“Sono tagliati fuori dalla dichiarazione di stato di calamità naturale, perché non sono aziende agricole e non rientrano in alcuna ipotesi di intervento, nonostante siano al collasso”, dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. “A partire dalla moratoria sui mutui, per garantire la sopravvivenza dei frantoi, sono necessarie misure ad hoc che prevedano integrazioni al reddito per 5 anni per le aziende di trasformazione che dimostrino di restare attive e produttive e interventi economici – insiste il presidente Muraglia - a supporto della rottamazione degli impianti, per le aziende che vogliono dismettere o riconvertire l’attività, oltre all’opportuno esonero dell’IMU per 5 anni, perché è impensabile gravare su aziende che di fatto non riescono neppure ad affrontare la quotidianità”.
Sono 491 i frantoi operanti nel Salento, di cui 251 in provincia di Lecce, 143 a Brindisi e 97 a Taranto e “qualunque misura si andrà a definire per sostenere le realtà della provincia di Lecce, dove lo scenario è apocalittico - aggiunge il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele - e i frantoi non hanno più olive da molire, potrà essere replicato e messo a patrimonio comune anche delle realtà operanti nelle altre province pugliesi, dove la malattia sta mietendo vittime. Non è ancora stato profilata alcuna misura ad hoc per le sole aziende di trasformazione in forma cooperativa, privata che industriale. Aver ipotizzato la sola decontribuzione dei costi del personale è insufficiente, considerato che molte strutture il personale non sono più in condizione neppure di assumerlo. A livello regionale – conclude il presidente Cantele - servono tempi certi e indifferibili per la pubblicazione del bando di accesso alle risorse messe a disposizione dalla sottomisura 4.2 che darebbero respiro alle aziende di trasformazione, per la conclusione dell’istruttoria delle 426 domande di sostegno finanziabili, presentate dalle aziende agricole più piccole, e della preistruttoria della 4.1C per i miglioramenti fondiari”.