GIORNATA FORESTE: COLDIRETTI PUGLIA, SOLO 9,8% BOSCHI IN PUGLIA
GIORNATA FORESTE: COLDIRETTI PUGLIA, SOLO 9,8% BOSCHI IN PUGLIA; SOS STRATEGIA E GESTIONE
Su 19.541 kmq che vanno dal Gargano alla punta sud del Salento, soltanto 1.917 sono coperti da boschi e foreste, pari solo al 9,8%, la regione con l’indice di boscosità più basso d’Italia, che tra l’altro risulta molto vulnerabili al degrado e agli incendi con i boschi che, a causa dell’incuria e dell’abbandono, sono diventati vere giungle ingovernabili. A lanciare l’allarme è Coldiretti Puglia, in occasione della Giornata internazionale delle Foreste istituita dall’Onu che si celebra il 21 marzo, quando in Puglia la superficie forestale di boschi e macchia è pari ad appena 166.415 ettari, secondo quanto riportato dal PPTTR.
Dalla Carta dei tipi forestali – rileva Coldiretti Puglia - emerge che le categorie più estese sono quelle a boschi di cerro, di farnetto, fragno, vallonea» che, con una superficie pari a 46.712 ettari, rappresenta il 19% dei boschi della Puglia, mentre la categoria «Macchia, arbusteti mediterranei» che copre 42.594 ettari, pari al 17% del territorio, le «Pinete di pini mediterranee» estese su 29.553 ettari (12%). Perché la Puglia, a dispetto della superficie boschiva bassa, è uno scrigno straordinario di biodiversità, considerato che conserva ognuna delle 10 specie di quercia presenti in Italia. Oltre alla roverella, al leccio, alla sughera, al cerro, alla quercia spinosa, alla farnia, al rovere e al farnetto, infatti, in Puglia sono presenti due specie di quercia endemiche, la vallonea e il fragno.
Il Tacco d’Italia ospita numerose foreste e parchi naturali che custodiscono un’incredibile quantità di specie vegetali e animali, ma anche le Foreste del Gargano nell’omonimo Parco nazionale, nei suoi 118.000 ettari comprende ambienti tanto diversi tra loro come i laghi salmastri di Lesina e Varano, le Isole Tremiti e siti archeologici come la Grotta Paglicci. Nella zona più interna del Parco si trova la Foresta Umbra che ospita oltre 2.000 specie vegetali e le cui faggete, dal 2017, sono entrate a far parte del patrimonio UNESCO “antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”, oltre ad un incredibile patrimonio floristico che comprende ad esempio ben 92 differenti specie di orchidee. La Foresta Mercadante è invece un perfetto esempio di foresta artificiale al servizio dell’uomo. Estesa per 1.300 ettari nel territorio di Cassano delle Murge e Altamura, venne creata attraverso un’importante opera di rimboschimento per difendere il territorio di Bari dalle frequenti alluvioni dovute alle piene del torrente Picone, che nei primi del ‘900 avevano causato decine di morti e ingenti danni economici. Vennero piantati inizialmente pini, cipressi, lecci e roverelle, mentre in tempi più recenti sono stati aggiunti olmi, frassini ed eucalipti. Appena fuori Foggia, si estende per 1.000 ettari il Bosco dell’Incoronata, da cui prende il nome l’omonimo Parco regionale, uno splendido bosco di roverelle secolari che è l’ultima testimonianza degli antichi boschi planiziali che ricoprivano il Tavoliere prima delle bonifiche.
Serve una strategia sia per la riforestazione del Salento e delle altre aree fragili della regione, ma anche per difendere foreste e macchia per cui occorre creare le condizioni – rileva Coldiretti Puglia – affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli, i veri custodi dell’ambiente, in una situazione in cui due boschi su tre sono di proprietà privata.
Il lavoro di gestione sostenibile e pulizia dei boschi – sottolinea la Coldiretti – è determinante per l’ambiente e la sicurezza della popolazione in particolare sul fronte della tenuta idrogeologica considerato che in Puglia 9 comuni su 10 (89%) sono a rischio per frane, smottamenti o alluvioni. Ma agricoltori e dei boscaioli sono anche importanti sentinelle contro gli incendi che devastano ogni anno centinaia di ettari di foreste con danni incalcolabili dal punto di vista ambientale ed economico per riparare i quali – sottolinea la Coldiretti – ci vogliono almeno 15 anni.
Nel 2023 sono arrivati dall’estero – spiega Coldiretti – 11,3 miliardi di chili di legname, tanto che ormai la maggior parte dei mobili venduti in Italia è fatta con assi straniere senza che il consumatore lo sappia. In un anno le importazioni sono costate al sistema italiano del legno – evidenzia Coldiretti – quasi 5,8 miliardi di euro, secondo dati Istat.
Per difendere l’economia del Paese e garantire ai consumatori la possibilità di una scelta consapevole anche sull’arredo che si mettono in casa – sottolineano Coldiretti e Federforeste – è necessario arrivare, come avviene con le etichette d’origine per il cibo che mettiamo nel piatto, a una carta d’identità del legno che permetta al consumatore di essere informato sulla provenienza ma anche sulla sostenibilità del legname impiegato per i mobili o per il riscaldamento perché dietro a ogni tavola utilizzata – concludono Coldiretti e Federforeste – vive un mondo fatto di territori e persone con un’intera filiera composta da agricoltori boscaioli, segherie, trasportatori, industrie e artigiani.
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