Ha preso avvio nel Brindisino la campagna olearia 2022/2023
Da pochi giorni ha preso avvio, anche in provincia di Brindisi, la campagna olivicola 2022/2023 con complessità vecchie e nuove che condizionano il mercato ed il lavoro degli olivicoltori. Nei primi giorni di molitura si può notare una minore produzione, comparata allo scorso anno, con prezzi lievemente superiori. Buona la qualità. L'olio di oliva rappresenta, per il nostro territorio, una risorsa strategica. Infatti, gli uliveti in Puglia ricoprono 370 mila ettari, in cui vi sono 5 oli extravergine di oliva di origine protetta e 1 a indicazione geografica tipica. Vi sono circa 60 milioni di ulivi, il 40% della superficie del Sud, quasi il 32% nazionale e l’8% comunitaria ed un valore di 1 miliardo di euro di produzione lorda vendibile di olio extravergine di oliva.
“Questo grande potenziale olivicolo oggi vede spesso i prezzi di vendita pagati agli agricoltori troppo bassi, da sempre anello più debole nella catena del valore ed all'interno della filiera olivicola”, ha spiegato Filippo De Miccolis Angelini, presidente di Coldiretti Brindisi -. In un anno come quello in corso è necessario che il mercato dia la giusta remunerazione a chi garantisce, tra mille difficoltà, un prodotto eccellente e altamente distintivo”. Per questo il presidente di Coldiretti ha fatto notare che la presente campagna olivicola si caratterizza per “i costi di produzione che sono aumentati nelle aziende olivicole in media del 50%”. Ad esempio l’incremento del costo dell’energia che è quintuplicato. “Certamente – ha confermato De Miccolis – poi in campo osserviamo anche gli effetti della siccità e di un clima sempre più impazzito, con una previsione in termini di produzione di olio extra vergine di oliva inferiore allo scorso anno”. In un comparto così in crisi c’è da vigilare sulle importazioni dal nord Africa, sulle sofisticazioni e sull'utilizzo dell'Italin sounding che all'estero danneggia le produzioni Made in Italy. “Costante, in tal senso, è l'impegno di Coldiretti nel difendere gli interessi nazionali, spesso in solitudine, dalle etichette nutriscore che rischiano di fuorviare le scelte alimentari di milioni di europei”, ha tenuto a precisare il presidente che non ha nascosto che queste criticità porteranno “ad un aumento dei prezzi delle olive, dell'olio e un diverso trend sarebbe sintomo di inaccettabili speculazioni in atto”.
Poi ci sono i danni ingenti causati dalla xylella sta ormai cancellando secoli di olivicoltura specializzata. “Le varietà di olive tipiche del nostro territorio, cellina ed olearola, da cui si otteneva un olio tipicamente dolce e pronto per essere consumato sono quasi del tutto sparite, distrutte dalla xylella fastidios pauca”, ha detto Emanuele Guglielmi, olivicoltore e vice presidente della Cantina Riforma Fondiaria di Mesagne. “In ogni modo la presente annata si presenta con una qualità sempre in diminuzione, ma con una qualità buona. Devo, però, dire che sulla gestione della xylella la Regione Puglia ha delle grosse responsabilità politiche”, ha concluso Guglielmi. A Latiano la situazione olivicola è tragica. La xylella ha quasi distrutto del tutto il patrimonio olivicolo. “Quest’anno per la prima volta non abbiamo avviato il frantoio grande, ma stiamo facendo funzionare quello piccolo”, ha spiegato Giuseppe Schiena, presidente dell’Agricola latianese -. La xylella ha distrutto tutti gli olivi a sud di Latiano e parte di quelli a nord, pertanto la produzione è minima anche se la qualità è buona”.
Infine, sulla xylella il presidente di Coldiretti ha profetizzato: “Oggi assistiamo al totale disinteresse e ad una inaccettabile trascuratezza verso un incessante avanzare della batteriosi da xylella fastidios pauca. La piana degli ulivi monumentali, patrimonio unico per agricoltura, paesaggio e turismo, è ormai zona infetta e vede un estremo ritardo nell'azione di monitoraggio prevista dal piano fitosanitario regionale. Nella maggior parte del territorio brindisino gli agricoltori non hanno accesso all'irrigazione e l'unica strategia che vedono messa in campo è la richiesta da parte della regione e dei consorzi di bonifica di pagare tributi emessi a fronte di una quasi assente attività di manutenzione ordinaria e di totale assenza di qualsivoglia investimento strategico per fornire acqua ai nostri campi”.
