della coalizione. Il futuro sarà sempre più nel segno del civismo e sempre meno nelle mani dei partiti? E con quali garanzie per la stabilità delle amministrazioni?
La presenza delle forze civiche irrobustisce la coalizione che mi sostiene, così come accade – secondo un meccanismo ormai collaudato – nel resto della Puglia, dove governano ad ogni livello in funzione attiva e propositiva. Rappresentano, quindi, un valore aggiunto ai partiti tradizionali, con cui possiamo costruire alleanze foriere tanto di strategie politiche, quanto di contenuti innovativi, e cioè di una visione originale che contribuisca a catalizzare lo sviluppo di un territorio dalle potenzialità straordinarie. La nostra provincia è una sorta di mosaico in cui tutti i tasselli, tutte le città che la compongono, hanno eccezionali peculiarità e riescono a generare attrattività, valore, bellezza. Contiamo eccellenze in ogni comparto davvero: penso all’agroalimentare e quindi al vino e all’olio, ma è facile enumerare le mete turistiche e culturali, paesaggi e architetture diverse e ugualmente incantevoli, un articolato sistema di trasporti che può annoverare un aeroporto in espansione, un comparto industriale di alto livello, personaggi che si sono fatti valere nel mondo intero. Proprio oggi ho partecipato ad un incontro con l’ONU in cui si è ribadita la volontà del Governo centrale di rafforzare il ruolo della base di Brindisi, tra le più importanti d’Europa. Lavoriamo alacremente per contribuire all’organizzazione del G7 fissato per giugno del prossimo anno. In un contesto tanto articolato e dal potenziale tanto grande, perché non poter contare su un fattore che arricchisce l’amministrazione della cosa pubblica, quali i movimenti civici? Tanto più che queste forze governano ormai più della metà delle città della provincia, assicurando una buona stabilità.
Dovesse essere rieletto sindaco di Mesagne, lei resterebbe alla guida dell'ente di secondo grado almeno sino al 2026. Se i numeri glielo consentissero, sarebbe disponibile a una presidenza bis?
Se non interverranno novità legislative rispetto all’elezione del presidente della Provincia, rimarrò effettivamente in carica sino al 2026 e solo a quel punto potrò fare le mie valutazioni. Fermo restando il giro di boa delle amministrative stabilite a giugno dell’anno prossimo: se sarò rieletto sindaco di Mesagne, sceglierò la strada più congeniale alla comunità.
Da mesi si parla della possibilità di rimetterebbe in gioco la riforma Delrio. Lei tornerebbe all'elezione diretta del presidente e dei consiglieri provinciali?
Io sono sempre, per principio, favorevole a dar voce ai cittadini. L’espressione più alta di una democrazia funzionante è l’iniziativa elettorale.
Quale, sinora, il bilancio delle attività nel corso del suo mandato a capo della Provincia?
Sono ragionevolmente convinto che il bilancio sia positivo, nonostante le enormi difficoltà che hanno le province nell’attuale assetto di ente di secondo grado, ovvero di fatto smantellate dalla Legge Del Rio e quindi private di una adeguata dotazione finanziaria. Soprattutto rispetto alla mole e alla molteplicità dei servizi da garantire, poiché ci occupiamo di edilizia scolastica, della manutenzione delle strade, di parte dell’area dello sviluppo industriale, dei trasporti pubblici, di tutela e salvaguardia ambientale. Cioè di temi importantissimi nella misura in cui incidono direttamente sulla vita dei nostri concittadini. Nonostante la mancanza di risorse, siamo comunque riusciti a garantire un buon livello di servizi, come la messa in sicurezza delle strade e delle scuole e questo grazie ai finanziamenti ottenuti dalle istituzioni superiori, Governo e Regione. C’è poi da evidenziare un dato positivo rispetto al PNRR: abbiamo utilizzato con tempestività ed efficacia le risorse sull’edilizia scolastica assegnate alla provincia, finalizzando già a maggio di quest’anno le gare che andavano chiuse entro settembre. Si tratta di progetti importanti che si pongono l’obiettivo di garantire ai nostri ragazzi, alle loro famiglie, al personale docente e non docente di andare a scuola in tutta tranquillità, condizione che purtroppo non è così diffusa nel Paese.
