A rischio l’annata 2023 del vino italiano

Luglio 20, 2023 971

A rischio l’annata 2023 del vino italiano: raccolti decimati dalle fitopatie. La drammatica fotografia del Gambero Rosso sulle grandi Dop. I dati della Puglia

Esce stasera la nuova inchiesta dei tre Bicchieri a firma di Gianluca Atzeni: situazione complicata in Abruzzo, Puglia e Calabria. Si difendono Chianti Classico, Etna, Frascati e Doc Sicilia. Massima attenzione e monitoraggi continui dei produttori negli areali a Dop. I volumi calano ovunque. E se il caldo sahariano frena la peronospora, l'alta percentuale di umidità favorisce l'oidio.

Tra le tante lame che pendono sull’economia italiana, c’è anche la vendemmia 2023. Cinquanta milioni di ettolitri prodotti nel 2022 e 50 in giacenza a giugno 2023, in un quadro generale di vendite, consumi ed export in diminuzione, con un surplus di prodotto che generato un ribasso dei prezzi del vino base. Come se non bastasse, in un mercato dominato dall'inflazione, le ferite aperte in primavera dalla peronospora sui circa 700mila ettari di vigneto nazionale sono destinate a pesare sull'imminente campagna. Per certi versi, produrre meno vino potrebbe sbloccare il mercato, ma la congiuntura è comunque da incubo per le imprese vitivinicole.

E’ questa la prima parte del sondaggio pre-vendemmia (la seconda dedicata al Centro-Nord sarà pubblicata il 27 luglio), realizzato nella seconda decade di luglio dal settimanale Tre Bicchieri attraverso la voce dei Consorzi di tutela delle principali Dop da cui emerge un senso di forte preoccupazione per il 2023/24. Gli improvvisi voltafaccia del meteo, passato da un inverno con scarsa piovosità a una primavera con precipitazioni eccezionali e, poi, a un'estate con temperature sahariane, hanno aumentato nella base produttiva la sensazione di impotenza di fronte alla crisi climatica. Una cosa, a detta di tutti, è certa: si raccoglieranno meno uve e si produrrà meno vino.

La virulenza delle fitopatie in vigna ha lasciato segni indelebili. Soprattutto al Centro-Sud, dove diversi attacchi di infezioni fungine come non si registravano da anni, in particolare nei versanti adriatico e ionico dello Stivale, hanno trovato impreparati alcuni areali. 

Puglia. Dopo il record del 2022, cali tra -30% e -40%

Nel 2022, la Puglia ha registrato un record produttivo di oltre 10 mln/hl di vino. Ma la musica in questo 2023 è ben diversa, con cali medi stimati tra 30% e 40%. Un andamento meteo eccezionale in primavera ha provocato danni dal Barese al Tarantino, come evidenziato dalla Confagricoltura regionale e da altre associazioni, che hanno chiesto alla Regione di dichiarare lo stato di calamità.

Il Consorzio del Salice Salentino (6,5 mln di bottiglie a Dop nel 2022, con circa 800 viticoltori) stima una flessione nei volumi del 20-25%: “Le aziende che sono riuscite a intervenire contro la peronospora, nel momento opportuno e con mezzi idonei, otterranno una produzione ottima, chi invece, come i piccoli produttori, non è riuscito a farlo, registra danni anche sui grappoli e, quindi, ha perso la produzione”. Se, invece, il fungo non ha intaccato i grappoli ma solo le foglie, il prodotto ottenuto potrebbe essere dal buono al discreto. La vendemmia (buona parte delle aziende aderisce ai protocolli di difesa integrata) potrebbe partire a metà agosto con lo chardonnay, poi a inizio settembre col primitivo e a metà settembre col negroamaro.

A Manduria, la peronospora determinerà una riduzione delle quantità “sebbene fortunatamente non abbia colpito tutti i vigneti dell’area di produzione”. La presidente del Consorzio del Primitivo di Manduria, Novella Pastorelli, sottolinea come nelle ultime settimane, dopo l'infezione di giugno, nelle particelle già colpite ci sia stata una recrudescenza ed estensione del fenomeno con inevitabili riduzioni tra 40% e 50%. Il fungo ha attaccato nella fase vegetativa sulla pianta e in quella di chiusura grappolo (peronospora larvata), con implicazioni in questi casi anche sulla qualità dei grappoli, che dovranno essere monitorate con attenzione. “In generale, i quantitativi di vino potrebbero diminuire ma non escludiamo risvolti, visto che manca ancora un mese e mezzo alla raccolta”, sottolinea Pastorelli.

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