Dopo tre mesi dalla semina nell'orto della scuola di piante di cime di rape, ravanelli, ceci e lenticchie, proprio qualche settimana fa, i bambini - guidati dall'esperienza del collaboratore scolastico Albertino Serinelli - hanno trasferito le piantine germogliate su uno spazio di terreno più ampio precedentemente arato grazie anche alla collaborazione dei genitori.
I piccolo agricoltori seguiranno quindi l'evolversi della crescita da vicino e cureranno personalmente l’orto per toccare con mano e tradurre fisicamente ciò che solitamente si trovano a studiare nei libri.
“Catturare l’attenzione dei bambini è importante; ed ancor più lo è riuscire a mantenerla. L’apprendimento nozionistico è fine a se stesso e col tempo svanisce. Sicuramente, invece, un riscontro fattuale ed una esperienza diretta che si traduce in una percezione sensoriale, restano più impresse nel bagaglio culturale del bambino, senza contare poi l’importanza della componente umana che li abitua alla cooperazione, alla cura e li rende responsabili di un progetto che viene affidato letteralmente alle loro mani” – questo il commento dell’insegnante Lucia Maria De Silla, pioniera in questo tipo di iniziative.
Sempre nell’ambito del programma di scienze, infatti, in occasione dello studio degli animali, la maestra ancora una volta ha integrato la teoria con l’esperienza diretta chiedendo ai genitori di portare a scuola gli animali domestici che avevano in casa: cani, un gatto, una tartaruga d'acqua, un criceto, un coniglio e due pesci rossi sono stati, così, oggetto di osservazione, studio e coccole da parte dei bambini, che sono stati invitati e spronati a riflettere sull’importanza del rispetto e dell'amore verso gli animali, di questi tempi per nulla scontati.
“Il contatto con la natura e con gli animali è fondamentale nella formazione di questi piccoli uomini e donne che sono i nostri bambini – ha continuato l’insegnante De Silla - non solo ai fini didattici ma proprio dal punto di vista umano. In un mondo in cui la tecnologia prende il sopravvento e già a tre o quattro anni tutti sanno usare un ipad o il cellulare, noi puntiamo su un ritorno alle origini per apprezzare il quotidiano e distinguere la vita reale dalla realtà virtuale”.
Chissà che il progetto non si espanda e sia d’esempio anche per altre realtà scolastiche in una dimensione più ampia magari a livello comunale o addirittura provinciale. I nostri complimenti a questi piccoli uomini ed alla maestra-pioniera! Chi semina… raccoglie!