Di cosa va fiero, invece, guardandosi alle spalle, del suo primo mandato da sindaco di Mesagne?
Potrei fare un elenco davvero lungo ma, riflettendoci un po’, credo che il primo grande motivo di orgoglio sia aver contribuito a costruire una comunità coesa, unita, solidale e consapevole e contenta di esserlo. Ci sono dati concreti che lo dimostrano, quali il vertiginoso numero delle associazioni che cooperano tra loro o la capacità di accoglienza e inclusione dimostrata in questi anni o i piccoli grandi gesti di solidarietà o l’inversione di tendenza rispetto al calo demografico nazionale, ma mi piace piuttosto restituire il sentimento dei mesagnesi, questo sentimento collettivo che è una bella commistione tra l’aver conquistato il riscatto dagli ormai lontani anni bui e la voglia di mordere il futuro, di rilanciarsi, di raggiungere mete sempre più ambiziose. Si respira questo oggi a Mesagne e non era affatto scontato.
La svolta della città sintetizzata nel titolo sfiorato di Capitale italiana della Cultura. Un percorso ormai tracciato che porta dove?
Un percorso che anzitutto ci impone la responsabilità di mantenere standard alti, in termini di qualità della vita ma anche di aspirazioni individuali e collettive. Abbiamo sfiorato il titolo nazionale e abbiamo guadagnato il primo titolo di capitale pugliese della cultura e questi due snodi da un lato hanno rappresentato traguardi emozionanti, dall’altro sono anche dei nuovi punti di partenza. Di ripartenza, con la motivazione supplementare di essere in una fase della Storia in cui abbiamo la possibilità di lasciare il giusto retaggio ai nostri figli: una opzione, Mesagne come una concreta alternativa futura e non più come un posto da abbandonare appena possibile.
È solo un caso che la rinascita del centro storico e lo sviluppo turistico commerciale che ruota attorno al rione antico siano coincisi con la svolta culturale? Movida e cultura possono convivere?
Non è un caso, il cuore della nostra città è per vocazione originaria il cuore pulsante della vita economica e sociale della città. Ma nella nostra strategia di sviluppo, ogni quartiere ha la sua specificità e la medesima importanza, di ciascuna zona assecondiamo l’inclinazione, puntando su una qualità dei servizi omogenea per tutto il territorio. Movida e cultura sono antitetiche soltanto in una distinzione manichea tra attività «pop» e «radical chic», come se un appassionato di Caravaggio non possa voler degustare un buon vino o una buona cena. Entrambe, invece, hanno costituito, soprattutto d’estate ma non soltanto in estate, la nostra articolata offerta ai mesagnesi, ai visitatori pugliesi, ai turisti nazionali e internazionali, ai giovani e ai meno giovani. Tutti hanno tendenzialmente potuto scegliere, da un ricco menu, ciò che gradivano di più. Grandi mostre, concerti di alto livello, cartelloni teatrali variegati, beni archeologici e monumentali sempre fruibili, percorsi enogastronomici di qualità in una città che giorno dopo giorno si impegnava a evolvere, a diventare accogliente e matura, a essere pulita, in ordine, civile, sicura. Cinquanta milioni di finanziamenti per mettere in sicurezza le scuole, ammodernare le infrastrutture sportive, riqualificare le reti idriche e fognarie, attivare la rigenerazione urbana, implementare la zona industriale, soccorrere le fasce più in difficoltà della popolazione e dar loro la giusta dignità. Mesagne è come un enorme cantiere in cui tutti fanno la loro parte, fiduciosi che alla fine ci sarà da restare a bocca aperta.
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