INTERVISTA A GIANNICOLA D'AMICO.
La campagna olivicola che da qualche giorno ha preso avvio in provincia di Brindisi si sta caratterizzando per la ridotta produzione, ma con i prezzi in leggero rialzo confronto allo scorso anno. Tuttavia, sulla predetta campagna incombono, come una spada di Damocle, sia l’aumento dei prezzi delle materie prime sia tante altre incognite. Per approfondire l’argomento ne abbiamo parlato con Giannicola D’Amico, vicepresidente regionale vicario di Cia – Agricoltori Italiani Puglia.
Presidente è questo un flash della campagna olivicola partita da qualche giorno in provincia di Brindisi.
“Quest’anno, è risaputo, è un’annata di scarica. Se a questo aggiungiamo i danni causati dalla siccità, che ha caratterizzato il territorio a partire dalla primavera, il risultato porta ad avere un calo di produzione, rispetto allo scorso anno, a non meno del 30/40 per cento. Situazione simile è in Spagna, dove si registra una produzione scarsa”.
Questa situazione, però, sta facendo registrare prezzi dell’olio di oliva più alti rispetto allo scorso anno.
“Certamente sì, e di conseguenza anche il prezzo delle olive raccolte in campo registra un leggero aumento rispetto allo stesso periodo del 2021. Al momento le olive raccolte dalla pianta vengono pagate fino a 60 euro al quintale, con un prezzo dell’olio extravergine di oliva pari a 6 euro al chilo, lo scorso anno nello stesso periodo quotava 4,80 euro al chilo, mentre le olive raccolte da terra, con tecniche tradizionali e dagli ulivi secolari che caratterizzano buona parte della provincia di Brindisi, vengono pagate in questi giorni fino a 40 euro al quintale a seconda delle zone, con un prezzo dell’olio lampante che ha raggiunto anche i 3,80 euro al chilo”.
Anche le rese al momento sembrano non essere del tutto negative.
“Considerato il periodo si stanno registrando rese medie di 15 chili di olio a quintale di olive. In questo caso molto dipende anche dalla qualità delle olive. Le piogge delle ultime settimane, l’umidità di questi giorni e le temperature calde di settembre e ottobre hanno di fatto determinato attacchi non di poco conto della mosca delle olive, che stanno compromettendo la qualità delle drupe”.
Su tutto, poi, incombe il caro materie prime.
“Infatti. Dall’energia elettrica, i cui aumenti hanno di fatto portato ad aumentare i costi di molitura dal 30 al 50 per cento, al prezzo del gasolio agricolo. È da quasi due mesi che il costo del gasolio agricolo non schioda dalla forbice di 1,35-1,40 euro al litro. Tutto questo a prescindere dalle quotazioni al barile. Ci chiediamo perché ancora non è intervenuta l’antitrust. Il costo del Brent, uno dei benchmark di riferimento per il petrolio, è sceso a 90 dollari. Quello del gasolio agricolo, invece, resta a 1 euro e 37 centesimi al litro, lo stesso costo di quando il Brent era a 125 dollari”.
Parliamo, quindi, di una chiara speculazione a danno del comparto agricolo.
“E’ in atto una colossale, sciagurata e irresponsabile speculazione che sta avendo effetti devastanti sull’agricoltura. Appena l’indice di riferimento si alza di qualche centesimo, il prezzo del gasolio utilizzato dagli agricoltori schizza subito in modo sproporzionale; al contrario, invece, al decrescere del prezzo base sui mercati internazionali non segue mai, nell’immediato, una diminuzione del costo del gasolio. È prioritario, quindi, che il nuovo governo debba mettere subito mano a una stretta seria e rigorosa per contrastare queste dinamiche, ormai fuori controllo, per garantire il giusto reddito agli agricoltori”.
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